Valutazione dei consumi, dei costi alimentari e dell’uso ponderato dell’antibiotico nello svezzamento in relazione al peso iniziale del suino

(dott. Daniele Favaro)

La fase di svezzamento rappresenta una delle tappe più critiche e complesse nella vita produttiva del suino. Durante questo periodo, l’animale subisce una serie di cambiamenti profondi sul piano gestionale, nutrizionale e ambientale: dalla separazione dalla madre, al cambio di dieta, alla formazione di nuovi gruppi sociali, fino al trasferimento in un nuovo ambiente sconosciuto. Tali transizioni comportano una significativa esposizione a fattori stressogeni, accompagnati da una fisiologica riduzione dell’immunità passiva ricevuta dalla madre e da un'elevata vulnerabilità a disturbi enterici e respiratori. Parametri come il peso all’ingresso nello svezzamento, lo stato sanitario e l’efficienza alimentare si sono dimostrati elementi determinanti nel condizionare le performance produttive future del suinetto [1].

In risposta a queste problematiche, l’impiego di mangimi medicati rappresenta spesso una soluzione di comodo e immediata per l’allevatore, poiché consente di effettuare trattamenti collettivi senza modificare radicalmente le pratiche gestionali o intervenire sulle strutture. Tuttavia, questo approccio non risolve le cause sottostanti e, se utilizzato in maniera sistematica, può favorire la selezione di batteri resistenti. L’articolo 107 del Regolamento (UE) 2019/6 stabilisce espressamente che l’uso di antibiotici non deve mai sostituire condizioni igienico-sanitarie carenti o una cattiva gestione. Inoltre, l’eccessivo ricorso agli antibiotici ha sollevato negli ultimi anni crescenti preoccupazioni a livello europeo, con numerosi report che ne evidenziano l’impatto nel contribuire allo sviluppo di resistenze antimicrobiche [2].

La fase di transizione alimentare è anche responsabile di modificazioni profonde nella composizione del microbiota intestinale, con possibili ripercussioni negative sull’equilibrio enterico e sulla capacità immunitaria del suinetto [3]. Intervenire con antimicrobici durante questa fase, senza una razionale valutazione clinica, può amplificare la disbiosi intestinale e ostacolare il processo di adattamento naturale. Alla luce di ciò, si rende necessaria l’adozione di strategie più sostenibili e basate su evidenze, capaci di ridurre la necessità di trattamenti farmacologici, migliorando al contempo la salute animale e le performance produttive.

Uno studio effettuato in collaborazione con l’Università di Padova, vincitore del Premio Casimiro Tarocco al Congresso SIPAS 2025, ha analizzato in modo sistematico i consumi alimentari, i costi e l’uso del mangime medicato in relazione al peso iniziale dei suini svezzati. La ricerca ha coinvolto 25.971 suini suddivisi in 39 gruppi nell’ambito di un allevamento a ciclo aperto situato in provincia di Treviso, durante l’intero anno 2024. La struttura analizzata è dotata di impianti moderni per il controllo microclimatico, gestione a bande trisettimanali, 10 stanze di svezzamento e sistemi computerizzati per il monitoraggio puntuale dei consumi di alimento.

All’ingresso nello svezzamento, i suini sono stati classificati in quattro categorie di peso: <6 kg, 6–6.99 kg, 7–7.99 kg e ≥8 kg. L’età media all’ingresso è risultata pari a 24,6 giorni. Per ogni categoria è stata definita una curva di consumo e di costo del mangime, aggiornata settimanalmente fino alla sesta settimana di permanenza. È stato inoltre monitorato il consumo totale di mangime per tipologia, inclusa la quantità di prodotto medicato, e calcolata la resa alimentare (kg mangime/kg peso vivo) unitamente alla durata della permanenza nelle strutture.

I risultati hanno evidenziato che il consumo settimanale e il relativo costo del mangime aumentano progressivamente nel tempo, come atteso in relazione allo sviluppo fisiologico degli animali. Tuttavia, non sono state riscontrate differenze statisticamente significative tra le categorie di peso iniziale né nei livelli di consumo settimanale, né nella pendenza delle curve di crescita (P > 0,05). Questo dato suggerisce una buona stabilità del fabbisogno relativo indipendentemente dal peso di ingresso, permettendo di elaborare curve predittive affidabili utili per la gestione nutrizionale.

Grafico 1. Quantità media (kg) di mangime distribuito settimanalmente per animale in base alla classe di peso iniziale.

