La scrofa cosmopolita di un tempo non c’è più e con essa è stata superata anche la condizione di monopolio. Oggi le scrofe sono tre, producono tanti suinetti (e ciò le accomuna), ma ognuna soddisfa pure pretese specifiche. La leggera statunitense si distingue infatti per la frugalità dei consumi, la pesante danese per le capacità formidabili degli apparati riproduttore, digerente e respiratorio e, infine, la grassa, o meglio l’intermedia formosa olandese, per l’impronta più tradizionale, l’innata robustezza e la tolleranza alle pratiche di conduzione un po’ approssimative. Quindi tre animali molto diversi le cui differenze in parte sono tali dalla nascita e in parte matureranno nel periodo di crescita. E da qui bisogna partire.

Tabella 1: condizioni al primo accoppiamento
Indici La leggera USA L’intermedia olandese La pesante danese
Peso vivo, kg 135-145 135-140 130-140
Calore, n. 2°-2° 2°-4°
Grasso in P2, mm 12 13-15 ---
Età, dì 200-210 210-240 230-240
Circonferenza fianco, cm <86 --- ---
A.M.G. dalla nascita, g 635-660 600-615 590-600
Esposizione verro, dì 170-180 --- ---

 

Si è già detto della particolare attenzione degli americani ai costi fissi, tanto è vero che la scrofa leggera si giustifica proprio per la riduzione dei fabbisogni di mantenimento, ma anche l’allevamento della scrofetta rappresenta un costo fisso. Dunque tutto ciò che permetterà di ridurre la lunghezza di quel periodo è benaccetto. Ecco allora il proposito di raggiungere il peso minimo utile al primo accoppiamento nel minor tempo possibile. La scrofetta leggera allevata all’americana dovrebbe quindi totalizzare i 135-140 kg di peso vivo (sul peso sono tutti d’accordo) a 200-210 giorni di vita, vale a dire almeno 30-40 giorni prima di quanto non raccomandino le scuole europee (vedi tabella 1). E il perché è questione di costi (appunto!), ma pure di maturità sessuale: un tasso di crescita sostenuto, associato a una stimolazione precoce (con il verro, si capisce!), anticipa la pienezza della funzione riproduttiva. Ma se così fosse, come mai il Nord Europa raccomanda pratiche opposte? Un tasso di crescita contenuto (così si dice e così si scrive), migliora le condizioni dello scheletro e delle articolazioni prevenendo la sindrome della debolezza degli arti. Orbene, se tutti avessero ragione, noi osservatori dovremmo concludere che la sensibilità alla debolezza degli arti non è la stessa in tutti i genotipi e ognuno adatta, per forza di cose, la conduzione ai punti deboli del proprio animale.

Tabella 2: concentr. energ. dei mangimi per le scrofette in crescita, kcal/kg di EM
Peso Vivo, kg La leggera USA L’intermedia olandese La pesante danese
30 3285 3100 3285
40
50 3285
60 3000
70 3165
80 3285
90 2900
100
110 3285 3105
120
125

Tabella 3: lisina digeribile (digeribilità ileale standardizzata) dei mangimi per le scrofette in crescita, %
Peso Vivo, kg La leggera USA L’intermedia olandese La pesante danese
30 1,15 1,10 0,85
40
50 0,95
60 0,85
70 0,69
80 0,80
90 0,65
100
110 0,65 0,42
120
125

 

Ma proseguiamo: un peso simile e condiviso a età diverse, implica tassi di crescita ben differenziati. Così dai 640-650 grammi di media giornaliera (a far data dalla nascita) raccomandati Oltreoceano approdiamo ai 590-600 d’Oltralpe. Lo scarto di 50 grammi giornalieri viene poi realizzato e concentrato nel periodo compreso fra i 50 kg di peso e il primo accoppiamento. Ecco allora la raccomandazione dell’alimentazione a volontà sul fronte americano e del razionamento sul fronte europeo (in pratica qui si pretende un tetto massimo di 7500 kcal di EM per giorno, ovvero 2,4-2,5 kg di mangime). Non solo, anche la densità nutritiva dei mangimi varia e le differenze fra una scuola e l’altra, aumentano all’aumentare del peso vivo. Le 3285 kcal/kg di energia metabolizzabile, per esempio, sono un valore condiviso fino a 50 kg di peso circa, ma in seguito, alla continuità della raccomandazione USA, fa eco la progressiva riduzione caldeggiata dai danesi e ancor di più dagli olandesi (tabella 2). E differenze simili sono apprezzabili anche per i titoli in lisina digeribile (tabella 3). In proposito, si noti la restrizione piuttosto severa imposta alla scrofetta danese (praticamente un 20% in meno di lisina rispetto alla coetanea statunitense), probabilmente un freno proprio alla formidabile capacità di deposizione proteica di quell’animale. Dunque, il concorso fra i diversi piani di razionamento e le differenti concentrazioni nutritive delle diete, realizza lo scarto di età discusso a parità di peso vivo.

Oltre al peso comunque c’è almeno un altro elemento condiviso, ovvero la copertura al secondo calore. Con qualche distinguo di non poco conto: per la strategia USA di tratta di un imperativo, per le altre scuole di una raccomandazione di minima, tanto è vero che il terzo e, addirittura, il quarto calore sono accettabili, se non proprio raccomandati. Nella pratica commerciale poi, le differenze dilatano ancora. E così se c’era un minimo di consonanza sul peso vivo al primo salto, nell’allevamento si perde anche quella e i pesi scartano dagli effettivi 135 della “leggera”, ai 150 e anche 160 della “pesante”. E con ciò siamo scivolati ancora all’essenza delle tre scrofe. La leggera dovrà dimostrarsi tale a tutte le tappe della carriera risproduttiva, il che significa circa 30-35 kg in meno rispetto alla scrofa intermedia e ben 50 rispetto alla scrofa pesante (tabella 4).

 

Tabella 4: peso vivo alla copertura, kg
Ciclo La leggera USA L’intermedia olandese La pesante danese
130 140 155
150 170 185
175 190 205
190 210 225
200 230 245
204 235 255
208 240 260

 

Tradotto in consumi, fanno 150-220 grammi in meno di mangime per giorno (parecchi soldi!). Tanto per infierire, si noti in tabella 1 il richiamo al “massimo” della circonferenza ai fianchi di 86 cm (un sistema di stima indiretto del peso vivo, popolare proprio negli USA). Ma il consumo di un riproduttore è soltanto uno degli attributi meritevoli di considerazione. C’è ancora tanto da discutere.

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