Maternità - Ultimi articoli inseriti https://suivet.it/maternita.aspx http://www.rssboard.org/rss-specification mojoPortal Blog Module it-IT 120 no Una corretta distribuzione degli ordini di parto (Dott.ssa Lucia Tagliaferri)

L’importanza del ruolo di una mandria di scrofe ben distribuita nei vari ordini di parto è un concetto abbastanza chiaro ad ogni tecnico che si rispetti. Questo parametro si è dimostrato essere indispensabile per una corretta gestione produttiva dell’azienda.

Sebbene questo concetto sia piuttosto conosciuto troppo spesso non viene correttamente rispettato. Per descrivere meglio la situazione, partiamo da un confronto tra come dovrebbero essere distribuiti gli ordini di parto in maniera ottimale (grafico a sinistra) e un’azienda A (650 scrofe), la cui mandria segue un andamento caratteristico definito “distribuzione degli ordini di parto con le corna”.  Questo deriva dalla presenza di molte scrofe vecchie tenute in azienda per raggiungere il teorico di coperture, necessarie in assenza di un’adeguata rimonta (ridotta o sospesa per motivi economici, sanitari, etc.), a cui segue un’imponente introduzione di scrofette con conseguente aumento di parti di 1° ordine (grafico a destra).  

Quello che salta subito all’occhio, come differenza fra i due grafici, è la grave carenza di parti di 3°, 4° e 5° ordine, di circa un 15% in meno (freccia rossa) e poiché questi tre ordini di parto vengono considerati i più produttivi, la loro carenza è sicuramente un fattore zootecnicamente penalizzante.Ma addentriamoci ancor più nel discorso numerico, valutando i parametri di quest’altra azienda B (420 scrofe) riportata in tabella, la quale conferma i dati bibliografici sopra accennati.

La maggiore mortalità in lattazione oltre il 6° parto deriva sia da un inevitabile incremento dei nati morti (per motivi fisiologici), sia da un aumento delle perdite durante la lattazione dovute principalmente alla variazione della taglia dei singoli suinetti alla nascita e all’incremento delle “disparità” fra i soggetti della stessa covata con la formazione di scarti. Quest’ultimo dato è una diretta conseguenza di varie problematiche fisiche della madre soprattutto legate al progressivo mal funzionamento della mammella, ossia con il passare dei parti la “macchina scrofa” tende inevitabilmente a deteriorarsi e con essa tutte le prestazioni zootecniche collegate.

Relativamente alla percentuale di rimonta/riforma, vale la pena sottolineare che un 35-40% è tenuto come dato nella norma e generalmente, quando supera questi valori, viene considerato non corretto. Tuttavia, nell’esperienza di campo, riteniamo possa essere considerata accettabile anche quando è superiore al 50%, purché derivi da una scelta volontaria.

In ogni caso ci piace pensare che sia il ritmo programmato di introduzione delle scrofette a dettare i tempi di riforma delle scrofe più anziane e non viceversa. In particolare se vogliamo mantenere inalterato il numero totale di scrofe che costituiscono la mandria, è necessario programmare una riforma abbastanza rigida oltre il 7° parto. È perciò fondamentale cercare di non “risparmiare” su un frangente così importante come la rimonta perché rappresenta il vero futuro produttivo (e perciò economico) dell’azienda; per non parlare poi dei vantaggi sanitari di un branco ben distribuito, ma questa è un’altra storia...

