(dott. Francesca Grapelli)
La Salmonella spp
In Danimarca e Germania, si pagano delle multe se la carcassa risulta positiva a Salmonella spp! E in Italia, solo ad aprile del 2021 la salmonellosi suina non è più un tabù. Nell’aprile del 2021 è stato abrogato il Regolamento di Polizia veterinaria a favore dell’introduzione dell’Animal Health Law (Regolamento EU 2016/429): le stringenti restrizioni in caso di focolaio di salmonellosi, a partire dall’obbligo di notifica fino al blocco delle movimentazioni sono decadute. Il fatto che si “possa” affrontare il problema di petto, che si possa chiedere la diagnosi, senza temere il sequestro del proprio allevamento è già un ottimo passo per tentare, se non l’eradicazione, ma almeno una riduzione della carica batterica infettante nelle aziende suinicole.
Per comprendere tuttavia il motivo per cui alcuni paesi come Germania, Olanda, Regno Unito e Irlanda e Danimarca stiano lavorando per cercare di ridurre la circolazione del batterio, dobbiamo fare una premessa. La Salmonella spp è un genere di batterio che comprende diversi sierotipi e che vive fisiologicamente nell’intestino del suino.
Salmonella Typhimurium (ST) e Salmonella Cholerae suis (SCS) sono quelli che interessano il suino e la sua interazione con l’uomo.
Salmonella Cholerae suis (SCS) è un sierotipo adattato al suino che causa prevalentemente setticemia e polmonite, solitamente la diarrea compare come ultimo sintomo; la comparsa delle forme cliniche è spesso conseguenza della presenza di altre infezioni, come quelle determinate da PCV2 o da PRRSV. È molto persistente nell’ambiente, causa elevata morbilità e mortalità nel suino, ma nell’uomo è raramente isolata. La diagnosi non è raggiungibile con una raccolta di feci perché l’escrezione è sporadica.
Salmonella Typhimurium (ST) è un sierotipo che invece non è ospite-adattato, per cui ha acquisito la capacità di saltare dal suino all’uomo e difatti è costantemente registrato nei prodotti derivati dal suino e causa malattia nell’uomo. Nel suino è associata prevalentemente a forme di enterocolite, nella fase del post-svezzamento, ma viene eliminata anche dagli animali all’ingrasso, seppure con prevalenze inferiori. La diagnosi con le feci in questo caso è più attendibile, ma è comunque preferibile la carcassa data la frequenza di suini portatori sani o subclinici di ST.
L’ambiente (acqua, mangime, liquami) rimane contaminato e gli uccelli selvatici e i roditori possono fungere da serbatoio di infezione e contribuire alla persistenza di questo patogeno in allevamento e alla contaminazione delle carcasse e del prodotto durante la fase di macellazione e di trasformazione.
Una grande differenza quindi distingue i 2 sierotipi di Salmonella spp: SCS non è zoonosica, la ST è zoonosica! Una volta fatta diagnosi al laboratorio di salmonellosi, è opportuno attendere la sierotipizzazione della Salmonella, perché l’epidemiologia e il pericolo per l’uomo sono diverse nei due casi!
Stato dell’arte
Conclusa questa puntualizzazione, è comunque necessario, per l’Italia (e l’intera Europa) intraprendere un percorso di riduzione della carica batterica, per evitare rischi per la salute pubblica e per gli animali, considerando le perdite economiche legate ad essa (mortalità, ritardi di crescita).
