(Dott. Giusy Romano)
Oggigiorno, uno degli argomenti maggiormente posto sotto ai riflettori è l’utilizzo più o meno consapevole del farmaco, a causa del recente sviluppo di antibiotico-resistenze. Sono tante le norme che regolano l’utilizzo degli antibiotici e l’introduzione della ricetta elettronica rappresenta l’ultimo strumento ideato dalle autorità competenti per un controllo più efficace del rispetto delle normative.
Ma se esistessero delle alternative agli antibiotici? Alternative che siano realmente efficaci e non ideate al solo scopo di accontentare un mercato che richiede, quasi esige, l’esistenza di una scelta diversa dall’antibiotico, sperando forse in un effetto placebo. Il problema, però, è che se l’effetto placebo funziona nell’uomo, in quanto in grado di condividere la propria sensazione di sollievo psicologico, anche se non fisico, nell’animale, qualunque esso sia, questo effetto viene meno. Se un sostituto all’antibiotico non funziona, allora l’animale non mostrerà miglioramento alcuno, né fisico né psichico.
Sembra quasi come un cane che si morde la coda… La legge mira a ridurre l’utilizzo dell’antibiotico per ovviare al problema dell’antibiotico-resistenza, quindi il mercato mette in commercio prodotti naturali che dovrebbero avere proprietà terapeutiche, prodotti che però non si dimostrano avere la stessa efficacia degli antibiotici che sostituiscono. Questo porta ad uno stato di sfiducia nel cliente, veterinario o allevatore che sia, che quindi non sarà più incentivato all’acquisto di prodotti alternativi agli antibiotici.
Tutto ciò fa pensare, quindi, che i prodotti naturali non abbiano tutte queste proprietà farmacologiche e terapeutiche tanto decantate… Deduzione in realtà più che ERRATA!!
Infatti, il 78% dei farmaci presenti all’interno del prontuario farmaceutico sono molecole estratte da piante officinali, ovvero vegetali che contengono, in uno o più dei loro organi (fiori, frutti, semi, foglie, gemme, radici, tuberi), sostanze utilizzate a scopo terapeutico o preventivo. La pratica terapeutica che si basa sull’utilizzo delle piante officinali e dei suoi estratti prende il nome di fitoterapia, pratica di cui il dottor Maurizio Scozzoli è un esperto. Egli definisce infatti la fitoterapia come un nuovo strumento terapeutico, che si basa sull’utilizzo di sostanze naturali ma con attività farmacologica.
Ma, allora, come mai i prodotti naturali presenti sul mercato non si dimostrano efficaci? Il dottor Scozzoli* dà una risposta a questo dilemma: il problema risiede nel fatto che vengono messe in commercio solo molecole sintetiche e non l’intero fitocomplesso, ovvero l’insieme delle molecole di una pianta che globalmente conferiscono alla stessa le sue specifiche proprietà terapeutiche. Le molecole prese singolarmente possono rivelarsi meno efficaci o con effetti diversi da quelli della pianta nel suo complesso. Nelle immagini 1 e 2 sono riportati due esempi di fitocomplessi, in particolare due oli essenziali, ovvero prodotti ottenuti da piante officinali aromatiche. Nelle due immagini viene mostrata la composizione molecolare dell’olio essenziale di Limone (immagine 1) e dell’Origano di Spagna (immagine 2) ed è possibile vedere che sono presenti dei picchi più alti e più bassi, che rappresentano la quantità di molecole presenti: più è alto il picco maggiore sarà la percentuale di quella molecola nel fitocomplesso.
Immagine 1: analisi della composizione dell’olio essenziale (fitocomplesso) di Limone; immagine tratta dalla presentazione del dottor Scozzoli.
Immagine 2: analisi della composizione dell’olio essenziale (fitocomplesso) dell’Origano di Spagna; immagine tratta dalla presentazione del dottor Scozzoli.
Succede, quindi, che, in commercio, vengono messe solo le molecole presenti in maggior quantità, come il Limonene, il Carvacrolo o il Timolo, e non l’intero fitocomplesso, ma ciò determina una minore, o nulla, efficacia della molecola di sintesi creata. Il motivo per cui sul mercato si trovano solo le singole molecole e non il fitocomplesso? Ovviamente, e purtroppo, per ragioni economiche.
Una prova sperimentale, eseguita nel 2001(**), ha valutato gli effetti di una miscela di Passiflora, Valeriana e Escolzia (piante officinali che agiscono a livello centrale con effetto calmante) sul benessere dei suini, andando a valutare il cortisolo prima e dopo un evento stressante (svezzamento e messa a terra), mettendo a confronto un gruppo non trattato e un gruppo trattato con la miscela 3 giorni prima e 4 giorni dopo l’evento stressante. I risultati ottenuti hanno dimostrato una netta riduzione del cortisolo nel gruppo trattato, indice di un maggior benessere degli animali.
Insomma…. Non si deve avere sfiducia nella fitoterapia e negli oli essenziali, poiché più e più volte è stata dimostrata la loro efficacia terapeutica, anche scientificamente. Ma è bene diffidare delle imitazioni e ricercare i fitocomplessi piuttosto che le singole molecole di sintesi derivanti da essi.
(*) Medico Veterinario libero professionista di Forlì, specializzato in fitoterapia clinica. Nell'ambito del piano di formazione continua che Suivet organizza per i propri collaboratori, ha recentemente tenuto un seminario sull'argomento nella sede della scuola Suivet Training a Campagnola Emilia.
(**) Molteni L., Cavallone E., Succi G. “Effetti di un mangime complementare contenente estratti vegetali (Passiflora, Valeriana, Escolzia) sul benessere del suino. Università di Milano, facoltà di Agraria.