Articolo scritto in collaborazione con il Dott. Claudio Mazzoni


Dott.ssa Lucia Tagliaferri
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https://suivet.it/una-corretta-distribuzione-degli-ordini-di-parto-1.aspx tagliaferri@suivet.it (Dott.ssa Lucia Tagliaferri) https://suivet.it/una-corretta-distribuzione-degli-ordini-di-parto-1.aspx https://suivet.it/una-corretta-distribuzione-degli-ordini-di-parto-1.aspx Thu, 07 Dec 2017 17:01:00 GMT
Studio sulle dinamiche uterine Sarà certamente capitato anche a voi di chiedervi perché, durante il parto, le scrofe anziane (oltre il 6° parto) e a volte le scrofette, evidenzino una maggiore incidenza di natimorti. Su questo argomento, ci potrebbe venire in aiuto, uno studio del dott. Olmos-Hernandez et al., pubblicato sugli atti del 19° IPVS di Copenaghen 2006 (a pagina 502) che, sebbene ormai piuttosto datato, affronta le dinamiche uterine in maniera alquanto interessante, relazionandole alla frequenza cardiaca fetale, all’integrità del cordone ombelicale ed al grado di imbrattamento da meconio della cute del neonato (stress fetale).

Nello studio sono state incluse 20 scrofe per ciascun ordine di parto, dal 1° al 6° e come indicatori dell’attività uterina sono stati monitorati il numero delle contrazioni durante l’espulsione fetale (frequenza), l’intensità (in mm di Hg) e la durata (in secondi) delle contrazioni stesse. Per lo stress fetale invece, è stata valutata la riduzione della frequenza cardiaca dei suinetti (ben il 5,23% presentavano una severa bradicardia alla nascita) e sono stati poi classificati come vivi o morti ed imbrattati o meno di meconio. Quest’ultimo parametro è piuttosto interessante perché un suinetto che all’espulsione dal canale del parto evidenzi, a livello di cute, la presenza di abbondante materiale giallo verdastro (meconio) e sangue può far presumere uno stato di sofferenza, infatti potrebbe essere rimasto più tempo nel canale del parto o aver transitato lentamente e questo spesso è sufficiente per determinarne la morte. Possiamo perciò dire che maggiore è l’imbrattamento da meconio, maggiore sarà stata la permanenza nel canale del parto e maggiori quindi saranno state le probabilità di una sofferenza (cardiaca o respiratoria) in grado di indurre anche la morte del feto.

Le scrofe di primo e secondo parto, hanno un numero di contrazioni (frequenza) decisamente superiore rispetto agli altri ordini di parto, mentre solo le scrofe di primo parto hanno un’intensità di contrazione più alta delle altre scrofe poiché il canale del parto si presenta più stretto e difficile da attraversare. Viceversa, è la durata delle contrazioni a risultare decisamente più elevata nelle scrofe di sesto parto rispetto agli altri ordini di parto. Questi dati sono stati messi in relazione alla sofferenza fetale e in particolare le scrofette hanno evidenziato un certo incremento delle aderenze o schiacciamenti del cordone ombelicale ma i nati morti erano solo leggermente imbrattati di meconio. Per le scrofe più anziane invece il 100% dei nati morti presentava un imbrattamento da meconio a diverso grado, ma comunque sempre presente. Le conclusioni degli autori sottolineano che l’incremento, anche se non significativo, della natimortalità e della presenza di suinetti nati con un imbrattamento da meconio, anche se minimo, delle scrofette rispetto agli altri ordini di parto, siano imputabili sì all’aumento della frequenza delle contrazioni, ma che la durata della contrazione sia la vera chiave per determinare lo stress fetale. In effetti l’intensità da sola non sembrerebbe in grado di determinare questo problema, ma se abbinata all’allungamento delle contrazioni permette di evidenziare, a livello fetale, segni di grave sofferenza che giustifica anche il maggior numero di natimorti imbrattati delle scrofe anziane.

Per concludere possiamo dire che:

  1. Avere una mandria ben distribuita in relazione agli ordini di parto permette di ridurre al minimo le difficoltà e gli incidenti, per cui viene caldamente consigliato di stazionare dal 39 al 43% di parti fra il 3° ed il 5° ordine.
  2. La sincronizzazione seguita necessariamente dall’assistenza permettono di soccorrere gli eventuali suinetti in difficoltà e sofferenti.
  3. Dal programma di sincronizzazione ed assistenza, devono essere escluse le scrofette poiché hanno una dinamica di contrazione uterina che di base è già più intensa e frequente delle pluripare. Pertanto una sua ulteriore stimolazione potrebbe generare meccanismi di parto piuttosto imprevedibili e comunque mal tollerati dalla scrofetta stessa.

