Foto1: Immagini dal convegno



 
 

Si è tenuto lo scorso 22 febbraio 2019 a Pozzolengo del Garda (BS), un workshop organizzato da MSD Animal Health riguardante la prevenzione delle problematiche riproduttive, con particolare attenzione alla Leptospirosi, patologia batterica spesso trascurata, ma ancora assolutamente attuale (Foto 1).

 

La giornata ha avuto inizio con la relazione di Miquel Collell, Global Technical Director Swine di MSD Animal Health, che ha discusso dell’importanza dei dati riproduttivi aziendali, lasciando poi la parola a Mario D’Incau, dirigente del laboratorio di batteriologia specializzata presso l’IZSLER, nonché centro di referenza nazionale per le leptospirosi animali, il quale ha fatto il punto della situazione italiana relativamente alla Leptospirosi suina. Nel pomeriggio, Marco Terreni, Regional Director Swine di MSD Animal Health, ha presentato un approccio innovativo alla prevenzione vaccinale in scrofaia mediante la tripla protezione dei riproduttori da Mal Rosso, Parvovirus e Leptospira. Infine, è stato dato spazio ad un workshop, in cui gli invitati hanno potuto scambiarsi idee e opinioni riguardo agli argomenti trattati nel corso della giornata.

 

 
L’importanza dei dati riproduttivi aziendali

Dopo una breve introduzione sulla fisiologia della fecondazione e della gestazione nella scrofa, con particolare attenzione ai momenti più delicati, in cui potrebbero verificarsi dei problemi per l’instaurarsi, la prosecuzione ed in generale il successo di una gravidanza, Miquel Collell ha voluto rimarcare più volte l’importanza dei dati aziendali nella risoluzione dei problemi riproduttivi. I dati da analizzare, a cui fa riferimento il relatore, sono, per esempio, la portata al parto, gli aborti, le vuote al parto, i parti anticipati e i ritorni precoci e tardivi, in ciclo e fuori ciclo. Alcuni valori di riferimento citati da Collell sono illustrati in Tabella 1.

 

Dati riproduttivi aziendali Dato fisiologico Limite per l'intervento
Portata al parto > 87% Minimo = 85%
Aborti 0% Massimo = 2%
Vuote al parto < 1% Massimo = 1%
Parti anticipati < 1% Massimo = 1%
Ritorni totali < 12% Massimo = 15%
Ritorni precoci 0% Massimo = 1%
Ritorni in ciclo < 10% Massimo = 12%
Ritorni fuori ciclo < 2% Massimo = 3%

 Tabella 1. Valori di riferimento dei principali dati riproduttivi aziendali riscontrabili in allevamento.

Il passo successivo all’analisi dei dati riproduttivi è la loro trasformazione in dati economici: ogni allevamento si deve porre degli obbiettivi al fine di migliorare i propri dati riproduttivi e, di conseguenza, le proprie entrate economiche. Tali obbiettivi, però, non possono essere uguali per tutti, in quanto ogni allevamento presenta una propria realtà aziendale, in base alla genetica, alle condizioni sanitarie e alla gestione manageriale presenti. Miquel Collell riporta un esempio in merito alla portata al parto: l’ideale per ogni allevamento sarebbe una portata al parto superiore all’87%, ma non si può pensare di imporre un simile obbiettivo all’interno di una realtà aziendale in cui il dato attuale non supera il 70%. In una realtà simile, con dati riproduttivi simili, l’asticella deve essere posta un po’ più in basso e man mano alzata con l’ottenimento dei primi traguardi, fino al raggiungimento dell’ideale 87%, solo al termine di un percorso.

Attraverso l’analisi dei dati aziendali, inoltre, è possibile fare delle riflessioni sul peso economico che i problemi riproduttivi possono avere in azienda. Ad esempio, allevamenti con una situazione non controllata di Leptospirosi, hanno mostrato dei parametri produttivi peggiori rispetto ad allevamenti con Leptospirosi controllata (meno nati vivi, più nati morti, più aborti, minore portata al parto) e dei costi decisamente superiori. In particolare, gli studi riportati da Collell, hanno evidenziato che mediamente il ritorno economico degli interventi effettuati per controllare la Leptospira, è di 8 a 1. Ovvero per ogni dollaro speso in prevenzione, sono 8 quelli che “tornano in tasca”, rispetto ad una situazione non controllata, in termini di maggiore efficienza riproduttiva e minori costi di terapia o altri costi correlati all’infezione. Risulta quindi evidente che l’impatto economico di questa patologia non è da trascurare.

 

La Leptospirosi in Italia

Mario D’Incau, secondo relatore della giornata, si è dedicato alla descrizione della Leptospirosi (Foto 2), partendo da informazioni generali che la riguardano, per poi addentrarsi nella diagnostica e nelle modalità di controllo e prevenzione della stessa. Secondo il relatore, l’interesse della popolazione italiana verso questa patologia è andato calando negli ultimi 30-35 anni, a causa della sua bassissima incidenza nell’uomo (<1%). La Leptospirosi, infatti, è una zoonosi, ovvero una malattia infettiva che può essere trasmessa dagli animali all’uomo, e, per questo motivo, il suo riscontro in un allevamento di suini è soggetto a denuncia e istituzione di focolaio infetto secondo il Regolamento di Polizia Veterinaria (D. P. R. 8 febbraio 1954, n. 320), generando un enorme fastidio burocratico negli allevatori coinvolti. Per fortuna, o per sfortuna, la scarsa incidenza di casi umani ha fatto perdere interesse per questa patologia, rendendo però più difficile il suo riconoscimento, il suo trattamento e la sua prevenzione.

