(dott.ssa Giulia Catellani)
I minerali sono tra i fattori nutrizionali meno considerati nel mondo della nutrizione suina, da sempre inseriti nelle formule calcolandoli in base ai Kg dei mangimi e non sul peso dell’animale, senza considerare il momento produttivo in cui l’animale si trovasse (scrofa in gestazione oppure in lattazione) o l’ordine di parto.
In particolar modo si stima che circa il 50% delle scrofe abbia carenze di Ferro (e pertanto carenze di emoglobina), con un’alta prevalenza di anemia in scrofe più anziane o durante il periodo di lattazione. La domanda successiva è stata quindi chiedersi se tale condizione potesse influenzare la presenza di Ferro nei suinetti e se fosse dovuta ad un aumento della richiesta di tale sostanza e ad una carenza progressiva nel tempo.
McClellan et al. (2024) sono stati i primi a esplorare questo argomento, monitorando i livelli di emoglobina (HbC) in scrofe al primo, secondo e terzo parto, in diversi momenti: al 30°, 60°, 90° e 112° giorno di gestazione, al 2° e 16° giorno di lattazione e al 5° giorno post-svezzamento. Inoltre, sono stati raccolti campioni anche dai suinetti, a 18 ore dalla nascita e al sedicesimo giorno di vita, dopo aver ricevuto un’iniezione di ferro intramuscolare, al corretto dosaggio da foglietto illustrativo, al terzo giorno di vita. Lo studio si è esteso su tre cicli riproduttivi completi e ha coinvolto un totale di 23 scrofe: 12 femmine monitorate durante il primo, secondo e terzo parto, 7 femmine seguite durante il primo e secondo parto, e 4 femmine monitorate durante il secondo e terzo parto.
Tali animali sono stati classificati come anemici (HbC < 10 g/dL) o non anemici (HbC ≥ 10 g/dL) ad ogni prelievo.
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30gg gest. |
60gg gest. |
90gg gest. |
112gg gest. |
2gg latt. |
16 gg latt. |
5 gg svezz. |
Scrofe 1° parto |
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++ |
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+ |
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A |
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Scrofe 2° parto |
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+ |
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A |
A |
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Scrofe 3° parto |
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A |
A |
A |
Tabella 1, riassunto dei livelli di emoglobina delle scrofe nei diversi timepoint nel lavoro di McClellan et al., 2024. “+” con 10 g/dL< HbC ≥ 11 g/dL; “++” con HbC ≥ 11 g/dL; “A” HbC < 10 g/dL, in corso di anemia.
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18 h di vita |
16gg di vita |
Suinetti da 1° parto |
A |
+ |
Suinetti da 2° parto |
A |
+ |
Suinetti da 13° parto |
+ |
+ |
Tabella 2, riassunto dei livelli di emoglobina dei suinetti nei diversi timepoint nel lavoro di McClellan et al., 2024. “+” con 10 g/dL< HbC ≥ 11 g/dL; “++” con HbC ≥ 11 g/dL; “A” HbC < 10 g/dL, in corso di anemia.
Le percentuali di anemia rilevata grazie a questo, risultano essere molto variabili andando da un 26% di scrofe al primo parto con anemia al 112 giorno di gestazione al 94% di scrofe del secondo parto durante i primi giorni di lattazione, ma dimostrano come essa sia sempre presente; la percentuale media di anemia lungo tutto il ciclo produttivo in scrofe primipare è del 24%, in secondipare è del 37% e in terzipare del 47,3%. I suinetti invece presentano anemia appena nati con una media del 46% circa, sebbene i figli di scrofe del terzo parto abbiano un valore medio di emoglobina al di sopra del numero considerato patologico.
Come avviene anche in umana, alcuni punti persi di emoglobina sono considerati accettati durante la fase di tarda gestazione e lattazione, considerando il grosso cambiamento che avviene all’interno del circolo sanguigno: la maggior parte dei nutrienti si destina ai feti in crescita e si riadatta la circolazione per la sintesi e la produzione di colostro e successivamente di latte. La differenza con la donna è che una scrofa vive la maggior parte della sua vita in una di queste due fasi, permanendo quindi in una condizione di continua e costante diminuzione di emoglobina. Tale contesto giustificherebbe la presenza tanto diffusa di anemia. Sarebbe tuttavia importante cercare di distinguere un fisiologico abbassamento di globuli rossi, da un’anemia da successiva carenza di ferro.
Le scrofe con un numero maggiore di parti presentano un'incidenza più elevata di anemia, suggerendo che i bassi livelli di emoglobina corpuscolare media (HbC) durante la tarda gestazione e la lattazione siano difficilmente recuperabili tra un ciclo riproduttivo e l’altro. Questo fenomeno potrebbe essere attribuito all’elevata richiesta di ferro, necessaria per sostenere la produzione di globuli rossi. Si ipotizza, quindi, che l’aumento dell’ordine di parto sia direttamente correlato a una maggiore predisposizione all’anemia. A ogni parto, infatti, la perdita di sangue e il consumo di globuli rossi, aggravati sia dalla struttura della placenta . epitelio-coriale che dall’elevata richiesta di ossigeno per permettere la sopravvivenza dei feti, determinano un fabbisogno di ferro post-partum che non viene completamente compensato dalla nuova eritropoiesi. Di conseguenza, prima che l’animale riesca a ripristinare adeguatamente le riserve ematiche, affronta un’ulteriore gravidanza, aggravando progressivamente il deficit; una scrofa quindi che entra in sala parto con livelli già ridotti di emoglobina è destinata a subire un ulteriore peggioramento del quadro anemico durante le fasi successive.