 

 

Articolo scritto in collaborazione con il Dott. Claudio Mazzoni


Dott.ssa Lucia Tagliaferri
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https://suivet.it/studio-sulle-dinamiche-uterine.aspx tagliaferri@suivet.it (Dott.ssa Lucia Tagliaferri) https://suivet.it/studio-sulle-dinamiche-uterine.aspx https://suivet.it/studio-sulle-dinamiche-uterine.aspx Fri, 27 Oct 2017 16:28:00 GMT
Cambio decubito con massaggio Fra i vari casi di parto distocico, ne abbiamo uno in particolare che, pur essendo piuttosto raro, viene corretto in modo molto efficiente da una semplice manovra fatta fare alla scrofa, cioè il suo cambio del decubito.
La problematica in questione, è evidenziata dall'operatore preposto all'assistenza, all'atto della esplorazione vaginale. Viene infatti segnalata la sensazione che la mano della palpazione trovi un restringimento dell'utero molto particolare, dovuto quasi ad una torsione dello stesso organo sul proprio asse maggiore. Una sorta di effetto a caramella che riduce notevolmente, ed a volte in maniera piuttosto importante, il lume dell'utero. Inoltre, nonostante il susseguirsi delle esplorazioni e delle estrazioni conseguenti, non sempre la situazione migliora, ed il parto richiede molta assistenza per salvare i suinetti dal soffocamento. Ecco che allora il fare alzare la scrofa, agevolandone il cambio del decubito laterale, si può rivelare una manovra semplice ed alquanto efficace.
Una volta alzata la scrofa, procedere con una manipolazione della mammella dal lato opposto in cui desideriamo che la scrofa si corichi (un esempio è fornito dal video di seguito). Il "massaggio" che ne deriva, deve essere gentile ed interessare tutti i quarti della mammella. Il principio ispiratore di questa manualità è quello su cui si basa in natura il massaggio della mammella operato dai suinetti stessi col muso ed è volto a determinare un aumento della secrezione di prolattina prima e di ossitocina dopo favorendo così la sintesi e l'eiezione del latte. Il conseguente risultato è che la ghiandola mammaria si riempie di latte che lascia alla scrofa quella sensazione di pesantezza dell'organo, tipica di tutti i mammiferi lattanti, che la induce al cercare di liberarsene attraverso la mungitura/suzione da parte dei suinetti. Da qui il rapido raggiungimento del decubito voluto. Praticamente sempre, dopo tale manualità, è possibile notare un netto miglioramento delle dinamiche e del timing del parto che, frequentemente, procede spedito.


Dott. Claudio Mazzoni
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https://suivet.it/cambio-decubito-con-massaggio.aspx mazzoni@suivet.it (Dott. Claudio Mazzoni) https://suivet.it/cambio-decubito-con-massaggio.aspx https://suivet.it/cambio-decubito-con-massaggio.aspx Mon, 28 Oct 2013 10:07:00 GMT
Il salvataggio dei neonati Durante una seduta di assistenza al parto, l’attività che maggiormente contribuisce a dare reddito all’impresa, è quella del salvataggio dei suinetti neonati dallo schiacciamento da parte della scrofa.
Per avere un’idea in numeri di ciò di cui stiamo parlando, basta seguire il seguente ragionamento: se diciamo che 100 è la mortalità dei suinetti dai nati vivi agli svezzati, 50 muoiono nei primi tre giorni (tavola 1). Inoltre i dati provenienti dalla Danimarca, oltre che l’esperienza personale, mettono in evidenza che tale parametro è tanto più vicino al parto, quanto più alta è la natalità. 
 Tavola 1: distribuzione della mortalità dei suinetti durante la lattazione, dai nati vivi agli svezzati

Possiamo parlare di una vera e propria strage delle prime 24/72 ore.

