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Micotossine: normativa, campionamento ed analisi

(Dott. Andrea Codato e Dott.ssa Giulia Buratti )

La presenza di micotossine negli alimenti e nei mangimi può avere effetti nocivi sulla salute umana e animale che vanno dai semplici disturbi gastrointestinali sino a problemi renali, immunodeficienza e cancro. Per tutelare la salute dei consumatori e degli animali, l’Unione Europea ha emanato una serie di Regolamenti, stabilendo le concentrazioni massime di micotossine ammesse in alimenti e mangimi. I livelli riportati nei regolamenti si basano sui pareri scientifici pubblicati dall’Autorità Europea per la Salute Alimentare (EFSA), che valuta l'esposizione umana e animale utilizzando i dati delle attività di monitoraggio svolte negli Stati membri dell'UE.

In Europa esistono due leggi caposaldo che disciplinano i livelli massimi di micotossine in alimenti e prodotti destinati all’alimentazione animale:

  • Il Regolamento (UE) 2023/915 della Commissione relativo ai tenori massimi di alcuni contaminanti negli alimenti che abroga il Regolamento (CE) n. 1881/2006 e regolamenta le principali micotossine conosciute (aflatossine, ocratossina A, patulina, deossinivalenolo, zearalenone, fumonisine, citrinina, sclerozi e alcaloidi della Claviceps spp.)
  • La Direttiva 2002/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 maggio 2002, relativa alle sostanze indesiderabili nell'alimentazione degli animali - Pubblicata nel n. L 140 del 30 maggio: per prodotti destinati all’alimentazione animale.

Come riportato nella tabella 1, la Direttiva 2002/32/CE fissa i tenori massimi solo per aflatossina B1 e segale cornuta.

Sostanza indesiderabile Prodotti destinati all'alimentazione degli animali Contenuto massimo in mg/kg (ppm) di mangime con un tasso di umidità del 12%
1. Aflatossina B1 Materie prime per mangimi 0.02
Mangimi complementari e composti 0.01
ad eccezione di:   
Mangimi composti per bovini da latte e vitelli, ovini da latte e Agnelli, caprini da latte e capretti, suinetti e pollame giovane 0.005
Mangimi composti per bovini (eccetto bovini da latte e vitelli), ovini (eccetto ovini da latte e Agnelli), caprini (eccetto caprini da latte e capretti, suini (eccetto suinetti), e pollame (eccetto pollame giovane) 0.02
2. Segale cornuta (Claviceps purpurea) Tutte le materie prime per mangimi composti contenenti cereali non macinati  1 000

Tabella 1 – Concentrazione massima di aflatossina B1 e Segale cornuta, Direttiva 2002/32/CE

Per tutte le altre micotossine che possono comunque avere gravi effetti sulla salute animale non troviamo veri e propri limiti di legge, ma linee guida, come la Raccomandazione della Commissione, del 17 agosto 2006, sulla presenza di deossinivalenolo, zearalenone, ocratossina A, tossine T-2 e HT-2 e fumonisine in prodotti destinati all’alimentazione degli animali: materie prime, mangimi complementari e completi.

Tuttavia, va sottolineato che in allevamento sono sufficienti livelli di contaminazione inferiori a quelli riportati in Regolamenti e Raccomandazioni, o inferiori ai livelli massimi ritenuti pericolosi negli studi scientifici, per riscontrare effetti negativi sugli animali. La motivazione risiede nel fatto che, oltre a fattori legati alla gestione e all’individuo (quali specie, sesso, età) che possono rendere un soggetto più o meno sensibile agli effetti delle micotossine, i fenomeni di co-contaminazione di materie prime e mangimi sono comuni. Secondo indagini svolte da DSM-Firmenich sulla prevalenza delle micotossine nell’anno corrente (da gennaio a settembre 2025), infatti, l’82% dei campioni analizzati risulta contaminato da più di una micotossina contemporaneamente. La presenza simultanea di più micotossine causa effetti additivi o sinergici che aumentano l’effetto finale della singola micotossina sull’animale.

Di seguito, nella tabella 2, riportiamo i diversi livelli di rischio per le principali categorie di animali che possiamo comunemente trovare in un allevamento suinicolo, calcolati su esperienze pratiche mondiali e studi scientifici:

Tabella 2 – Livelli di rischio delle micotossine nei suini (ppm = mg/kg) – Inês Rodrigues; Maximilian Schuh (2013) Mycotoxins in Swine Production
Tabella 2 – Livelli di rischio delle micotossine nei suini (ppm = mg/kg) – Inês Rodrigues; Maximilian Schuh (2013) Mycotoxins in Swine Production

Le micotossine non sono regolamentate solo in Europa, anche altri Paesi si sono impegnati a fissare limiti di legge per queste sostanze indesiderate. Per avere un quadro d’insieme più preciso, nel 2003 l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) ha pubblicato il “Worldwide regulations for mycotoxins in food and feed in 2003”, una raccolta di informazioni sulla legislazione mondiale sulle micotossine.

