È ormai consolidato da tempo che il peso alla nascita sia un fattore di fondamentale importanza in grado di condizionare molti aspetti della vita presente e futura del suinetto. Ad esempio le aspettative di sopravvivenza di un suinetto sottopeso non sono certamente paragonabili a quelle di un “fiorone”. Anche il peso allo svezzamento ne risulta fortemente influenzato, sia perché un suinetto più robusto è in grado di sopportare meglio gli stress zootecnici e le infezioni che dovrà fronteggiare sino dall’inizio della sua carriera e sia perché, sarà molto più probabile per lui raggiungere il peso di macellazione prima del suinetto più leggero. Queste considerazioni non sono da ascrivere tanto al minore accrescimento medio giornaliero (AMG) dei soggetti più leggeri, che anzi alla luce delle ultime ricerche sembra essere decisamente confrontabile con quello dei suinetti più pesanti, quanto proprio ad una semplice questione matematica. Infatti, a parità di numero sarà altamente probabile che suinetti di 1.2kg alla nascita si presentino allo svezzamento con un peso inferiore rispetto ad altri suinetti cha alla nascita li superavano di 0.5kg.
Per quanto riguarda la conversione, viene in genere considerato mediamente efficiente quando 4,5g di latte sono convertiti in 1g di peso vivo. Alla luce di questa osservazione, un suinetto svezzato a 21 giorni d’età e del peso di 6.5kg, dovrebbe aver ingerito circa 30 litri di latte. Niente male no!
Anche il numero dei nati influenza il peso alla nascita, in conseguenza di ciò i suinetti provenienti da covate numerose presenteranno un peso allo svezzamento inferiore rispetto a quelli delle covate con un minor numero di suinetti. Questa situazione deriva sia dal minor peso medio alla nascita per le covate più numerose, ma anche per una possibile difficoltà della scrofa a sostenere contemporaneamente i fabbisogni di tanti suinetti. La produzione di latte da parte della scrofa dovrebbe essere sufficiente, indipendentemente dal numero di suinetti presenti (8-11), a soddisfare tutti i fabbisogni degli stessi fino al 7°-10° giorno dal parto, dato che in questa fase il quantitativo di latte prodotto dalla scrofa continua a crescere e supera il fabbisogno dei suinetti (grafico 1). Con il passare dei giorni, all’aumentare del loro peso, il latte prodotto non è più sufficiente allo scopo, o almeno non lo è più per tutti.
Grafico 1: Rapporto fra la produzione totale giornaliera di latte ed accrescimento del singolo suinetto in una covata con 10 suinetti durante la lattazione (in Klopfenstein C. et al., 1999 modificato)
Quindi, durante la lattazione, si susseguono eventi importanti che è bene ricordare con attenzione per evitare di confonderli con false problematiche sanitarie in grado di spostare la decisone verso scelte errate. Infatti il latte della scrofa incrementa con le dimensioni della covata, mentre la disponibilità di latte per ciascun suinetto comincia a ridursi a causa del loro inevitabile accrescimento. Questo non significa necessariamente che la produzione di latte della scrofa sia inadeguata per i suinetti, anche di covate numerose, dato che verosimilmente presenteranno un peso alla nascita minore e quindi minori fabbisogni, ma semplicemente che quando la scrofa avrà raggiunto il proprio plateau di produzione giornaliera, non riuscirà più a soddisfare tutte le richieste crescenti della covata in accrescimento, specie se numerosa. Ecco che allora non sarà così improbabile a circa 10-14 giorni di lattazione vedere una bella covata con anche 11 suinetti, di cui però uno si presenta in evidente ritardo di crescita, senza manifestare, chiaramente, alcuna sintomatologia clinica riferibile a problematiche sanitarie (diarrea, zoppia ecc.).
Per fronteggiare le insidie della vita, il suinetto non deve solo avere un buon peso alla nascita (minimo 1.2kg), ma deve anche ricevere un giusto apporto di colostro prima e di latte poi. Questi sono fondamentali nutrienti in grado di apportare: proteine ad elevato valore biologico, necessarie per la crescita, energia per il mantenimento della temperatura corporea e, cosa fondamentale, immunoglobuline (anticorpi) per la protezione dalle patologie. Sappiamo infatti che il tipo di plancentazione della scrofa (epiteliocoriale) non permette il passaggio degli anticorpi, dalla madre al feto, durante la gravidanza. Quindi tutta la trasmissione relativa alla protezione anticorpale madre-suinetto è affidata esclusivamente al colostro. La sua produzione, peraltro, è limitata alle prime 18-24 ore successive al parto, la qual cosa costringe il suinetto ad assumerne il maggior quantitativo nel minor tempo possibile, per garantirsi così una protezione adeguata e duratura. Inoltre durante le prime ore di vita l’intestino del neonato presenta una elevata permeabilità alle proteine ad elevato peso molecolare, come appunto le immunoglobuline, che tenderà velocemente a ridursi nel corso delle ore successive al parto. È stato poi osservato che la cessazione di questa permeabilità intestinale al passaggio delle immunoglobuline, è dipendente dalla quantità di colostro ingerito, piuttosto che dal tempo intercorso dal momento del parto e si ritiene che 6 poppate di colostro siano sufficienti a fornire un’adeguata protezione immunitaria per il suinetto (Klopfenstein C. et al., 1999).
In conseguenza del fatto che nei suinetti morti in sala parto siano stati ritrovati bassi livelli di immunoglobuline, alcuni autori suggeriscono che il loro inadeguato assorbimento durante la fase colostrale, sia la maggiore causa di mortalità per i suinetti in sala parto.
Quindi il colostro subito e sempre!
Sempre in relazione alle difese immunitarie, non dobbiamo dimenticare anche l’importante ruolo svolto dal latte nella trasmissione di un particolare tipo di immunità, detta di mucosa, in grado di ergersi come una barriera a livello intestinale per impedire l’aggressione, od il passaggio, dei più diversi microbi. È presente durante tutta la lattazione e deve essere considerato un fattore limitante per gli svezzamenti precocissimi (a 14 giorni), di cui è necessario tenere conto in ottica di prevenzione, al fine di evitare spiacevoli conseguenze nel post svezzamento.