Ma non è finita qui! In effetti, se osserviamo la tavola 2, ci rendiamo perfettamente conto che la seconda causa di mortalità dei suinetti in sala parto, è proprio lo schiacciamento. Viene da sé che, tutte quelle attività manageriali messe in opera durante le prime 24/72 ore di vita, per salvare il maggior numero di suinetti, possono avere un grande effetto positivo sulla mortalità, riducendola in modo significativo.

 Tavola 2: distribuzione percentuale delle varie cause di mortalità dei suinetti, durante la lattazione

In effetti le difficoltà di deambulazione proprie del neonato abbinate alla notevole sproporzione rispetto alle dimensioni della madre, contribuiscono ad incrementare le probabilità che questo evento si verifichi. Il tutto deve inoltre essere contestualizzato in un ambiente che non è proprio il massimo tanto per la madre quanto per la prole. La struttura della gabbia parto, almeno per la pavimentazione, poco si presta a permettere facile presa degli unghielli e quindi favorisce lo scivolamento con una conseguente scarsa stabilità del soggetto, le conseguenze sono inevitabili…….
È a questo punto che si inserisce l’assistenza al parto! Anche se può risultare inutile sottolinearlo, qualora tale mansione venisse eseguita correttamente, lasciando quindi la manovalanza all’interno delle sale parto per tutta la durate dell’assistenza, i vantaggi sulla riduzione degli schiacciati potrebbero essere davvero ragguardevoli. Ne è una dimostrazione la tabella contenuta nella tavola 3. In effetti su 124 suinetti morti ben 90 lo sono stati per effetto di un trauma all’interno del gruppo di scrofe non indotto e non assistito, mentre solo 34 sono stati i morti del gruppo delle scrofe indotte ed assistite. Ora, lasciando stare il paragrafo dell’induzione che, a nostro avviso deve essere visto solo come uno strumento per permettere l’assistenza ad un maggior numero di scrofe possibili nell’orario di lavoro, quello che ci preme sottolineare è che la presenza dell’uomo, specie se preparato, permette il salvataggio di un elevato numero di suinetti.
Tavola 3: cause di mortalità dei suinetti nel periparto

Vi chiederete come è possibile che avvengano questi salvataggi...

Beh! La risposta è certamente agevolata dalla visione del video di seguito...concentrazione ed udito (anche non troppo fine) adeguatamente addestrato, requisiti questi che non possono mancare ad un tecnico specializzato della sala parto. In effetti il suinetto mentre viene schiacciato dalla scrofa, strilla! Ed anche forte……….


Dott. Claudio Mazzoni
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https://suivet.it/il-salvataggio-dei-neonati.aspx mazzoni@suivet.it (Dott. Claudio Mazzoni) https://suivet.it/il-salvataggio-dei-neonati.aspx https://suivet.it/il-salvataggio-dei-neonati.aspx Fri, 27 Sep 2013 14:28:00 GMT
Piccola distanza per noi, grande distanza per loro Durante l’attività di assistenza al parto, una delle attività che maggiormente contribuisce a dare soddisfazione all’operatore, oltre che a dare reddito all’impresa, è quella del salvataggio dei suinetti neonati. Alcuni studi, hanno messo in evidenza che l'involontaria scelta del suinetto su che lato della scrofa dirigersi subito dopo il parto può contribuire notevolmente alla sua sopravvivenza.
In effetti è ben noto lo sbalzo termico che deve sopportare il nascituro, fra l’interno dell’ambiente uterino e l’esterno, ovvero l’ambiente della sala parto. Ecco che allora se il suinetto si dirige subito verso la mammella, fonte di nutrimento e calore, può fare la differenza rispetto alla scelta opposta, ovvero dirigersi verso la schiena della madre, dove il raffreddamento è più veloce e probabile. I rischi di questa attività “migratoria” del neonato, sono ben rappresentati dalla grafica seguente (Tarocco 2004), dove si possono osservare le zone di maggior pericolo e quelle legate al percorso ideale che il suinetto dovrebbe compiere nelle prime ore di vita.

