VISTO ED ELABORATO PER VOI DALLE JRP 2013… (by Mario Gherpelli
Dalle Journées de la Recherche Porcine (Giornate della Ricerca Suina – JRP 45a edizione. Autori: S. Boulot, Y. Despres, B. Badouard, E.Sallé
Introduzione
Al momento del primo svezzamento i problemi riproduttivi delle primipare sono frequenti: difficile venuta in calore, infertilità, riduzione del numero dei nati al parto successivo. Questo quadro, noto con il termine di “sindrome della seconda figliata”, può penalizzare le performances dell'intera carriera di una scrofa e diminuirne la longevità (Hoving, 2012).
Le ricerche su questo argomento sono piuttosto datate ma spesso focalizzate solo sulla prolificità, mentre l'obiettivo di questo studio è di valutare la frequenza delle varie componenti della sindrome e di studiare i fattori associati alla sua comparsa, sia a livello di scrofe che di allevamenti.
Materiali e metodi
Lo studio è stato realizzato a partire dal database nazionale della GTTT (Gestione Tecnica dei Branchi Scrofe). I dati inclusi riguardano il 2008 e includono 812 allevamenti da riproduzione.
I dati individuali delle primipare (n >42.000) sono stati estratti al fine di calcolare le seguenti performances in prima e seconda figliata: numerosità delle covate (nati totali, nati vivi, allattati, svezzati, natimortalità), intervallo svezzamento-1a copertura, fertilità.
Una copertura è considerata infertile in caso di ritorno, aborto, di riforma associata allo stato di “vuota al parto” o a un problema riproduttivo. La numerosità delle covate è stata calcolata tenendo distinte quelle generate da una prima copertura o da un ritorno. Si è determinata l'origine del seme (acquistato o autoprodotto), la strategia di IA (1, 2, 3 o più interventi), la frequenza di adozioni e di scrofe/balia, la durata di lattazione, l'età alla prima IA e al primo parto e la durata dell'ISE (Intervallo Svezzamento Estro) in rapporto alla stagione.
Gli allevamenti sono stati classificati in base al numero dei riproduttori allevati (<150, 150-250, >250 scrofe), al tipo di gestione in bande (7, 20-21 o altre), all'età di svezzamento (3 o 4 settimane), alla regione (Bretagna o altre), al tipo di alloggiamento delle scrofe gestanti (in gruppo o in gabbia) e alle loro performances medie annuali nel corso del 2008.
Risultati e discussione
A livello di animali
L'analisi dei dati mostra che il 16% delle primipare sono infertili dopo il primo svezzamento e che la comparsa del calore è tardiva (>7 giorni) nel 13% dei casi.
La numerosità della seconda covata è inferiore alla prima nel 42% dei casi. In valore assoluto, risulta scarsa (<11 nati totali) nel 19% dei soggetti.
In accordo con Hoving, la correlazione tra numerosità della prima e seconda figliata è debole (r=0,18).
I fattori associati alla comparsa della sindrome variano a seconda delle sue componenti. La durata e/o la conduzione della quarantena delle scrofette si rivelano importanti. In particolare, un breve intervallo fra introduzione e prima copertura o un'età al primo parto <340 giorni aumentano i rischi di infertilità, di estro tardivo e di calo della prolificità al secondo parto.
Le performances nel corso della prima lattazione possono impattare sul secondo ciclo, ponendo come ipotesi l'origine nutrizionale della seguente infertilità. D'altra parte, esistono altri fattori (genetici, sanitari, di conduzione, ecc..) da tenere in conto per dare un peso ai rischi connessi alla scarsa prolificità al primo parto.
A livello di allevamenti
La sindrome si manifesta, in diversi modi e livelli di gravità, in circa l'80% degli allevamenti studiati.
I profili clinici parziali sono più frequenti del quadro completo della sindrome, presente contemporaneamente in tutte le sue componenti in meno del 10% degli allevamenti.
L'analisi dei fattori di rischio a livello degli allevamenti conferma l'importanza del livello gestionale globale, della conduzione della prima lattazione e in particolare della strategia dei pareggiamenti/adozioni.
Conclusioni
Questo studio conferma che la “sindrome della seconda figliata” è molto frequente negli allevamenti francesi ma con una varietà di manifestazioni cliniche (infertilità, anestro, ipoprolificità) molto accentuata. I fattori di rischio, anch'essi, variano al variare della presenza dei singoli aspetti della sindrome.
E' interessante notare che sono stati identificati allevamenti “resistenti” (21% del campione). L'analisi approfondita delle loro strategie gestionali potrà permettere di identificare le pratiche “protettrici” e di confermare i punti chiave da tenere sotto controllo.