L’Italia, come anticipato, partiva svantaggiata rispetto agli altri Stati Membri perché possedeva una scarsa bibliografia in merito alla prevalenza di Salmonella spp in allevamento suinicolo (nell’avicolo, con il Piano Nazionale, sono stati fatti enorme progressi). Cosa inammissibile considerando che da molti anni, in Europa, la salmonellosi è la seconda infezione gastrointestinale umana di origine alimentare per numero di casi segnalati, preceduta solo dalla campylobatteriosi. Nel 2023 sono stati segnalati 1115 focolai di Salmonella di origine alimentare in Europa, per un totale di 9210 casi umani che hanno portato a 1726 ospedalizzazioni e hanno provocato 17 decessi (EFSA, 2024). Anche se la maggior parte di questi focolai sono riconducibili al consumo di uova, prodotti a base di uova, mixed food e carne di pollo, a livello comunitario il 23,7% dei campioni di carne suina esaminati è risultato contaminato da Salmonella con valori prossimi a quelli della carne di pollo (29,8%). I dati delle analisi effettuate dall’Autorità Competente indicano che, in Europa, mediamente il 3% delle carcasse di suino è contaminato (4% in Italia) (EFSA, 2024). Il suino è il principale serbatoio della ST.
Il regolamento CE 2160/2003 del 17 novembre 2003 sul controllo della Salmonella e di altri agenti zoonosici impone agli Stati membri di istituire programmi di controllo nazionali per raggiungere gli obiettivi comunitari nella riduzione di agenti zoonotici negli animali, tra cui Salmonella enterica nei suini. Il Ministero della Salute, così come già altri Stati Membri, si è prefigurato di ridurre i livelli di infezione in allevamento sulla base della sorveglianza sierologica al macello (da campioni di sangue e/o meat juice). La definizione della prevalenza intra-allevamento consente di classificare i diversi stabilimenti all’interno di categorie di rischio e permette di agire su quelli con una maggiore sieroprevalenza, a cui si correla un rischio più alto di infezione. La categorizzazione viene utilizzata per avviare misure di riduzione della prevalenza nelle varie fasi del ciclo produttivo, per esempio, i suini delle aziende più a rischio vengono macellati alla fine della giornata, per ridurre la contaminazione crociata.
In Svezia, Finlandia e Norvegia, la prevalenza è molto bassa e, di conseguenza, in questi paesi, i programmi sono mirati all’eradicazione. Ad esempio in Danimarca, nel 2010 la prevalenza di Salmonella nella carne suina si attestava al 1.2% (sieroprevalenza), mentre in Germania attorno al 7,5% (sieroprevalenza). L’Italia, ancora una volta, parte svantaggiata perché l’elevata età alla macellazione per il raggiungimento dei 160-180 kg implica tre o quattro mesi aggiuntivi al ciclo produttivo; ciò rende i dati epidemiologici valutati in altri Paesi non pienamente comparabili alla situazione italiana.
Il progetto del MdS
Il Ministero della Salute ha finanziato uno studio- PRC2023003- al fine di fornire una valutazione aggiornata della prevalenza sierologica di Salmonella nei suini pesanti all’età di macellazione. Parallelamente è stato condotto un tentativo di classificazione del rischio in base alla valutazione della prevalenza sierologica di ciascuna partita esaminata.
Nel periodo compreso tra febbraio e dicembre del 2024, mediante test ELISA, è stata valutata la presenza di anticorpi anti-Salmonella spp in un campione di 30 animali/partita scelti in modo casuale, utilizzando gli stessi campioni di sangue previsti dal piano della malattia di Aujeszky. I prelievi sono stati effettuati da 67 partite di suini pesanti, macellati in uno stabilimento dell’Emilia-Romagna, nel 2024. Di queste 67 partite, 45 (67%) provenivano da allevamenti della Lombardia e 22 da allevamenti dell’Emilia-Romagna. Dei complessivi 2010 sieri esaminati, 1418 (70,5%; 95%CI: 68,5-72,5) sono risultati positivi alla ricerca di anticorpi anti-Salmonella. In 66 partite (98,5%) è stato rilevato almeno un animale sieropositivo. La prevalenza variava da un minimo di 0% (1 partita; 1,7%; provenienza Regione Emilia-Romagna) ad un massimo del 100% (16 partite; 23,9%) che ha rappresentato il valore più frequente (moda). La media dei valori di prevalenza è stata pari al 69,6%. Utilizzando una classificazione arbitraria della condizione sanitaria basata sui quartili (Q) della distribuzione della prevalenza, il 25% delle partite ha presentato una prevalenza inferiore al 53,3% (Q1-ottimo), il Q2 (Q2-buono) era compreso tra 53,3 e 73,3%, il Q3 (Q3 -preccupante) tra 73,3 e 96,7%. In 16 partite (23,9%) la prevalenza era del 100% (Q4-pessimo). La prevalenza media è risultata leggermente più elevata nelle partite provenienti dalla Regione Lombardia (73,6%) rispetto a quella delle partite provenienti dall’Emilia-Romagna (61,4%). Tale differenza non è risultata statisticamente significativa (p>0,05); analogamente, anche la distribuzione delle aziende all’interno dei quartili non differiva in modo significativo.