Infografica sui possibili percorsi del suinetto subito dopo la nascita e relativo pericolo di raffreddamento (Rif. Tarocco 2004)

In una normale giornata di assistenza al parto, è inoltre molto semplice trovare una situazione come quella descritta nella foto di seguito. Un suinetto, anche di bella taglia, si è spostato troppo verso un angolo della gabbia parto e pur trovandosi dal giusto lato della madre si è messo nella tipica posizione raggruppata sotto di sé, manifestando una evidente ricerca di calore.

Esempio di suinetto infreddolito

Quindi, ancora una volta, l’uomo può fare la differenza! Infatti la soluzione è molto semplice, bisogna trasferire il suinetto dal lato giusto della madre, o in una posizione meno rischiosa e termicamente più confortevole.

Ricordiamoci che se per noi questo trasferimento richiede davvero un piccolo sforzo, per il suinetto rappresenta una vera e propria migrazione. Particolarmente importante è, in questo caso, il notevole dispendio di energia che così non può essere destinata alla ricerca ed alla competizione per il colostro. Ecco il perché del “piccola distanza per noi grande distanza per loro”.
 


Dott. Claudio Mazzoni
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https://suivet.it/piccola-distanza-per-noi-grande-distanza-per-loro.aspx mazzoni@suivet.it (Dott. Claudio Mazzoni) https://suivet.it/piccola-distanza-per-noi-grande-distanza-per-loro.aspx https://suivet.it/piccola-distanza-per-noi-grande-distanza-per-loro.aspx Fri, 23 Aug 2013 16:16:00 GMT
Le fasi del parto Come per tutti i fenomeni naturali, i parti si susseguono ciclicamente, e sono caratterizzati da una gradualità e progressione di eventi, quindi è possibile riconoscere, anche con una certa precisione, l’approssimarsi del parto già dalle ultime settimane della gestazione. Per meglio comprenderne l’andamento, il parto viene diviso in tre fasi:
1. Fase preparatoria al parto
2. Fase dell’espulsione dei feti
3. Fase dell’espulsione delle membrane fetali.
Vediamole nei dettagli.   1-Fase preparatoria al parto:
Il periodo così definito di “pre-parto” incomincia dai 10 ai 14 giorni prima della data prevista dell’evento, con lo sviluppo della ghiandola mammaria e la tumefazione della vulva. Spesso è possibile osservare l’affioramento, sulla superficie cutanea della mammella, della caratteristica vena. Dai 3 ai 5 giorni antecedenti il parto può comparire una spontanea fuoriuscita di latte dai capezzoli che diventa sempre più copiosa,    raggiungendo le fattezze di veri e propri getti, attorno alle 8-24 ore che precedono il parto vero e proprio.Fra i segni ascritti all’avvicinarsi del parto, ricoprono certamente un ruolo importante la riduzione dell’appetito, l’agitazione ed il tentativo di preparare il nido. Quest’ultimo sintomo precede mediamente di circa 9 ore l’insorgenza delle doglie e, aspetto molto interessante, è innato quindi già presente nella scrofetta.   In effetti la costruzione del nido ha un ruolo tutt’altro che secondario, poiché è stata associata ad un controllo ormonale multiplo. In particolare vede coinvolta la prolattina durante la fase di inizio della preparazione dello stesso e l’ossitocina nella fase di cessazione di questa attività. In ogni caso coincide con l’incremento della contrattilità dell’utero, tipico delle ultime ore che precedono il parto.
Circa fra le 1-22 ore antecedenti al parto è inoltre possibile apprezzare un modesto scolo vulvare a carattere mucoso, striato di sangue nel 60% delle scrofe. Mentre in un 25% può essere presente anche il meconio, sottoforma di piccole palline scure che altro non sono che le prime feci espulse dal feto. In quest’ultimo caso è molto probabile che il parto sia già iniziato, anche in assenza di suinetti neonati. Da alcuni autori è considerato sintomo da valutare molto attentamente, poiché a volte associabile a parti distocici che richiedono pertanto un’esplorazione immediata per favorire la liberazione del canale del parto.
