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Andando nel concreto, quindi, sia negli allevamenti, sia nelle scorte zooiatriche, si producono rifiuti sanitari. Basti pensare ai flaconi di farmaci generici che rimangono aperti oltre la scadenza o, se indicato sul AIC, più di 28 gg, contenenti un residuo di farmaco.

Oramai, infatti la maggior parte dei medicinali riporta nella confezione e nel foglietto illustrativo la seguente prescrizione: 'Periodo di validità dopo prima apertura del confezionamento primario: 28 giorni'. Purtroppo in molti casi, vista la tipologia di confezioni in commercio, è frequente riscontrare la presenza di rimanenze di medicinali aperti da oltre 28 gg, specie per alcuni medicinali di uso meno frequente o in realtà medio piccole con ridotta frequenza nel ricorso ai trattamenti farmacologici. Il motivo di tale limite dei 28 giorni, sta nelle prove di stabilità addotte dalla casa produttrice all’atto della richiesta di AIC, che attestano appunto la stabilità del farmaco per 28 gg dopo il primo utilizzo del flacone multi dose. Per lo stesso motivo le aziende che non hanno provveduto a portare tali prove di stabilità vedono comparire sul foglietto illustrativo addirittura la dicitura “da consumarsi interamente all’atto dell’apertura del flacone”. E’ evidente che questo pone un problema all’utilizzatore finale proprietario di animale o veterinario che sia, soprattutto per alcuni medicinali la cui tracciabilità è assoluta e lo smaltimento indaginoso (es. stupefacenti). Ma è anche evidente che quando si tratta di un antibiotico questo smaltimento pone anche problemi di tutela ambientale in merito all’antibiotico resistenza e flaconi più piccoli sarebbero più in sintonia con la soluzione del problema. Tuttavia è da rilevare che spesso in un calcolo costo/dose in relazione alla dimensione del flacone, non sempre è a favore di quello ridotto. Per tale motivo, se è vero che, come già avvenuto da tempo nel campo dei medicinali ad uso umano, l’abolizione dei flaconi multi dose eviterebbe sprechi e rischi di vario genere, garantendo i livelli qualitativi a cui la medicina moderna dovrebbe tendere, tuttavia il passaggio alle fiale monodose rischia di costituire un ulteriore aggravio del costo dei medicinali, ove già adesso la situazione non è certo ideale per il consumatore finale. A questo proposito si riporta la raccomandazione del piano francese "Plan national de réduction des risques d’antibiorésistance en médecine vétérinaire". In particolare la Misura n°30: adattare le confezioni per permettere un utilizzo ottimale. Il prezzo per unità è spesso meno caro per i medicinali veterinari venduti in grandi confezioni rispetto a quelli venduti in piccole confezioni. Ora, la presentazione dei medicinali in grandi confezioni può incitare ad utilizzare la totalità del prodotto al di fuori di ogni prescrizione correttamente redatta. I laboratori farmaceutici veterinari saranno incentivati ad impegnarsi per la stesura di una carta etica in previsione di una politica di sviluppo di confezionamenti più adatti alle quantità fornite, permettendo un utilizzo ottimale strettamente necessario al trattamento, e di politica tariffaria che non penalizzi le confezioni ridotte.

La richiesta in tal senso per l’Italia si trova anche sul documento FNOVI "Una nuova gestione del farmaco cambierà la professione".

Come detto nel precedente intervento, la classificazione dei rifiuti spetta a chi li produce (allevatore, medico veterinario), così come, di conseguenza, la successiva gestione corretta degli stessi. Ogni produttore di rifiuti, quindi, deve avere un contratto con una ditta autorizzata e, per le quantità medie prodotte da un allevamento, o in una scorta zooiatrica, smaltire almeno una volta all’anno, se la quantità è inferiore a 30 metri cubi di cui non più di 10 metri cubi di rifiuti pericolosi e ad eccezione dei rifiuti infettivi che devono essere conferiti entro 30 giorni dalla chiusura del contenitore, ridotti a 5 giorni al raggiungimento del volume di 200 litri. Per quanto riguarda i materiali coinvolti nella somministrazione dei medicinali veterinari (Es.: guanti monouso, camici monouso, mascherine, calzari, rifiuti taglienti quali aghi siringhe e bisturi) questi possono essere classificati coi codici cod. CER 180202* (rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo), oppure, qualora non abbiano caratteristiche di pericolo, con cod. CER 180203 (rifiuti sanitari non pericolosi). Quando il medicinale veterinario diventa rifiuto può essere classificato coi codici CER 180207* medicinali pericolosi (chemioterapici e antineoplastici) o 180208 medicinali non pericolosi (tutti gli altri). Tali rifiuti devono, quindi, essere conferiti al gestore privato per lo smaltimento a spese del produttore del rifiuto. All'atto del conferimento il produttore del rifiuto redigerà il formulario di identificazione nel quale tuttavia non é previsto il dettaglio dei rifiuti conferiti.

Adottando le debite precauzioni, comunque, il conferimento potrà essere effettuato negli stessi contenitori utilizzati per i rifiuti sanitari infettivi, unitamente a questi ultimi. In questo caso dovrà essere apposta sul contenitore la dicitura “contiene medicinali scaduti” nonché, in caso di medicinali pericolosi, le caratteristiche di pericolo del rifiuto.

Va chiarito che il conferimento dei farmaci scaduti negli appositi contenitori generalmente predisposti presso le farmacie potrà essere effettuato solo nel caso in cui il regolamento comunale preveda tale fattispecie di smaltimento, come possibilità per le attività veterinarie.

Da ultimo vorrei ricordare che il produttore di rifiuti sanitari (allevatore o Medico veterinario), qualora non gestisca correttamente tali rifiuti, può andare incontro a conseguenze pesanti sia di natura amministrativa (sanzioni), sia di natura penale.

Tale aspetto, richiedendo una trattazione articolata, necessita di essere affrontato in un prossimo ulteriore intervento.