Ingrandimento con il microscopio elettronico di batteri di Leptospira alla risoluzione di 0,1 µm (tratta da Wikipedia)
Foto 2: Ingrandimento con il microscopio elettronico di batteri di Leptospira alla risoluzione di 0,1 µm (tratta da Wikipedia)

In generale, la Leptospirosi è una patologia a diffusione globale, che consta di tante sierovarianti, tante vie di trasmissioni e segni clinici riproduttivi confondibili con altre infezioni di tipo riproduttivo (es: PRRS, Parvovirus). La sua resistenza nell’ambiente non è elevata, a meno che non si tratti di ambienti molto umidi, e, per sopravvivere, si instaura all’interno di alcuni animali, selvatici e domestici, definiti ospiti. Esistono ospiti di mantenimento, che richiedono una dose infettante bassa di Leptospira, la quale presenta una bassa virulenza, una lunga escrezione ed è responsabile di mantenere endemica la patologia, con segni clinici non evidenti, ed ospiti accidentali, che richiedono una dose infettante bassa di Leptospira, che in questo caso presenta un’alta virulenza, un’escrezione breve ed è responsabile della formazione di focolai sporadici di malattia, con segni clinici evidenti. Attualmente, il suino rappresenta un ospite di mantenimento per L. Bratislava, che si localizza principalmente a livello genitale causando aborti, parti prematuri, natimortalità elevata e minore dimensione della nidiata, e per L. Pomona, la quale predilige una localizzazione renale causando nefriti interstiziali. L. Hardjo e L. Canicola, invece, sfruttano il suino solo come ospite accidentale.

Mario D’Incau ha poi proseguito la sua relazione illustrando i test diagnostici a disposizione per la ricerca di Leptospira, prediligendo fra tutti il metodo di agglutinazione microscopica (MAT) per la sierologia, pur riscontrando questa delle difficoltà laboratoristiche. L. Bratislava, per esempio, presenta dei profili sierologici molto bassi, anche inferiori a 1:100, che è considerata la soglia di negatività, facendo così risultare negativo un animale in realtà infetto.

Per concludere, il relatore ha affermato che il monitoraggio dello stato della popolazione, la vaccinazione, la terapia antibiotica e l’identificazione dei fattori di rischio sono elementi che, assieme, possono contribuire ad identificare ed eliminare i soggetti affetti da Leptospirosi, al fine di controllare questa patologia, la cui eradicazione non è attualmente praticabile. Il controllo della Leptospirosi è su base volontaria e le motivazioni alla base sono il miglioramento della sanità pubblica e una riduzione delle perdite economiche. Oggi come oggi, inoltre, l’uso degli antibiotici è un argomento sotto i riflettori, e, per questo, la possibilità di prevenire la patologia vaccinando gli animali piuttosto che trattarli potrebbe essere la svolta per una migliore gestione del farmaco e un migliore investimento economico.

 

La TRIPLA protezione verso i problemi riproduttivi

L’ultimo intervento in programma è stato quello del dott. Marco Terreni, il quale ha presentato un vaccino unico e innovativo che consente di proteggere l’allevamento verso tre importanti problematiche riproduttive: Mal Rosso, Parvovirus e Leptospira. Le malattie sono tre, ma si tratta di un vaccino ottovalente, in quanto esso contiene le valenze di Mal Rosso, Parvovirus e 6 diversi serovar di Leptospira. Di più, attraverso la protezione crociata, la protezione indotta dal vaccino si estende anche verso altre 3 sierovarianti di Leptospira, per una protezione complessiva nei confronti di 9 sierovarianti, comprese la L. Bratislava e la L. Pomona, che sono quelle maggiormente importanti per il suino sul territorio nazionale. Lo schema vaccinale di base per le scrofette (Grafico 1) prevede due interventi, di cui quello iniziale da effettuare 6-8 settimane prima della data prevista di fecondazione e quello booster dopo 4 settimane. L’immunità protettiva del vaccino ha una durata di 6 mesi, per Mal Rosso e L. Bratislava, e 12 mesi, per tutte le altre valenze vaccinali. Il richiamo vaccinale è mostrato schematicamente nel Grafico 2.

Grafico 1: Schema vaccinale base
Grafico 1: Schema vaccinale base

Grafico 2: Richiamo vaccinale
Grafico 2: Richiamo vaccinale

Marco Terreni ha poi illustrato i diversi studi sperimentali effettuati prima dell’immissione in commercio. In particolare, gli studi sulla sicurezza del prodotto hanno evidenziato che questo vaccino non provoca reazioni sistemiche o reazioni locali significative, come anche non causa aborti o anomalie congenite nella progenie quando utilizzato in gravidanza.

Sono stati poi mostrati i risultati degli studi di efficacia in campo, condotti in allevamenti con problemi di Leptospirosi, nei quali l’impiego di questo vaccino ha comportato un calo drastico degli aborti, un maggior numero di nati vivi e un minor numero di nati morti.

Da oggi è quindi possibile allargare lo spettro protettivo delle vaccinazioni effettuate in scrofaia, facendolo in maniera sicura e comoda per l’allevatore, grazie alla possibilità di adottare la vaccinazione a tappeto senza particolari rischi per gli animali gravidi e in lattazione.

Il relatore ha concluso parlando del feedback ricevuto dai Paesi esteri che hanno già iniziato a impiegare questo vaccino, come la Spagna ed in particolare la Danimarca, nella quale la vaccinazione per Leptospira rappresenta una valida alternativa all’uso degli antibiotici.