A circa 10 ore dal parto, anche se con notevole variabilità da soggetto a soggetto, si osserva un rialzo della temperatura di circa 0,5°C. Infine, 2 o 3 ore prima del parto, e successivamente in corrispondenza dell’espulsione dei suinetti, si osservano le caratteristiche contrazioni della coda e dell’addome. Quest’ultima, in prossimità del parto, si evidenzia con una cadenza di 15 minuti ed una durata di circa 10-15 secondi, per divenire più frequenti con l’avvicinarsi dell’espulsione del primo feto.
La prima fase viene considerata conclusa con l’apertura della cervice per permettere la successiva espulsione dei suinetti. 2-Fase dell’espulsione dei feti:
Questa fase è caratterizzata dallo sforzo profuso dalla scrofa durante l’espulsione di ciascun feto; tuttavia l’insorgenza del parto è preceduta da una sequenza di cambiamenti ormonali sia di origine materna che fetale. Questi hanno lo scopo di modificare l’equilibrio che si è instaurato e mantenuto durante la gravidanza (seguire tavola a fianco).
  Gli estrogeni (1a) sono fra i primi ad intervenire in questo delicato meccanismo. Questa categoria di ormoni di origine placentare prodotti dalla scrofa in crescendo (nelle ultime 2-4 settimane di gestazione) intervengono sulla muscolatura dell’utero, attraverso l’induzione della sintesi dei recettori per l’ossitocina, oltre a favorire lo sviluppo della mammella e dei meccanismi legati alla lattazione. Tuttavia è bene sottolineare che gli estrogeni da soli non sono in grado di innescare il parto. Perché questo abbia inizio, è necessario venga eliminato dal circolo il progesterone (P4) che, come noto, è l’ormone predisposto dalla natura per il mantenimento della gravidanza. Questo viene prodotto dal Corpo Luteo (CL) che si forma sull’ovaio poco dopo il concepimento e ricopre un ruolo essenziale per il corretto proseguo della gravidanza stessa, inclusa la soppressione dell’attività muscolare dell’utero. Nel suino il P4 è prodotto esclusivamente dal CL, viene da sé che questo debba necessariamente essere il primo bersaglio da eliminare per scatenare il parto. Infatti questo è proprio quello che accade. Vediamo in che modo.
Per l’induzione del parto il ruolo dei feti è essenziale. Quasi come se fossero stanchi, anzi “stressati”, di rimanere nell’utero che con il procedere del tempo diventa un ambiente troppo “stretto”, ecco che dai suinetti più sviluppati, meglio dire più maturi, scaturisce il segnale di via al parto.
Dall’ipofisi anteriore del feto inizia la produzione di ACTH (1b) che, raggiunte le ghiandole surrenali del suinetto stesso, induce la produzione dei corticosteroidi (2), cortisolo in particolare che per l'appunto è l’ormone anti-stress per eccellenza. Passando all’utero, il cortisolo induce la produzione delle prostaglandine (PGF2). Queste ultime (3), riversandosi nel circolo sanguigno della scrofa, raggiungono le ovaie, dove legandosi a propri specifici recettori esplicano una decisa azione luteolitica, oltre a stimolare moderatamente la motilità uterina. Il passaggio successivo (4) è una brusca caduta del P4 con conseguente inizio del parto.
Con la rottura del CL entrano in azione altri due ormoni di grande influenza sul parto: la relaxina (5) e l’ossitocina (6). La prima viene liberata a seguito della rottura del CL che la produce e la conserva a partire già dal 28° giorno di gestazione. La relaxina ha il non indifferente compito di dilatare la cervice e di allentare i legamenti pelvici per favorire la normale espulsione dei nascituri. All'azione di rimodellamento della cervice partecipano attivamente anche gli estrogeni poiché sensibilizzano la cervice stessa all’azione della relaxina. La seconda, secreta dalla neuroipofisi della