Gira e rigira, siamo al dunque. In lattazione il gioco si fa duro davvero e tutto quanto è stato discusso fino a questo momento, al confronto, pare robetta. Certo, le tre scrofe avevano già messo in luce le loro particolarità, ma dopotutto non sembrava poi così difficile amministrare tassi di crescita differenziati, quindi assicurare le prime inseminazioni a età diverse e stabilire piani di razionamento distinti in gestazione. In fin dei conti si trattava di governare uno scarto di peso vivo di 30-40 kg, oppure una composizione delle riserve corporee diversificata per i rapporti fra grasso e muscolo. Dunque un po’ più di lavoro per l’allevatore e per il formulista, ma nessuna complicazione. Qui invece la storia cambia e quello che non abbiamo voluto prima, per non sopportarne i costi, adesso non c’è. Però siamo al momento del bisogno e le riserve corporee fanno la differenza. Così, se la pesante danese si presenta al parto con una dote ricchissima e l’intermedia olandese con un corredo più che decoroso, la leggera americana non ha niente su cui confidare. E con lei la faccenda si complica: non possiamo sbagliare, non ci sarà l’esame di riparazione.

Viste le premesse, è ragionevole presumere che anche i mangimi lattazione delle tre scrofe siano ben differenziati. L’esame comparato delle raccomandazioni nutrizionali infatti non lascia dubbi: energia e sostanze azotate sono richieste a concentrazioni molto alte per l’americana, basse per la danese e sostenute per l’olandese (vedi tabella).

Caratteristiche nutritive dei mangimi per scrofe allattanti
Nutrienti La leggera USA
negli USA, 2008
La leggera USA
nella UE, 2012
L’intermedia
olandese, 2011
La pesante
danese, 2013
EM, kcal/kg 3360 3230 3235 3175
EN, kcal/kg --- --- 2340 2295
Lys g/Mcal EM 2,83 2,97 2,75 2,20
Lisina d., % 0,95 0,96 0,89 0,70
Metionina d., % --- --- 0,24 0,22
Met+Cys d., % 0,48 0,47 0,48 0,42
Treonina d., % 0,61 0,61 0,57 0,46
Triptofano d., % 0,17 0,15 0,17 0,14
Valina d., % 0,71 0,61 0,69 0,53
Isoleucina., % 0,53 0,54 0,53 0,39
Calcio, % 0,90 0,85 0,85 0,85
P disponibile, % 0,43 0,40 0,41 ---
P digeribile, % --- 0,33 0,29 0,29
Vitamina A, U.I./kg 9925 10000 --- 8500
Vitamina D3, U.I./kg 1765 2000 --- 850
Vitamina E, U.I./kg 66 65 --- 175
Biotina, mg/kg 0,22 0,22 --- 0,21
Acido Folico, mg/kg 1,33 1,40 --- 1,60

 

Il mangime lattazione universale dunque non esiste più e, seconda complicanza, le differenze non sono circoscritte alla densità nutritiva. Tralasciamo pure il mangime USA a beneficio del solo mangime UE (divario di ben 130 kcal/kg di EM, energia metabolizzabile) destinato sempre alla scrofa USA leggera. Ebbene, i tre mangimi rimasti sono sostanzialmente equivalenti in termini di concentrazione energetica (circa 50 kcal), ma differiscono non poco per il titolo in lisina digeribile (e a cascata per tutti gli aminoacidi essenziali). Tanto è vero che esprimendo quelle differenze nei rapporti fra grammi di lisina ed energia in Mcal (1000 kcal) di EM, emergono gli estremi di 2,20 e 2,97; un divario del 35%: due mondi diversi. Eppure, non dovremmo sorprenderci più di tanto, quel titolo in lisina di 2,97 della scrofa leggera deve sopperire al completo fabbisogno di sostanze azotate della lattazione, mentre il 2,20 della pesante danese farebbe comunque ampio affidamento alle ridondanti riserve muscolari. La scrofa (proprio come noi), mangia fino alla sazietà energetica e così i mangimi di pari energia, ma con rapporto lisina/energia differente, totalizzano ingestioni differenziate di sostanze azotate.

Nella pratica commerciale l’etichettatura dei mangimi prevede comunque la dichiarazione della lisina totale e non della digeribile. E allora per la scrofa USA dovremmo pretendere un mangime con lisina dichiarata di oltre l’1,10%, mentre per la danese sarebbe sufficiente un mangime con lisina allo 0,83% (approssimando, la digeribile è l’85% della totale). Nella lingua euro fa una differenza di circa 25 per tonnellata. Un costo ineludibile perchè alla scrofa priva di riserve resta una sola opportunità: procurare giorno per giorno tutti i nutrienti indispensabili al buon esito della lattazione.

E per quanto il nutrizionista s’impegni, non basta ancora. Infatti, l’allevamento della scrofa americana, all’americana, pretende il raggiungimento della massima ingestione in lattazione. Dunque dovranno essere adottate tutte le strategie utili per stimolare l’assunzione d’alimento: dal controllo delle alte temperature ambientali estive, alla differenziazione dei pasti, alla pulizia della mangiatoia con rimozione dei residui avariati, al controllo della qualità dell’acqua e della funzionalità degli abbbeveratoi. Certo, abbiamo a che fare con una scrofa magra (volutamente magra) con un massimo di lardo dorsale all’ingresso in sala parto (e non un minimo) proprio per agevolare la massima ingestione. Ma il resto dobbiamo farlo noi e così, per esempio, anche il microclima della sala parto, ad esclusione della prima settimana, dovrà agevolare questo obiettivo e le temperature dovrebbero essere ridotte a 18-19°C dai 20-22 correnti. Insomma, qui il bravo allevatore fa la differenza (e la fa molto più del nutrizionista).

Certo, chiunque darebbe la preferenza alla sala parto popolata di scrofe europee, governate all’europea, ma siamo alle solite: beneficio economico contro intraprendenza (ovvero rischio). E poi anche la pesante danese e l’intermedia olandese pretendono attenzioni e suscitano preoccupazioni. Di natura diversa, ma senpre spiacevoli. Ne vedremo ancora delle belle.

Leggi anche la Parte 2

View User Profile for Tommaso Campegine