La lattazione è una sorta di resa dei conti (leggi anche la Parte 1). Qui la natura delle tre scrofe emerge prepotentemente, le carenze vanno compensate e le devianze corrette. Ecco perché occorrono mangimi lattazione così diversificati in sostanze azotate. Lo si è già visto: uno scarto del 35% fra quello ad altissima densità riservato alla leggera americana e quello ben più modesto destinato alla pesante danese (2,96 e 2,20 grammi di lisina digeribile per Mcal di EM, rispettivamente). In ogni caso il conto torna: la dieta deve sopperire al bisogno di lattazione e pure allo stato delle riserve corporee. Dunque, un lavoro tosto per allevatori e nutrizionisti d’indole yankee. Ma a ben guardare, anche in Europa i grattacapi non mancano: diversi quanto si vuole, ma sempre causa d’insuccessi.
La scrofa intermedia, quella più simile all’antenata del secolo scorso, è senz’altro di conduzione più agevole, ma anche lei pretende attenzioni particolari. L’esame delle raccomandazioni nutrizionali, per esempio, non può far a meno di evidenziare l’alto rapporto lisina/energia, pari a 2,75 (g/Mcal di EM). Quindi appena un po’ più basso di quello preteso dalla leggera USA, ma molto più alto di quello raccomandato per la pesante danese (vedi tabella). Il mangime dovrà dunque prevedere un titolo in lisina totale non inferiore a 1,05% (dato riscontrabile commercialmente nelle dichiarazioni di cartellino). Vale a dire un apporto piuttosto robusto per questo animale tradizionale, di buona taglia (sviluppo apparati digerente e respiratorio) e non certo privo di riserve. Il perché, probabilmente, lo si deve a due fatti, dipendenti entrambi dalla peculiare condizione corporea. Primo: la scrofa intermedia privilegia le riserve di grasso su quelle muscolari e dunque la proteina bisogna assicurarla con l’alimento. Secondo: una scrofa tendenzialmente grassa penalizza l’ingestione, almeno nei primi 10 giorni di lattazione e perciò l’assunzione di sostanze azotate dovrà essere compensata dalla maggiore concentrazione dietetica.
Fabbisogni energetici e in lisina delle tre scrofe
Nutrienti |
La leggera USA nella UE
2012 |
L’intermedia olandese,
2011 |
La pesante danese,
2013 |
Raccomandazioni delle case di selezione |
EM, kcal/kg |
3230 |
3235 |
3175 |
Lisina dig., g/kg |
9,60 |
8,90 |
7,00 |
Lys dig., g/Mcal EM |
2,97 |
2,75 |
2,20 |
Apporti in lisina totale stimati (digeribile = 85% della totale) |
Lisina totale, g/kg |
11,30 |
10,50 |
8,20 |
Ingestione giornaliera idonea a garantire un apporto di 55 grammi di lisina digeribile |
Mangime/giorno, kg |
5,72 |
6,17 |
7,85 |
Per la scrofa pesante danese invece sembra tutto semplice, ma non è proprio così. Per quanto le riserve siano ridondanti, la sana conduzione pretenderebbe la loro tutela. Infatti, lo stato catabolico accentuato nuocerebbe comunque alle prestazioni riproduttive. Orbene, le riserve ci sono, ma come possiamo salvaguardarle con un mangime allo 0,82% di lisina totale, ovvero lo 0,7% di lisina digeribile? La scrofa allattante di fatto, a dispetto di nazionalità e residenza, necessita sempre di 55 grammi (minimo!) di lisina digeribile al giorno (vedi tabella). E allora? Allora la scrofa pesante danese sopperisce alla modesta concentrazione della dieta con una capacità d’ingestione formidabile. Gli 8, ma anche i 10 kg di mangime giornalieri sono quantitativi alla portata di questo animale pesante, di taglia grande e d’appetito impressionante. E ciò spiega ampiamente la sobrietà delle raccomandazioni nutritive danesi.
Ma per la pesante c’è dell’altro e proprio a causa del suo appetito. Quall’appetito infatti, diventa voracità e la voracità è la prima causa di morte improvvisa per torsione intestinale, o HBS (Hemorrhagic Bowel Syndrome). Una sindrome ben nota nei suini all’ingrasso, ma praticamente sconosciuta nelle altre scrofe (escludendo i rari casi durante le estati torride per consumi d’acqua spropositati). Il dato nazionale danese di mortalità delle scrofe oscilla invece fra il 14 e il 16%, un’enormità se comparato al 7% dei grandi allevamenti USA e al 4-5% di quelli virtuosi in qualsiasi paese a vocazione suinicola. Certo, nel dato danese sono comprese anche le eutanasie per lesioni podali e ulcere alla spalla (a casa nostra sarebbero riforme), ma si tratta di un 3-4%. Resta sempre un’incidenza doppia e quello scarto lo si deve quasi totalmente alla mortalità improvvisa. E qui s’impongono i distinguo tanto per il nutrizionista, quanto per l’allevatore. Il primo eviterà l’impiego di materie prime fermentescibili (melasso, biscotti) e di tamponi, mentre valuterà l’uso di un acidificante a prevalente azione gastrica. Il secondo invece assicurerà l’ingestione più regolare possibile distribuendo l’alimento a volontà, oppure frazionando la razione in 3-4 pasti giornalieri (almeno dal 7-8° giorno di lattazione, ovvero dal momento in cui l’ingestione diventa imponente). A conti fatti, quel risparmio di 25 euro sulla concentrazione nutritiva del mangime (differenza stimata fra 2,96 e 2,20 grammi di lisina digeribile per Mcal di EM) lo reinvestiamo nella prevenzione delle morti improvvise. Infine, trattando la materia sanitaria e volendo far la punta anche a un’altra matita, si potrebbe accennare ai problemi podali e articolari. A parità di tutte le altre innumerevoli condizioni predisponenti è logico supporre che un peso corporeo superiore solleciti maggiormente gli arti e indirettamente predisponga l’insorgenza di queste patologie. Anche qui si tratta di supposizioni e non di riscontri scientifici, ma sull’incidenza delle riforme per fatti podali è probabile che il divario fra leggere e pesanti aumenti proporzionalmente allo scarto di peso vivo.
Morale: chi sostiene che tutte le scrofe allattanti devono produrre latte, tanto latte e per produrre quel latte occorrano sempre gli stessi nutrienti, ha senz’altro ragione. Però sappiamo pure che ognuna delle tre scrofe denuncia limiti propri e pretende trattamenti esclusivi. E così anche i mangimi lattazione sono diventati tre: uno per la leggera, un altro per la pesante e un altro ancora per l’intermedia.
P.S. la saga delle tre scrofe finisce qui, ma di scrofe si parlerà ancora. E lo si farà perché finora si è discusso soltanto delle differenze e non delle consonanze; nel bene e nel male. Ma le preoccupazioni comuni sono tante: dai sottopeso, alla sindrome della scrofa di secondo parto, dal governo della fase di transizione, alle modalità di recupero della condizione corporea. Anche le contromisure saranno univoche, tuttavia gli esiti potranno differire e anche di molto. Adesso sappiamo perché (almeno un perché).