scrofa, aumenta contemporaneamente al crollo del P4 e si innalza ulteriormente durante la fase di espulsione di ciascun feto. Questo fenomeno, definito riflesso del Ferguson, si verifica attraverso un meccanismo neuroendcrino a seguito della distensione della cervice al passare di ciascun feto. Inoltre l’ossitocina svolge un importantissimo ruolo sulla muscolatura dell’utero, inducendone la contrazione, oltre che sulla ghiandola mammaria, favorendo la contrazione delle cellule a canestro mioepiteliali che circondano l’alveolo mammario causandone in definitiva la spremitura.
Dunque sono i feti ad innescare e coordinare il parto; trovo interessante osservare che il messaggio ormonale inviato alla madre e responsabile dell’innesco del parto sia dose dipendente. Perché questo si realizzi è necessario che vi siano un sufficiente numero di feti maturi all’interno dell’utero. Già! perché non tutti i suinetti della covata maturano contemporaneamente, infatti è stato dimostrato che alla fine della gestazione è la minoranza dei feti più maturi ad innescare il parto, decretando così la nascita dell’intera covata. 3-Fase dell’espulsione delle membrane fetali:
Questa è la fase conclusiva del parto e si contraddistingue per l’espulsione della membrana fetale (placenta fetale o seconda), e del suo contenuto. Solitamente compare fra 1 e 4 ore dalla fuoriuscita dell’ultimo suinetto, anche se non è così infrequente che ne possa nascere ancora uno, vivo o morto, in un secondo momento. Il secondamento dovrebbe comunque completarsi entro le 12 ore dall’espulsione dell’ultimo suinetto. In questa fase la scrofa si presenta tranquilla, coricata su un fianco ed emette un caratteristico quanto ritmico grugnito di richiamo per suoi suinetti. Dall’esperienza di campo saper valutare correttamente questo quadro può voler dire chiudere il parto prima della sua reale fine. Nei 3-5 giorni successivi all’espulsione della placenta, spesso è presente uno scolo vulvare trasparente e di lieve entità, che a volte può diventare più denso. Tuttavia se la temperatura rettale, la mammella e l’ingestione di alimento dell’animale sono nella norma, si tratta di un processo trascurabile in quanto tipico del post-parto.
Dott. Claudio Mazzoni
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https://suivet.it/le-fasi-del-parto.aspx mazzoni@suivet.it (Dott. Claudio Mazzoni) https://suivet.it/le-fasi-del-parto.aspx https://suivet.it/le-fasi-del-parto.aspx Fri, 30 Sep 2011 06:00:00 GMT
Mungere la scrofa
La mungitura della scrofa
Nell’allevamento suino moderno, c’è sempre meno tempo per i dettagli. Tuttavia la mungitura del colostro della scrofa e la successiva somministrazione ai neonati, soprattutto ai più piccoli, può risolvere diversi problemi.
Per la raccolta di questo preziosissimo elemento è bene preferire le scrofe più adulte (dal 3°parto in avanti) sia per una migliore qualità del colostro, ma anche per una maggiore semplicità di raccolta
essendo la ghiandola mammaria generalmente più voluminosa.
Per quanto riguarda il contenitore, preferiamo i bicchierini per la raccolta delle urine dell’uomo che, al di là del fatto che siano sterili, hanno dimensioni ed imboccatura con caratteristiche veramente idonee per i nostri scopi. La mungitura è bene effettuarla su scrofe al momento del parto.
Dato che rimane comunque una pratica piuttosto laboriosa, riteniamo che non si debba svolgere durante la giornata dell’assistenza ai parti sincronizzati, ma sarebbe meglio farla sui parti che la precedono o la seguono. In effetti il colostro così raccolto e stoccato in recipienti da 500 ml (es. bottigliette d’acqua di plastica) può essere refrigerato per 1-2 giorni, od addirittura congelato per 1-2 mesi, per poi essere utilizzato al bisogno.

 


Dott. Claudio Mazzoni
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