(Giulia Catellani, laureata MV)
Con infertilità stagionale si definisce il periodo da inizio estate ad inizio autunno in cui i valori riproduttivi delle scrofe si abbassano drasticamente. Un tempo definita infertilità estiva, ad oggi diversi studi hanno dimostrato come la temperatura ambientale ed il fotoperiodo (durata del periodo di illuminazione giornaliera) vadano ad influenzare i parametri anche al di fuori di questa stagione. Nonostante le cause riportate non siano ancora certe la si può definire una sindrome multifattoriale che si manifesta con alterazioni del ciclo ovarico e/o del corpo luteo, probabilmente da modificazioni nella stimolazione gonadotropica in scrofe particolarmente recettive ai cambiamenti ambientali.
L’elevata temperatura con alti gradi di umidità ed associata ad una luminosità diurna maggiore vanno ad interferire specialmente con l’assunzione di cibo giornaliera, carenza che viene più facilmente notata in scrofette e primipare dato che sono quelle ad avere bisogno di un’assunzione maggiore per la crescita corporea e per raggiungere la maturità sessuale. Anche le pluripare mostrano segni di disagio, avendo pochi nutrienti ed energia in circolo per poter allattare e contemporaneamente riprendere il normale ciclo ovarico; le conseguenze sono suinetti con un minor peso allo svezzamento (in quanto il latte è carente e non permette un corretto sviluppo) e una fertilità ridotta (in quanto si hanno livelli bassi di LH preovulatorio che impediscono l’ovulazione e bassi livelli di LH basale che impediscono il mantenimento della gravidanza).
Un nuovo neurotrasmettitore, chiamato “kisspeptina”, è stato recentemente inserito fra le molecole coinvolte nelle cause di infertilità stagionale, definendolo come il possibile maggior fattore impattante su tale sindrome. Con l’attivazione dei suoi recettori ipotalamici, infatti, viene stimolata anche la produzione di GnRH, ormone essenziale per la regolazione di tutte le funzioni riproduttive. Durante l’estate, la riduzione dell’appetito nella scrofa comporta una riduzione dei volumi di ingestione e pertanto dei nutrienti assunti Si attiva così un meccanismo definito di “down-regulation”; ciò consiste nel fatto che all’aumentare di questi fattori, il gene deputato alla sintesi proteica di tale proteina viene soppresso e di conseguenza si avrà sempre minore produzione di kisspeptina. Lo stato di anoressia/disoressia inoltre promuove una mobilitazione dei tessuti di riserva, un incremento dello stato di anestro, una diminuzione dei tassi di gravidanza e un alto livello di leptina circolante. Tutti questi fattori sembrano essere anch’essi collegati con la diminuzione di livelli di kisspeptina e di conseguenza di GnRH, rendendo difficoltoso così avere adeguati livelli di LH e FSH circolanti, essenziali per avere un corretto ciclo ovarico e una scrofa fertile (Figura1).
Figura 1: effetti dell’infertilità stagionale correlati al peptide kisspeptina
Tali cambiamenti metabolici ed endocrini vanno a creare uno stato di stress nell’organismo che si manifesta con aumentati livelli di cortisolo e ormone della crescita (GH). Livelli particolarmente alti di questi due ormoni vanno ad interferire in primo luogo con le funzioni ovariche, riducono infatti l’effetto dell’enzima aromatasi sulle cellule ovariche della granulosa, impedendo la produzione di estrogeni facilitanti l’ovulazione; in secondo luogo, sembra si riduca anche il livello di insulina circolante rendendo ancora più sfavorito l’apporto di energia ai tessuti, in quanto GH interferisce con i recettori insulinici.
L’aumento delle temperature e del fotoperiodo, quindi, vanno ad interferire con la normale fisiologia riproduttiva della scrofa non solo a livello superficiale, ma cambiandone e modificandone i meccanismi cellulari; trovare soluzioni che ne contrastino gli effetti è uno degli obbiettivi ad oggi più studiati e ricercati.
Tratto da: De Rensis, Fabio, Adam J. Ziecik, and Roy N. Kirkwood. "Seasonal infertility in gilts and sows: Aetiology, clinical implications and treatments." Theriogenology 96 (2017): 111-117.