Negli ultimi decenni si è assistito al cambiamento della sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti dei prodotti per l’alimentazione umana e degli animali allevati a tale scopo. Il cambiamento ha influito sulle scelte del consumatore ed inevitabilmente ha determinato anche la necessità dei produttori di adattarsi alle nuove richieste. È divenuto fondamentale infatti poter garantire prodotti di elevati standard qualitativi ottenuti da animali tutelati durante la loro carriera e allevati nel rispetto di norme minime per il loro benessere.

La spinta maggiore in questo senso proviene dai Paesi del Nord Europa, con un crescente interesse per le condizioni di allevamento degli animali soprattutto nelle realtà intensive ed una conseguente legislazione comunitaria alla quale l’Italia si è dovuta adeguare (Tab. 1).

Tab. 1 –Legislazione comunitaria e relativi Decreti Legislativi italiani che stabiliscono le norme minime per la protezione dei suini
Direttiva Europea Attuazione in Italia
91/630/CE D. Lgs. 30 dicembre 1992 n°534
2001/93/CE
2001/88/CE
D. Lgs. 20 febbraio 2004 n°53
2008/120/CE D. Lgs. 7 luglio 2011 n°122

Tali Direttive hanno lo scopo di fornire parametri oggettivi e precisi sia per quanto riguarda le condizioni generali delle aziende sia per le singole categorie di suini, e sono state redatte sulla base di report scientifici forniti dalla Commissione EFSA (European Food Safety Authority).
Le restrizioni introdotte spaziano in numerosi aspetti dell’allevamento intensivo, di cui i principali temi sono:

  • Superfici libere a disposizione di ciascun suino. Sono differenziate a seconda del peso vivo dell’animale e della sua attività produttiva, distinguendo scrofe e scrofette dalle altre categorie di suini;
  • Pavimentazioni. Vengono fornite indicazioni precise sul rapporto tra grigliato e fondo pieno, sottolineando per ciascuna categoria di suini l’ampiezza massima delle aperture e dei travetti nel caso di grigliato;
  • Allevamento in gruppo. Il mantenimento delle scrofe e delle scrofette in gruppi è regolamentato sia per quanto riguarda il periodo riproduttivo che per le dimensioni del box;
  • Materiale manipolabile. Viene rimarcata l’importanza degli arricchimenti ambientali, con indicazioni anche sui materiali maggiormente indicati per l’attività di esplorazione e manipolazione del suino;
  • Mutilazioni. Tutte le operazioni effettuate per scopi diversi da quelli terapeutici, diagnostici o per l'identificazione dei suini e che possono provocare un danno o la perdita di una parte sensibile del corpo vengono vietate, con relative eccezioni. In questo paragrafo rientra dunque la regolamentazione del taglio della coda, della riduzione degli incisivi e della castrazione.

Malgrado l’attualità dell’argomento benessere animale e gli sforzi sul territorio italiano per uniformarsi agli elevati standard del Nord Europa, la realtà zootecnica nostrana pone problematiche elevate per la tipologia del suo allevamento e per l’unicità delle sue produzioni. Tuttavia questa difficoltà non dovrebbe rappresentare un pretesto per non applicare quanto viene richiesto dalla legislazione, bensì uno spunto per valorizzare la produzione italiana proprio alla luce della sua unicità e renderla più competitiva anche fuori dai confini del Belpaese.

 

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Il benessere del suino: novità legislative