L’età allo svezzamento deve essere sempre considerata con grande attenzione in funzione delle strategie aziendali sia che si parli di cicli chiusi che di venditori di lattoni. Effettivamente il passaggio da una lattazione a 3 ad una a 4 settimane determina un maggior peso dei suinetti allo svezzamento, stimato fra 1,5 e 2,5 kg/capo in più, che si riflette in migliori performances produttive e sanitarie nella fase di post-svezzamento oltre a consentire l’impiego di mangimi meno costosi nella fase di avvio. Tuttavia l’allungamento della lattazione determina un allungamento dell’interparto con conseguente riduzione del numero dei parti/scrofa/anno e quindi meno svezzati/anno. Oggi però vorrei fornirvi alcuni spunti volti ad eliminare quel malsano pessimismo che vuole lo svezzamento a 28 giorni meno “efficiente” dello svezzamento a 21 da un punto di vista zootecnico.

Per fare questo mi sono avvalso del contributo di alcuni calcoli elaborati in collaborazione con il Dott. Tonon Francesco, che ringrazio sin d’ora della sempre disponibile collaborazione.

Per poter meglio sviluppare il ragionamento è bene confrontare l’interparto teorico che le scrofe affrontano a seconda che allattino per 21 o 28 giorni. Partiamo quindi dall’intervallo svezzamento calore di 5 giorni, vi aggiungiamo la gestazione di 114 giorni e infine sommiamo la lattazione di 21 o 28 giorni per l'appunto. L’interparto teorico finale risulta di 140 giorni nel primo e 147 giorni nel secondo caso. Questi 7 giorni di differenza, che in un primo momento possono sembrare poca cosa, si rivelano più importanti nel momento in cui si proceda al calcolo dei parti scrofa anno, ovvero 365:140 o 147. Nel primo caso avremo 2.60 mentre nel secondo 2.48. A questo punto la differenza si rende più palpabile e, moltiplicando tale valore per il numero di svezzati per parto, avremo la reale percezione della distanza esistente fra i due sistemi. Indichiamo in 11 i suinetti svezzati per parto. Allora dai calcoli finora svolti, avremo, che svezzando a 21 giorni, la produzione di suinetti svezzati per scrofa per anno sarà di 28.6 (2.60X11), mentre nel caso della lattazione a 28 giorni ne produrremo 27.3 (2.48X1). Così facendo la differenza di 1.3 suinetti risulta certamente molto importante e tendere ad aumentare all’aumentare degli svezzati per parto.

Questi sono i calcoli teorici su cui si basa la gran parte della teoria di chi sostiene il vantaggio di una lattazione a 21 rispetto ai 28 giorni. Sotto il profilo matematico la teoria non fa una piega, ma è veramente così? O meglio non è che per caso da questo calcolo sfuggono delle variabili legate alla fisiologia dell’animale e che sarebbe bene considerare? In effetti alcuni autorevoli fisiologi della riproduzione hanno sottolineato che una lattazione di 28 giorni permette una migliore preparazione dell’apparato genitale della scrofa alla gestazione successiva, più di quanto non accada con una lattazione di 21 giorni, tanto da permettere un sensibile aumento della natalità al parto successivo. È stato addirittura stimato che per ogni giorno di lattazione sotto i 28, ci sia un calo della natalità totale di 0.1 suinetti al parto seguente. Quindi chi svezza a 21 produrrebbe circa 0.7 suinetti nati vivi per parto di chi svezza a 28... però!

Per valutare la veridicità o meno di queste conclusioni, c’è chi si è preso la briga di indagare sui numeri di alcune realtà italiane. Precisamente sono state messe a confronto le natalità (totali e vivi) di 12 aziende, rappresentative di 10.000 scrofe. I risultati sono riportati nel grafico 1 dove si evince facilmente che in quelle aziende abituate a svezzare a 28 giorni, la natalità totale è di 0,53 suinetti per parto in più rispetto alle aziende in cui lo svezzamento è a 21 giorni (12.60 contro 12.05). Chiaramente anche i nati vivi risentono di questo miglioramento, sono infatti 0.53 in più (11.84 contro 11.31).

A questo punto possiamo aggiornare i nostri calcoli alla luce dei nuovi dati forniti. Per dare più veridicità al nostro esempio, introduciamo però la variabilità “mortalità in lattazione” da sottrarre, anche se in maniera empirica, ai nati vivi. Stimiamola, per semplicità, attorno al 10%, anche se molte sarebbero le variabili da considerare, tuttavia, solo ai fini dell’esempio, vediamo cosa succede.

Con una lattazione di 21 giorni abbiamo visto che in teoria potrebbero esserci 2.60 parti per scrofa per anno, moltiplicando tale valore per gli svezzati per parto del nostro esempio, 10.17 (11.31-10%), otteniamo 26.44 svezzati per scrofa per anno. Mentre nel caso della lattazione a 28 giorni, avremo 2.48 parti per scrofa per anno per 10.65 (11.84-10%) avremo 26.41 svezzati per scrofa per anno. Sviluppandosi così le cose, la differenza fra i due sistemi diventa veramente irrisoria e comunque certamente non paragonabile a quella vista senza tenere in conto della fisiologia della scrofa.

Mi preme inoltre far notare che il Decreto Legislativo n. 53 del 20 febbraio 2004, che stabilisce le “norme minime per la protezione dei suini", rende obbligatorio lo svezzamento dei suinetti di 28 giorni di vita, ma vorrei anche sottolineare che alla luce di quello che abbiamo sinora detto, la cosa non dovrebbe rappresentare un problema anzi……. ma si sa, tutto quello che è obbligatorio ci infastidisce per principio.


Tonon et al., SIPAS 2005