Nelle settimane scorse ho ricevuto numerose telefonate di allevatori che lamentavano una aumento di mortalità nelle scrofe per il caldo afoso , soprattutto soggetti vicino al parto od immediatamente dopo : in particolare uno di loro ha messo in discussione addirittura la propria capacità di allevare, tanto era il suo senso di impotenza. Di fatto la mortalità delle scrofe è solo uno degli aspetti dello sterss da caldo: le ondate di calore influenzano anche la fertilità nei periodi successivi , cioè scrofe che non manifestano il normale ciclo estrale ed aumentano il numero delle coperture non fecondanti, e la qualità delle figliate sia in peso che in immunità (meno latte prodotto a causa di una minore ingestione di alimento in sala parto).
Già dopo i 20° C in una sala parto si possono riscontrare deficit produttivi (un grado centigrado al di sopra dei 20°C determina una riduzione di ingestione di 80 grammi/capo di mangime al giorno, fig 1). Al di là degli interventi strutturali sulla climatizzazione e ventilazione, qualcosa si può fare anche con l'alimentazione, a patto di non aspettarsi miracoli; in particolare alcuni interventi sull'alimentazione in lattazione (non si dovrebbe perdere più del 12-14% di peso in questa fase per evitare problemi in copertura) possono essere messi in opera, al fine di evitare una perdita di lardo dorsale superiore a 5mm a fine allattamento; il grasso infatti è coinvolto nella sintesi degli ormoni sessuali, per cui oltre alla influenza del fotoperiodo, tutto l’asse ormonale della scrofa viene destabilizzato dall’eccessivo consumo di grasso corporeo per mantenere l’allattamento.
Tutto il discorso parte dalla ingestione: il sistema di regolazione dell’ingestione è multifattoriale in quanto viene condizionato dalla glicemia, dalla regolazione lipodinamica e dalla termoregolazione.
I primi due fattori sono legati al sistema nervoso centrale, mentre la termoregolazione è periferica (termocettori della pelle).
Fattori esterni sono invece:
- Ambiente: temperatura, ventilazione, umidità relativa
- Alimento: composizione, digeribilità, densità energetica, proteica, aminoacidica
- Individuo: peso, numero di lattazione, numero di suinetti , durata della lattazione
- Gestione: frequenza ed orario dei pasti, disponibilità e qualità dell’acqua.
A tutti questi dati bisogna aggiungere alcuni meccanismi fisiologici che regolano la sazietà della scrofa, come la velocità di svuotamento del tratto gastro-intestinale e la liberazione di acidi grassi volatili nell’intestino.
Ovviamente, tutto il discorso gravita attorno ad una completa e totale disponibilità di acqua per la scrofa; l’animale, infatti, deve poter bere quando e quanto vuole, altrimenti l’assunzione di alimento viene inevitabilmente penalizzata.
L’aumento del calore ambientale determina un aumento della temperatura corporea, con conseguente innalzamento della temperatura intrauterina, alterazioni del muco cervicale ed una minor secrezione di gonadotropine. Si rileva quindi una maggior produzione di progesterone, motivo per cui la scrofa fatica a raggiungere un calore fertile.
L’iperventilazione nei suini è legata al fatto che il maiale non suda ed elimina il calore accumulato grazie allo scambio termico cutaneo ed alla polipnea; si instaura una diminuzione del pH ematico (acidosi metabolica compensata a fatica dai meccanismi di omeostasi), e tanto più si abbassa il valore di pH tanto più è accentuato il calo di consumo di alimento.
Per ovviare a questa situazione si può intervenire utilizzando come indice formulistico il valore del B.A.CA., bilancio anioni-cationi, misurato in milliequivalenti: si tratta di una formula matematica che esprime il rapporto tra i livelli di sodio, cloro, potassio in una dieta , calcolata per raggiungere un valore di 250 meq/ kg di mangime completo al fine di mantenere l’ingestione alimentare.