Un risultato di particolare rilevanza è emerso dall’analisi dell’impiego di mangime medicato. I suini con peso iniziale <6 kg hanno ricevuto una quantità significativamente maggiore di alimento contenente antibiotici rispetto a tutte le altre categorie (P < 0,0001). Il consumo per kg di carne prodotta è stato quasi otto volte superiore rispetto ai suinetti ≥8 kg. Questa maggiore esposizione a trattamenti antimicrobici nei soggetti più leggeri trova conferma nella letteratura scientifica, secondo cui il peso iniziale allo svezzamento incide fortemente sulla crescita e sulla suscettibilità a disturbi sanitari nelle fasi successive [4]. Un peso corporeo ridotto si associa infatti a una maggiore incidenza di patologie enteriche, principalmente per effetto di una barriera intestinale ancora immatura e più vulnerabile alle infezioni [5].

Grafico 2. Quantità media giornaliera di mangime medicato (g) distribuita per capo, suddivisa in base alla classe di peso iniziale. Il dato è stato calcolato dividendo il consumo totale di mangime medicato utilizzato nei giorni effettivi di trattamento per la durata media di permanenza degli animali in svezzamento.

La valutazione della permanenza nelle strutture ha mostrato un’ulteriore differenza significativa. I suini più leggeri sono stati venduti ad un’età media di circa 87,6 giorni, mentre i più pesanti intorno ai 72,6 giorni. Questo si è tradotto in una permanenza media nelle strutture di 63 giorni per i <6 kg contro i 48 giorni per la categoria ≥8 kg (P ≤ 0,006). Sebbene le rese alimentari siano risultate sovrapponibili (P > 0,05), la maggiore occupazione degli spazi da parte dei soggetti più piccoli ha comportato un aumento dei costi di stabulazione e una minore efficienza dell’intero ciclo produttivo.

Grafico 3. Età media alla vendita e durata media della permanenza nelle strutture in base alla classe di peso iniziale.

Alla luce di questi risultati, appare evidente che il peso iniziale allo svezzamento è un parametro chiave per determinare il profilo sanitario e produttivo del suinetto. Il raggiungimento di un peso ≥6 kg all’ingresso permette non solo di ridurre il fabbisogno di trattamenti antibiotici, ma anche di contenere i costi legati alla gestione del sito di svezzamento, con vantaggi operativi e ambientali rilevanti. Garantire un apporto nutrizionale corretto in questa fase si traduce inoltre in una maggiore efficienza alimentare e migliori performance produttive, come dimostrato in letteratura [6]. Le curve di consumo alimentare costruite nello studio forniscono un valido strumento pratico per il veterinario e l’allevatore: consentono di prevedere con buona accuratezza i fabbisogni settimanali, ottimizzare la somministrazione di mangime medicato e semplificare l’organizzazione dei trattamenti collettivi, eliminando la necessità di pesare direttamente gli animali al momento dell’intervento.

In conclusione, questa ricerca contribuisce in modo sostanziale alla definizione di un modello gestionale più razionale, sostenibile e allineato con le normative comunitarie. L’integrazione futura di sistemi di monitoraggio in tempo reale, sensori digitali e algoritmi predittivi basati su intelligenza artificiale potrà ulteriormente affinare la gestione zootecnica, contribuendo allo sviluppo di una zootecnia di precisione orientata all’efficienza gestionale, alla sostenibilità ambientale e al benessere animale.

 

BIBLIOGRAFIA

1.          Pluske JR, Hampson DJ, Williams IH (1997) "Factors influencing the structure and function of the small intestine in the weaned pig: a review". Livest Prod Sci. 51(1-3), 215-236. doi:10.1016/S0301-6226(97)00057-2

2.          World Health Organization (WHO) (2015) "Global Action Plan on Antimicrobial Resistance". Microbe Magazine. Published 2015. https://www.who.int/publications/i/item/9789241509763

3.          Guevarra RB, Hong SH, Cho JH, et al. (2018) "The dynamics of the piglet gut microbiome during the weaning transition in association with health and nutrition". J Anim Sci Biotechnol. 9(1), 1-9. doi:10.1186/s40104-018-0269-6

4.          Leliveld LMC, Riemensperger AV, Gardiner GE, O’Doherty JV, Lynch PB, Lawlor PG (2013) "Effect of weaning age and postweaning feeding programme on the growth performance of pigs to 10 weeks of age". Livest Sci. 157(1), 225-233. doi:10.1016/j.livsci.2013.06.030

5.          Tang X, Xiong K, Fang R, Li M (2022) "Weaning stress and intestinal health of piglets: A review". Front Immunol. 13(November), 1-14. doi:10.3389/fimmu.2022.1042778

6.          Campbell JM, Crenshaw JD, Polo J (2013) "The biological stress of early weaned piglets". J Anim Sci Biotechnol. 4(1), 2-5. doi:10.1186/2049-1891-4-19