Sviluppo e crescita dei lattonzoli: dalle prime poppate allo svezzamento

(Giulia Catellani, laureanda MV)

La sopravvivenza dei suinetti e il loro accrescimento dal momento della nascita allo svezzamento è un periodo essenziale e molto delicato che influenzerà tutta la vita dell’animale.

Tale sviluppo dipende quasi esclusivamente dalla quantità di energia che riescono ad ottenere e a sfruttare, inizialmente prendendola dal colostro ed usando le poche riserve di glicogeno che hanno accumulato durante la gestazione e successivamente (circa dal giorno 2) utilizzando il latte come fonte principale. Il colostro, essendo la prima sostanza ingerita, deve essere utilizzabile interamente ed infatti presenta una digeribilità quasi totale grazie alla sua composizione facilmente scomponibile in zuccheri e azoto; il latte, a differenza, a causa dell’elevata concentrazione di grassi ha una digeribilità leggermente inferiore (98%), che si accompagna però bene alla crescita dei suinetti e al loro continuo sviluppo dell’apparato gastro-enterico.

La quantità ideale di secreto colostrale che un neonato dovrebbe assumere per sopravvivere è di circa 160 g di colostro per kg di peso vivo, quantità che solo il 60-88% delle scrofe riescono a garantire. Tale dato risulta essenziale da conoscere e verificare, in quanto questo passaggio ha effetti permanenti sulla crescita: una sua deficenza può infatti andare ad impattare non solo sul peso allo svezzamento, ma anche all’inizio e alla fine dell’ingrasso, con un effetto pronunciato nei suinetti nati più leggeri.

Sempre più studi fatti nel corso degli anni confermano che i suinetti che provengono da nidiate numerose peseranno meno al termine della lattazione rispetto a quelle meno prolifiche; questo è dovuto sia al peso alla nascita (solitamente più una scrofa ha suinetti più tenderanno ad essere leggeri e meno vitali) ma soprattutto alla quantità di latte che ogni mammella sarà in grado di produrre. Nei parti iperprolifici, sempre più presenti con le genetiche di oggi, il numero di nati vivi per scrofa arriva spesso a superare il numero di capezzoli presenti, per cui ogni individuo beneficerà di una frazione minore di latte e meno tempo per alimentarsi rispetto a parti in cui ogni componente può usufruire di uno o due mammelle. Tale differenza risulta impercettibile al 3 giorno di vita, appena visibile al giorno 7 e via via sempre più evidente andando avanti con la lattazione.

La quantità di latte assunta è essenziale per permettere al suinetto di mantenere le sue funzioni vitali e tutto ciò che eccede viene convertito in peso vivo. Questo concetto spiega il motivo per cui, in animali alimentati con restrizioni, tale conversione risulta minore in quanto la maggior parte dell’energia viene indirizzata al mantenimento; un suinetto appena nato alimentato con colostro somministrato tramite biberon per le prime 24h presenta un’assunzione volontaria superiore di circa 450 g/kg, che è pari al doppio del consumo medio se allattati dalla scrofa. La quantità di latte ingerita e di conseguenza l’aumento di peso dei suinetti dipendono totalmente dalla madre quindi un quantitativo massimo di produzione lattea inferiore alle necessità della nidiata diventa un fattore limitante per la crescita ponderale dei piccoli.

Il valore che prendiamo di riferimento per misure la crescita del suinetto è l’accrescimento medio giornaliero (AMG) , riferito al singolo soggetto dal momento della nascita; tale dato è stato sicuramente correlato alla quantità di latte ingerita, come detto prima, ma soprattutto è stato sottolineato come cambi radicalmente in base alle differenze tra due mammelle: la forma, la posizione, l’attività secretoria e il numero di cellule attive per alveolo. Ognuna, infatti, presenta al suo interno una ghiandola mammaria che può essere completamente diversa rispetto alle altre, modificando così la quantità di latte disponibile per il suinetto destinato a tale capezzolo. La forma della mammella, per esempio, si modifica in relazione alla posizione anatomica in cui si trova in quanto quelle anteriori e mediane possono espandersi esclusivamente lateralmente e medialmente mentre quelle posteriori anche longitudinalmente raggiungendo una forma quasi ellittica.

I lattonzoli sembrerebbero preferire la fila superiore di capezzoli, in particolare o le prime mammelle o le ultime della fila; è stato notato come i suinetti che selezionano le mammelle anteriori al momento dello svezzamento pesino maggiormente, ma da un’analisi più approfondita non sembra esserci correlazione. Gli unici dati certi sono quelli che una scorfa con una fila di mammelle ben sviluppate e ricche di secreto avranno una covata con AMG della nidiata ottimale e certamente migliore rispetto a scrofe con problematiche fisiologiche o ghiandole mammarie sottosviluppate.

Vi è una crescente preoccupazione riguardo la differenza di peso alla nascita tra suinetti appartenenti alla stessa nidiata, che sta portando a compiere diversi studi per cercare di diminuire tale eterogenicità, che poi si rispecchierà anche nelle fasi successive della crescita. I risultati ottenuti fino ad ora riportano un coefficiente di variabilità tra suinetti che va dal 10 al 24%, cioè dimostrano come sia sempre presente, e anche in percentuale abbastanza elevate, una differenza di peso tra fratelli; è stato tuttavia riscontrato come l’omogeneità maggiore la troviamo nella prole di scrofette primipare e secondipare, indipendentemente dal numero di suinetti che compone la covata, nonostante rimanga comunque impossibile prevedere il peso al parto successivo.

Un fattore che può andare ad impattare significativamente sull’uguaglianza di peso dei suinetti, e su cui l’operatore può influire, è la condizione fisica della scrofa durante la lattazione precedente, al momento dell’inseminazione e del parto; è importante infatti che l’animale mantenga un peso forma ideale, senza andare sottopeso in sala parto ma neanche ingrassando esageratamente nelle fasi successive, perché sottoporrebbe il corpo ad uno stress ulteriore impedendo la corretta ridistribuzione delle energie e dei nutrimenti verso la gravidanza, lo sviluppo dei feti in tutte le fasi successive.

 Foto1: riassunto dei fattori influenzanti positivamente l’incremento peso giornaliero  
Foto1: riassunto dei fattori influenzanti positivamente l’incremento peso giornaliero 

 

Per avere quindi animali sani e con un buon peso allo svezzamento i fattori da valutare e tenere in considerazione sono tanti, partendo dalla nutrizione corretta della scrofa e dallo sviluppo del suo apparato mammario, ponendo particolare attenzione poi all’assunzione di colostro e alla numerosità della nidiata. Assicurarsi pertanto che i suinetti, soprattutto i più leggeri, abbiano sempre l’energia sufficiente (tramite la lattazione dalla madre o anche con integrazione dall’allevatore) per sopravvivere e per crescere è il primo passo per ottenere sale parto simili, sane e pronte per lo svezzamento (Foto1).