Poco più, o poco meno, del 70% del mangime gestazione provvede al mantenimento della scrofa. Detta in altre parole, alimentiamo le scrofe per un lungo periodo al solo scopo di ritrovarcele poi nelle stesse condizioni di quando le abbiamo prese in carico. Una tassa comunque imprescindibile, almeno fino a quando non si riuscirà a stimolare un calore utile durante il periodo d’allattamento, proprio come avviene nella vacca, o nella coniglia. Ma c’è sempre chi le tasse arrischia, se non proprio di evaderle, almeno di contenerne l’impatto. La stategia americana è tutta qui: ridurre il peso della scrofa allo scopo di circoscrivere la tassa di mantenimento. I 35-40 kg di peso vivo in meno diminuiscono, lo si è visto in più occasioni, il fabbisogno di 150-200 grammi di mangime per giorno, vale a dire un risparmio di circa 60 kg per scrofa e per anno.

Proprio per enfatizzare questa condotta parsimoniosa sono stati istruiti nuovi indici, primo fra tutti il consumo di mangime per capo svezzato. Oggi si ritiene ragionevole un obiettivo di 36 kg per suinetto con svezzamento a 21 giorni (e 42 kg per svezzamenti a 28), almeno negli USA dove anche i mangimi gestazione sono formulati con tre materie prime base: mais, farina d’estrazione di soia e DDGS da bioetanolo. Dunque mangimi sostanziosi e qualificati da una concentrazione energetica superiore di un 8-10% rispetto ai modelli europei. Ma allora, volendo adottare le stesse strategie anche in Europa, dovremmo riqualificare l’obiettivo USA in un più conveniente 40 kg di mangime scrofe per suinetto svezzato (con svezzamento sempre a 21 giorni). Oggi invece possiamo constatare spesso, troppo spesso, consumi di almeno 50 kg di mangime per suinetto svezzato. Certo, trattandosi di un rapporto, potremmo migliorarlo agendo in due direzioni: riducendo il numeratore, ovvero i kg di mangime consumati per scrofa e per anno, oppure aumentando il denominatore, ossia accrescendo il numero di suinetti svezzati per scrofa e per anno (vedi tabella 1).

Tabella 1: consumi di mangime scrofe per suinetto svezzato
Mangime scrofe/anno, kg Suinetti svezzati/scrofa/anno
  22 24 26 28
900 41 38 35 32
950 43 40 37 34
1000 45 42 38 36
1050 48 44 40 38
1100 50 46 42 39
1150 52 48 44 41
1175 53 49 45 42
1200 55 50 46 43
1225 56 51 47 44
1250 57 52 48 45

 

Il consumo di mangime per suinetto è un ottimo indicatore, ma il rendimento complessivo dell’alimento scrofe potrebbe essere stimato ancora più scrupolosamente considerando i kg di mangime utilizzato per ottenere un kg di suinetto svezzato. In tal modo, anche l’efficienza del mangime scrofe lattazione entrerebbe nel computo. Ipotizzando ora un consumo di mangime scrofe pari a 42 kg per suinetto e 26 suinetti svezzati per anno, dovremmo riconoscerci in una delle situazioni presentate in tabella 2. Verificato quindi il peso medio dei nostri svezzati sapremo pure quanto mangime stiamo impiegando per produrre un kg di suinetto e avremo la percezione della distanza che ci separa dalla meta, piuttosto ambiziosa, dei 6,6 kg.