Parlando di regolamenti, è altrettanto importante citare il Regolamento (CE) 401/2006 della Commissione del 23 febbraio 2006, che riporta i metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale di micotossine nei prodotti alimentari, che da informazioni su come svolgere un corretto campionamento e la successiva analisi in laboratorio, e la norma EN ISO 6497:2005: “Animal Feeding Stuffs – Sampling”, che riporta informazioni anche sul campionamento di foraggi ed insilati. Entrambi possono essere una buona guida anche per controlli svolti al di fuori dei controlli ufficiali, in quanto l’attendibilità dei livelli di micotossine misurati nel mangime o nelle materie prime è fortemente influenzata dalla raccolta di campioni rappresentativi.

Il campionamento è, infatti, la principale fonte di errore nell'analisi delle micotossine.

La distribuzione delle micotossine è molto variabile in funzione del tipo di matrice da campionare: le matrici liquide sono considerate omogenee; mangimi e farine in polvere sono abbastanza omogenei ma il campione raccolto deve essere rappresentativo dell’intera massa; matrici come semi, granelle, fieni e insilati sono disomogenei e la distribuzione delle micotossine nella massa da campionare è casuale e prende il nome di distribuzione “a macchia di leopardo” (vedi figura 1). Inoltre, cereali ed insilati sono spesso stoccati in cumuli di grosse dimensioni ed il campionamento rappresentativo di grossi lotti risulta spesso complesso e costoso.

Figura 1 – Distribuzione delle micotossine in una trincea di insilato
Figura 1 – Distribuzione delle micotossine in una trincea di insilato

I passaggi principali per un corretto campionamento sono:

1.      Dividere la massa in subunità e raccogliere un numero corretto di campioni incrementali, di dimensioni adeguate rispetto alla partita da campionare: numero e peso dei campioni incrementali variano in base alla tipologia di materia prima da campionare e alle dimensioni del lotto di partenza.

2.      Miscelare insieme i campioni incrementali per creare il campione aggregato, anche detto campione globale, solitamente non è mai inferiore a 1 kg.

3.      Raccogliere da parti diverse del campione aggregato per formare il campione di laboratorio.

 

Le micotossine sono testate in materie prime e mangimi finiti per prevenire le perdite economiche legate all’esposizione degli animali a queste tossine. La scelta del metodo di analisi più adatto dipende da diversi fattori, tra cui le esigenze di sensibilità, selettività e costo. 

Tra le diverse metodiche analitiche esistono tecniche immunochimiche (Saggio immunocromatografico a flusso laterale “Lateral flow” e saggio immunoenzimatico in piastra “ELISA”) e tecniche strumentali (Cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) accoppiata a diversi metodi di rilevazione, tra cui gli ultravioletti (UV), la fluorescenza (FLD), Cromatografia liquida combinata alla spettrometria di massa (LC-MS), e la gascromatografia (GC) combinata alla spettrometria di massa (GC-MS)). 

Le prime sono analisi più semplici, veloci ed economiche, utilizzate come analisi di screening su un gran numero di campioni che possono fornire un risultato di presenza/assenza della micotossina o indicazioni semi-quantitative del livello di concentrazione. 

In presenza di campioni sospetti, con una contaminazione che si avvicina ai limiti di legge però, è consigliabile condurre prove di conferma attraverso le tecniche strumentali. Inoltre, è bene tenere presente che tra le tecniche strumentali, le tecniche cromatografiche (in particolare la tecnica LC-MS/MS) assicurano alta sensibilità ed affidabilità nel rilevare simultaneamente un gran numero di micotossine, tra cui anche le micotossine mascherate che non riescono ad essere identificate dai metodi immunochimici.

 
Bibliografia e sitografia

Inês Rodrigues; Maximilian Schuh (2013) Mycotoxins in Swine Production.  ISBN-13: 9781899043415

Janik E, Niemcewicz M, Podogrocki M, Ceremuga M, Gorniak L, Stela M, Bijak M. (2021) The Existing Methods and Novel Approaches in Mycotoxins' Detection. Molecules. 

Mycotoxin Survey

Micotossine | EFSA