Partite di animali macellati in altre regioni, presi in esame all’interno dello stesso progetto di ricerca finanziato dal Ministero della Salute (dati non pubblicati), hanno presentato risultati solo leggermente migliori: 21,9% delle partite con prevalenza 100%, 4,5% con nessun capo sieropositivo, media delle prevalenze: 63,1%, Q1: 36,7%; Q2: 66,7%; Q3: 94,2%. I dati ottenuti sono tuttavia l’esito di un’indagine preliminare; ne consegue che le valutazioni 89 che ne derivano sono necessariamente parziali e andranno rivalutate analizzando un più ampio numero di partite/aziende campionate. Tuttavia, in assenza di precedenti valutazioni condotte in Italia, possono rappresentare una prima stima, in sede di macellazione, della prevalenza sierologica di Salmonella nei suini pesanti.

Tabella 1: Copyright SIPAS Atti 2025
Conclusioni
L’Italia ha dati decisamente preoccupanti rispetto al resto dell’Europa; è tuttavia necessario prendere in considerazione alcuni fattori: a) in altri paesi, i piani di controllo, basati su approccio sierologico, con eventuale approfondimento microbiologico, sono già in essere da diverso tempo, b) l’età di macellazione è sensibilmente più bassa e c) in alcuni Paesi, gli allevamenti ad alta prevalenza vengono penalizzati. Inoltre, alcuni programmi (come in Danimarca) monitorano soprattutto la prevalenza nelle carcasse piuttosto che su quella negli allevamenti, proprio per porre l’attenzione alla salute pubblica. Il programma tedesco richiede ai proprietari degli allevamenti di suini di categoria peggiore di implementare misure specifiche di riduzione della prevalenza di Salmonella nei loro allevamenti, come l’igiene dell’allevamento, la derattizzazione, il controllo di altri vettori, il controllo delle movimentazioni del personale e dei veicoli, la gestione delle deiezioni, il tipo di alimentazione e l’acidificazione del mangime, il sistema tutto pieno/tutto vuoto, la quarantena, i programmi vaccinali e i trattamenti antibiotici. La complessità e il costo di questi interventi è probabilmente il motivo per cui in alcuni paesi europei quali Olanda, Irlanda e Belgio, che non prevedono nei loro piani sanzioni per allevamenti ad alta prevalenza, il sistema è fallito. Dall’altro canto, senza la sanzione, la motivazione a ridurre la prevalenza in azienda potrebbe non essere così cruciale.
Indipendentemente da quello che si deciderà di fare, ora le informazioni raccolte, seppur preliminari, sono sotto gli occhi di tutti…
Ulteriori approfondimenti saranno necessari per comprendere meglio la problematica, ma lo studio potrebbe fornire le basi per futuri piani di controllo e riduzione della prevalenza di Salmonella in allevamento e, di conseguenza, al macello.
Bibliografia
Torreggiani C., Pupillo G., D’Annunzio G., De Lorenzi G., Guazzetti S., Benatti D., Massacci F., Paniccià M., Vio D., Luppi A., Ostanello F., Risultati preliminari sullo studio di sieroprevalenza di salmonella nel suino pesante all’età di macellazione (2025), SIPAS volume degli atti
Magistrali C. F., Il valore aggiunto della diagnosi di laboratorio nella gestione di un focolaio di salmonellosi nel suino (2023), SIPAS volume degli atti