(dott. Daniele Favaro)
L’aggressività nei suini è un comportamento intrinseco, radicato nella necessità di stabilire gerarchie sociali. Questo fenomeno, pur naturale, ha impatti significativi sul benessere degli animali e sulle performance produttive degli allevamenti. Comprendere i fattori che scatenano questo comportamento e adottare misure efficaci per ridurne gli effetti è essenziale per migliorare la gestione degli allevamenti, garantendo al contempo standard etici più elevati.
I suini sviluppano gerarchie lineari stabili, basate sull'età e sulle dimensioni degli individui, utili a stabilire un ordine di accesso alle risorse quando queste sono limitate. Tali gerarchie si stabiliscono principalmente durante il “rimescolamento” di individui sconosciuti, un evento che richiede all’incirca uno o due giorni per consolidarsi. Durante questa fase, l’aggressività emerge come un mezzo per definire il rapporto dominante-subordinato.
I combattimenti che si verificano in questi contesti non solo implicano un consumo di energia da parte degli animali, ma ne aumentano significativamente il livello di stress, con conseguenze che spaziano da un calo della capacità immunitaria a una maggiore suscettibilità alle malattie, in particolare quelle gastrointestinali (se parliamo di suinetti svezzati). Inoltre, le lesioni fisiche derivanti dai conflitti, come escoriazioni o ferite profonde, possono evolversi in problematiche gravi, talvolta fatali, se non curate adeguatamente. Alcuni studi evidenziano che, ad esempio nelle scrofe in gestazione, le aggressioni possono causare aborti, soprattutto durante il primo mese di gravidanza.
Il grado con cui si manifesta l’aggressività varia in base a fattori individuali intrinseci. Alcuni individui sono predisposti all’aggressività per caratteristiche genetiche. Geni come NR3C1 e AVPR1B sono associati a questo comportamento. I giovani suini, più curiosi ma con scarsa capacità di autocontrollo, mostrano un’aggressività maggiore. Il peso corporeo, invece, influisce sulla percezione delle probabilità di successo nei combattimenti: gli individui più pesanti tendono a dominare, mentre le competizioni tra suini di peso simile sono più intense. I maschi, a causa degli ormoni sessuali, risultano generalmente più aggressivi rispetto alle femmine, soprattutto durante la maturità sessuale.
La memoria sociale dei suini consente loro di riconoscersi anche dopo lunghi periodi di separazione, riducendo il numero di conflitti nei gruppi stabili. Tuttavia, eventi di rimescolamento, come il trasferimento tra allevamenti o lo svezzamento, interrompono l’equilibrio gerarchico, generando nuove aggressioni.
Un intervento utile per ridurre tali episodi è la socializzazione precoce dei suinetti durante l’allattamento. Questo metodo, che prevede l’interazione tra nidiate diverse nelle prime due settimane di vita, migliora le capacità sociali e diminuisce i conflitti successivi, ad esempio durante lo svezzamento. Tuttavia, lo spostamento dei suinetti tra le nidiate deve avvenire con accuratezza e rispettando elevati standard igienici per evitare la diffusione di patogeni.
La competizione per risorse limitate è una scintilla pronta ad accendersi: cibo, acqua e persino un angolo tranquillo per riposare possono trasformarsi nei motivi principali di scontro. Un’elevata densità di animali negli allevamenti aumenta le interazioni sociali, portando a un incremento dei conflitti. Studi dimostrano che dimezzare la densità di allevamento può ridurre gli episodi aggressivi di oltre due terzi.
La lunghezza del trogolo deve essere sufficiente a garantire spazio per l’alimentazione simultanea di ogni animale, evitando così, per quanto possibile, i conflitti. Le stazioni di alimentazione elettronica si sono rivelate particolarmente utili per questo scopo, sebbene il loro costo sia elevato.
Gli arricchimenti ambientali offrono una valida strategia per mitigare l’aggressività, soprattutto nei periodi critici come il rimescolamento o lo svezzamento. Offrire materiali come la paglia fresca stimola i suini, soddisfa il loro innato bisogno di esplorare e li distrae da comportamenti conflittuali. Parallelamente, il design dei recinti con barriere e nascondigli permette ai suini subordinati di sfuggire agli attacchi, migliorando il benessere generale.
Un ulteriore supporto deriva dall’utilizzo dei feromoni di appagamento materno (PAP). Questi composti, somministrati tramite spray o diffusori, aiutano a gestire lo stress. Un recente studio ha dimostrato risultati significativi nell’utilizzo dei feromoni anche in sistemi di gestazione dinamici, caratterizzati dall’ingresso settimanale di nuove scrofe nei gruppi, provocando continui rimescolamenti gerarchici e un conseguente aumento dell’aggressività.
Per concludere, l'aggressività nei suini è un fenomeno complesso che richiede un approccio integrato per essere gestito efficacemente. Interventi mirati, come la socializzazione precoce, l’ottimizzazione dello spazio e l’utilizzo di arricchimenti ambientali, risultano fondamentali. Investire in una gestione più attenta delle dinamiche sociali non è dunque solo una questione di benessere animale: è una scelta che migliora la sostenibilità e l'efficienza degli allevamenti, aprendo la strada a un futuro più etico. [1–6]
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