Tabella 2: mangime scrofe per kg di suinetto svezzato nell’ipotesi di 42 kg di mangime consumato e 26 svezzati
Peso medio suinetti svezzati. kg Peso complessivo svezzati/anno, kg Kg mangime scrofe per kg di suinetto
5,0 130 8,40
5,5 143 7,64
6,0 156 7,00
6,4 166 6,58

 

Nondimeno, questi indici tanto popolari negli USA perdono quasi tutta la loro carica seduttiva all’ingresso nella UE. E non si tratta soltanto di attenzione al benessere (che pretende anche fibrosità e ingombro della dieta), ma del fabbisogno diverso imposto dalle differenze di peso vivo. Infatti, la razione media delle scrofette gestanti USA è di 1,9-2,1 kg, mentre quella delle pluripare si avvicina ai 2,3 kg. Certo, le razioni si stabiliscono in funzione delle condizioni dell’animale presente e non in base alle raccomandazioni del manuale, tuttavia un’indicazione di massima la si può ottenere. E così il razionamento suggerito dal manuale della scrofa intermedia olandese prevede 2,8 kg di mangime circa nei primi 85 giorni e 3 kg nei successivi (3,2 per le scrofette). Ora, pur sottolineando la precarietà dei piani di razionamento redatti a tavolino, emergono differenze abissali nei confronti della scrofa USA (circa 0,6 kg/giorno in più). Tuttavia le stesse scrofe Yankee appena entrate in territorio Shengen si uniformano alle consuetudini locali accettando mangimi e razionamenti ben diversi. Ecco allora che la raccomandazione di 3230 kcal/kg di energia metabolizzabile (EM) negli USA diventa “soltanto” di 2900 nella UE, pur mantenendo lo stesso rapporto fra grammi di lisina digeribile per Mcal di EM (tabella 3).

Tabella 3: alcune caratteristiche nutritive dei mangimi per scrofe gestanti
Nutrienti La leggera USA
negli USA, 2008
La leggera USA
nella UE, 2012
L’intermedia
olandese, 2011
La pesante
danese, 2013
EM, kcal/kg 3230 2900 3010 3010
EN, kcal/kg 2390 2146 2100 2100
Lys d. g/Mcal EM 1,92 1,92 1,67 1,10
Lisina d., % 0,62 0,56 0,50 0,35
Metionina d., % --- --- 0,14 0,17
Met+Cys d., % 0,43 0,39 0,27 0,34
Treonina d., % 0,47 0,43 0,39 0,32
Triptofano d., % 0,11 0,10 0,10 0,11
Valina d., % 0,42 0,38 0,36 0,37
Isoleucina d., % 0,36 0,33 0,30 0,32

 

E ciò significa che la stessa dieta di 6500 kcal giornaliere di EM, potrà essere realizzata con 2,01 kg di mangime negli USA e 2,24 kg nella UE (un bel 11,5% in più). Beninteso, apportando gli stessi grammi di lisina digeribile per giorno (sempre da tabella 3 ricaviamo: 6,2 g lisina x 2,01 kg mangime = 12,5 g lisina/giorno negli USA; 5,6 g lisina x 2,24 kg mangime = 12,5 g lisina/giorno nella UE). Qui si chiede un po’ di comprensione per la categoria dei formulisti e per le loro divagazioni così poco entusiasmanti.

Poi c’è un ultimo aspetto meritevole di considerazione: la forma fisica del mangime. Del compromesso fra digeribilità dei nutrienti (efficienza del mangime) e stato sanitario (condizione della mucosa gastrica) sappiamo quasi tutto, ma proprio per questo l’argomento è stuzzicante. Infatti, mentre Oltreoceano si consigliano un pellet ottenuto da farina con granulometria media di 500 micron (0,5 mm), oppure una farina somministrata tal quale con granulometria media di 700 micron, in Danimarca si raccomanda una farina di granulometria media superiore ai 1000 micron e prossima ai 1200. Sono poi gli stessi danesi a riconoscere la loro pretesa come responsabile di un peggioramento della conversione alimentare di un buon 10%. Ma ciò nonostante insistono per l’effetto benefico del mangime macinato grossolanamente sulla prevalenza di ulcere gastriche. Orbene, siamo ai punti di vista differenti, oppure è ipotizzabile una diversa sensibilità dei due tipi genetici alla dieta macinata finemente? Nel senso che una scrofa la tollera bene e l’altra no? Non ci sono prove, ma le impressioni maturate in porcilaia incoraggiano (con insistenza, quasi ostinazione) la macinazione fine per la prima scrofa e grossolana per la seconda. E non finisce mica qui.