(Giulia Catellani, laureanda MV)
Il colostro è il primo prodotto delle ghiandole mammarie, che i suinetti devono assumere necessariamente in quanto porta tre benefici essenziali: fornisce immunità passiva, dà energia necessaria per evitare la sindrome ipoglicemia-ipotermia e stimola i fattori di crescita per lo sviluppo intestinale.
Esso è composto principalmente da proteine, per la maggior parte immunoglobuline G derivanti dal siero, mentre è carente di lipidi e lattosio (il quale rimane con maggiori concentrazioni nel sangue fino alla lattogenesi); al cambio di produzione con il latte, che avviene tra le 24 e 36 ore dall’inizio del parto, il rapporto tra questi nutrienti presenti in secreto mammario e siero si inverte.
Un’altra caratteristica importante che contraddistingue il colostro è il metodo con cui viene prodotto: infatti esso è il derivato di pressioni tali all’interno dei capillari mammari (per transitorio aumento della permeabilità vasale ed elevata pressione sanguigna) che fanno sì che il siero essudi all’interno della ghiandola mammaria, quindi come passaggio passivo e non una secrezione (Foto 1); per poter avere quantità di liquido all’interno dei vasi da permettere di soddisfare le esigenze di un’intera nidiata, l’organismo della scrofa, in concomitanza della gravidanza, modifica alcune sue attività, andando a ridurre la produzione urinaria e convogliando a livello di mammelle tutto il sangue che durante la gestazione vascolarizzava l’utero (pre-partum arriva il 20% di quantità di sangue in più in tale zona rispetto alla fase di post-partum).
Foto 1: Diversa presentazione del colostro appena munto e a 30 minuti dalla mungitura
Tra i vari costituenti di questo “succo” le proteine colostrali e il lattosio rimangono pressoché invariati, mentre la concentrazione di grasso risulta essere visibilmente variabile; i fattori che sembrano intervenire sono la razza, l’ordine di parto (scrofe pluripare producono meno rispetto ad una scrofetta), il numero di nati-vivi e i grassi presenti nella dieta delle scrofe.
Tale mutabilità sulla qualità rende anche la quantità prodotta molto variabile, con range tra 2 e 5 kg (una media di 3,5) prodotti entro le 24h dal parto per una nidiata di 8-12 suinetti; ciò indica che tenendo la produzione nel limite inferiore ogni suinetto circa ingerisce 200g di colostro in queste ore, che è il livello minimo necessario per andare a diminuire la mortalità pre-svezzamento, acquisire un’immunità passiva sufficiente (alcuni autori ritengono che per questo bastino 6 poppate) e mostrare un leggero aumento di peso. Per avere invece una significativa salute e una crescita ponderale adeguata sia sotto scrofa che in svezzamento servirebbe un consumo di almeno 250 g a suinetto, se non 325 g come dimostrato negli ultimi anni.
Le caratteristiche di un buon colostro in queste 24h risultano inoltre influenzare positivamente il peso medio di un suinetto dalla nascita ed è negativamente correlata alla variazione di peso di una nidiata. Ciò significa che alcuni suinetti potrebbero arrivare ad un peso maggiore ma a discapito della cucciolata che risulterà più disomogenea.
Un altro aspetto da tenere in considerazione parlando di resa del colostro è la vitalità dei suinetti alla nascita, in quanto essa è strettamente legata alla produzione: suinetti energici e con una buona capacità di estrarre il colostro dalla mammella andranno a stimolare maggiormente quest’ultima che aumenterà la quantità sia di colostro che di latte prodotti. Anche la scrofa ha un ruolo in questo meccanismo. Infatti, se è poco produttiva limiterà la suzione disincentivando i suinetti e quindi bloccando il circolo positivo appena citato. In caso ci si trovi davanti a questa situazione si può intervenire somministrando azaperone all’espulsione della placenta con il fine di aiutare la scrofa ad avere maggiore indole materna.
Variazioni nutrizionali, ormonali e ambientali influenzano quindi notevolmente la colostrogenesi, motivo per cui è importante andare a conoscerli per capire come poterli sfruttare e migliorare; il fattore endocrino più importante è la diminuzione di progesterone che permette la risalita dei livelli di prolattina poco prima del parto (vedi articolo “Fisiologia della produzione di latte”), e la cui crescita ritardata impatterà negativamente sulla produzione del latte durante la lattazione..
Per quanto la composizione sia ben studiata, andare a quantificare la resa del colostro è invece molto più difficile, in quanto non vi è un metodo diretto per misurarla. Quello più comune è sempre stato pesare i suinetti alla nascita e durante tutto il periodo sotto-scrofa, per poi inserire tali risultati all’interno di un’equazione per avere dati predittivi sulle lattazioni successive; tuttavia, questo metodo presenta diversi fattori negativi come dover essere sempre presenti in sala parto, la necessità di un lavoro meticoloso e non include la variabilità individuale che può esserci fra i suinetti da parto a parto. Si stanno quindi cercando nuove metodiche per fare valutazioni, tra cui il più recente è il refrattometro Brix, che recenti studi suggeriscono possa essere un perfetto sistema, economico e pratico, anche in azienda per misurare i livelli di igG, (ed esempio quando si sospetta una discrepanza dalla normalità) così da andare ad agire tempestivamente per riuscire a sfruttare tutte le potenzialità del colostro.