Si potrebbe quindi ipotizzare che la carenza di ferro nelle scrofe potrebbe essere dovuta ad un'inadeguata formulazione della dieta. Tuttavia, è stato osservato che la quantità di ferro presente nei mangimi è già sovradosata rispetto ai livelli considerati necessari in letteratura; inoltre, la supplementazione orale di ferro nella scrofa non ha determinato variazioni significative nei parametri ematologici, suggerendo che i bassi livelli di emoglobina siano riconducibili a disfunzioni metaboliche piuttosto che a una ridotta assunzione alimentare di ferro. Per valutare correttamente l'assorbimento di questo elemento dal mangime, sarebbe fondamentale considerare non solo tutti i componenti della dieta che potrebbero influenzarne la biodisponibilità ma anche valutare un'analisi più approfondita dello stato fisiologico della scrofa, includendo parametri come la ferritina sierica, la saturazione della transferrina, la capacità totale di legame del ferro e il profilo ematologico completo che potrebbe fornire informazioni cruciali sul metabolismo del ferro e sul reale fabbisogno di questo elemento. Un'indagine di questo tipo potrebbe offrire nuove conoscenze utili a ottimizzare le strategie di integrazione.
È importante notare che questo studio non ha considerato il ruolo delle fitasi, enzimi presenti nei mangimi in grado di liberare fosfati da complessi minerali, incluso il ferro, con un potenziale aumento del suo assorbimento dai cereali fino al 42%.
Anche la somministrazione di ferro per via intramuscolare durante la gestazione non ha prodotto effetti significativi sui valori di HbC nella scrofa, come dimostrano ulteriori studi. È possibile però che il dosaggio utilizzato sia stato insufficiente; infatti, un'integrazione proporzionale al fabbisogno teorico (calcolato sulla base delle esigenze del suinetto e adattato al peso della scrofa) risulterebbe impraticabile sia in termini di somministrazione quotidiana che di sostenibilità economica.
Per quanto riguarda i suinetti, la relazione tra i loro livelli di emoglobina e quelli materni suggerisce una possibile influenza diretta della madre. A differenza delle primipare e secondipare, i suinetti nati da madri con un ordine di parto più elevato presentano una minore incidenza di anemia, ipotizzando un maggiore trasferimento di ferro dalla madre al feto durante la gestazione .
Sebbene, in prossimità dello svezzamento, i livelli di emoglobina nei suinetti risultino sufficienti per non renderli classificabili come anemici, questi valori erano comunque prossimi alla soglia patologica. Ciò risulta inaspettato, considerando che i suinetti ricevono un'iniezione di ferro nei primi tre giorni di vita[CM6] ; altre ricerche, precedenti a questa, avevano suggerito come la classica supplementazione neonatale di ferro potrebbe non garantire una copertura sufficiente per l'intera durata della lattazione e altri autori hanno sperimentato una seconda iniezione di ferro dai 3 ai 5 giorni prima dello svezzamento, ottenendo però in ogni caso risultati contrastanti, a conferma della variabilità dell’assorbimento e della sua dipendenza da molteplici fattori.
In conclusione, l’anemia nelle scrofe, sempre sottovalutata, sembra essere il risultato di un progressivo squilibrio metabolico alquanto comune. L’incapacità di ripristinare adeguatamente i livelli ematici di ferro tra un parto e l’altro, unita alla sua continua richiesta durante la gestazione e la lattazione, portano a un deterioramento dello stato fisiologico dell’animale. Le strategie di integrazione attualmente adottate non sembrano risolvere il problema in modo efficace, probabilmente a causa di meccanismi di assorbimento e utilizzo del ferro ancora non completamente compresi. Anche lo stato ematologico dei suinetti appare influenzato da quello materno, suggerendo un passaggio di ferro dalla madre ai feti con l’aumentare dell’ordine di parto. Tuttavia, i livelli di emoglobina in prossimità dello svezzamento indicano che l’integrazione neonatale classica potrebbe non essere sufficiente per garantire un adeguato apporto di ferro durante tutta la lattazione. Pertanto, sapendo che tale problematica è altamente diffusa, ma non sapendo ancora quanto tali carenze possano inficiare sulla produttività della sala parto e sulla salute dei suinetti, saranno necessari ulteriori studi futuri che si concentrino su una valutazione più approfondita del metabolismo del ferro nelle scrofe e nei suinetti, al fine di ottimizzare le strategie nutrizionali e migliorare il benessere e le performance degli animali.