Gli ioni Na+ e K+ passano dal tubo digerente al sangue attraverso un meccanismo osmotico, ostacolando la diminuzione del pH ematico; inoltre lavorando sul bilancio ionico di un mangime si provoca anche un aumento della salivazione, migliorando l’ingestione e la digeribilità dei nutrienti fino ad un 10% in più . Il problema più grande però sta nella appetibilità dei sali che apportano potassio e sodio, per cui risulta difficile raggiungere quel livello di meq: introdurre potassio acetato e bicarbonato di sodio comunque già permette un aumento di ingestione considerevole (1 kg capo giorno in più, osservazioni personali).
Se vogliamo lavorare di fino, possiamo anche intervenire con una supplementazione di vitamine: ad esempio l’acido ascorbico (vitamina C) può essere molto utile in questo contesto.
In condizioni di stress il sistema nervoso centrale invia input alle ghiandole corticosurrenali, che partono a secernere ormoni e adrenalina, che causa una riduzione dell’appetito. Proprio a livello di queste ghiandole l’acido ascorbico, a dosaggio di 600 milligrammi/capo/giorno, svolge la sua funzione ostacolando la produzione di adrenalina e limitando il calo di appetito . Inoltre la vitamina C lega i radicali liberi, svolgendo una funzione di protezione dal danneggiamento delle cellule dell’organismo, limitando i danni da stress ossidativo.
Un aminoacido che stimola l’appetito degli animali direttamente a livello del sistema nervoso centrale è il triptofano, utilizzato in ragione di 750 milligrammi/capo/giorno (usuale nelle diete da svezzamento, meno in animali adulti) ; grazie all’intervento di idrossilasi e decarbossilasi viene trasformato in serotonina, neuromediatore che è in grado di “accorciare” la distanza tra la membrana pre-sinaptica e la membrana post-sinaptica delle cellule nervose, facendo sì che a livello del centro della fame vi sia un segnale nervoso più forte, quindi più salivazione e maggior appetito per la scrofa.
Al mantenimento del fegato in perfetta funzionalità per una maggiore ingestione contribuiscono anche betaina e colina, usati ad alto dosaggio (2500 milligrammi/capo/giorno la prima e 1000 milligrammi/capo/giorno la seconda). Sono donatori di gruppi metile che migliorano la sintesi proteica e l’efficienza di stoccaggio dei grassi, contribuendo ad una maggiore eliminazione di sostanze tossiche. La loro funzionalità si esprime anche a livello di un risparmio del 5% di energia netta di una razione. A questo proposito si può far sfruttare alla scrofa la quota energetica maggiormente disponibile a parità di ingestione, oppure si possono realizzare formulazioni leggermente più economiche, risparmiando sulla grassatura e sopratutto sull’inclusione di metionina; in questo caso si può ridurre il rapporto tra metionina digeribile e lisina digeribile ad un valore > 0.25.
Sarebbe buona cosa formulare diete da lattazione più grassate, aumentando la concentrazione energetica del mangime ma attenzione a mantenere sotto controllo il livello di fibra alimentare, inteso come fibra totale e indice di transito, e riducendo contemporaneamente il livello proteico totale (la digestione della proteina produce più extra-calore della digestione di un grasso o dell’amido). Quest’ultima operazione però è possibile solo mantenendo elevato il livello degli aminoacidi digeribili della dieta, evitando che calino troppo insieme alla proteina totale.
Riassumendo, le strategie per mantenere elevata l’ingestione di alimento nelle scrofe in sala parto ( e cercare di ridure la mortalità dove possibile) sono le seguenti:
- Mantenere le scrofe in stato di nutrizione corretto per la fase (evitare le scrofe obese a fine gestazione e troppo magre all’uscita dalla sala parto)
- Climatizzare l’ambiente, possibilmente con i sistemi di cooling (impianti a nido d’ape con scorrimento di acqua all’interno e ventole in estrazione di fronte, inserimento di aria raffreddata a scorrimento sotterraneo su una massa di acqua)
- Evitare di bagnarle: si aumenta ulteriormente la umidità relativa, e dopo un primo refrigerio la cappa di afa nell’ambiente aumenta a dismisura causando dispnea
- Aggiustare la dieta estiva abbassando le proteine totali a parità di aminoacidi digeribili, grassare mantenendo alta la fibra, bilanciare il rapporto anioni\cationi del mangime lattazione
- Supplementare le diete con vitamina C, betaina, colina cloruro, triptofano