(Dott.ssa Lucia Tagliaferri - Dott. Mazzoni)
Le temperature raggiunte tra giugno e agosto di quest'anno hanno avuto veramente dell'incredibile, soprattutto per la costanza nel mantenersi molto elevate anche sulla media giorno/notte.
Le principali conseguenze di un’estate così torrida sono legate a problemi riproduttivi ossia, più nello specifico: l'incremento delle scrofe vuote al parto, la riduzione della natalità, i parti con solo uno o due suinetti, e l’elevata disparità all'interno della covata con anche quattro taglie differenti di suinetti. Non è semplice dipanare questa matassa di eventi davvero ingarbugliati, ma una delle poche cose veramente certe è che il tutto parte durante la lattazione precedente. Cerchiamo quindi di fare un po' di ordine e creiamo un punto zero.
È ben noto a tutti che le alte temperature influenzino, in maniera negativa, l'ingestione di alimento delle scrofe durante la lattazione. Indicativamente, sopra i 30 gradi, si calcola che una scrofa ingerisca circa 1,5-2,0 kg in meno al giorno. Tuttavia quando le temperature sfiorano i 38 gradi ed il tasso di umidità si approssima al 90%, non credo che vi siano più regole, ma la cosa che si vede è che le scrofe smettono proprio di mangiare ed il danno metabolico sulla fisiologia della riproduzione, è tanto più alto quanto più persiste questa condizione atmosferica.
Per meglio comprendere i motivi di questo danno, basta focalizzare l'attenzione su una parola: l'insulina. Questo ormone, fra le varie cose, è responsabile del rilascio delle gonadotropine a livello ipotalamico quindi, in buona sostanza, degli ormoni deputati al controllo dell'attività riproduttiva. Ecco che allora il quadro completo potrebbe essere così dipinto: le elevate temperature riducono l'ingestione di alimento, la cosa abbassa la glicemia che, come diretta conseguenza, porta ad una riduzione della secrezione di insulina e quindi degli ormoni preposti al corretto sviluppo dei follicoli e degli ovuli in essi contenuti.
La prima conseguenza è una compromissione della qualità della manifestazione estrale, poiché collegata alle dimensioni del follicolo e, più in particolare, agli estrogeni che da esso sono prodotti. Ecco che allora la qualità dei follicoli, quindi degli ovuli, sarà più scadente, per vitalità, per dimensioni, ma anche per numero.
A questo punto, avvenuta l'ovulazione, l'oocita va in contro alla fecondazione. Sfortunatamente, anche per questa delicatissima fase, le alte temperature giocano un ruolo molto negativo, aumentando il rischio di fallimento del concepimento. Quindi avremo una riduzione del numero di ovuli fecondati. Gli embrioni che hanno superato queste prime fasi di drastica selezione, cominciano il loro percorso all'interno delle corna uterine, in attesa di "annidarsi" attorno ai 12-14 giorni di gestazione sulla mucosa uterina. Purtroppo anche l'annidamento risente in modo negativo del caldo incrementando la mortalità embrionale precoce. A questo punto il numero di embrioni si è ridotto in modo superiore rispetto al resto delle altre stagioni dell'anno e, questa, è una faccenda da avere ben presente!
Molti di voi ricorderanno la storia dei due segnali di gravidanza, il primo circa a 10-12 ed il secondo fra i 17 ed i 25 giorni di gestazione, con i quali si instaura un vero e proprio dialogo fra i feti e la madre. Durante questa fase i suinetti debbono, per così dire, avvisare la madre della propria presenza, affinché l'attività ovarica rimanga quiescente. In effetti un suo riavvio coinciderebbe con la perdita della gravidanza e quindi, con la morte degli embrioni stessi. Questo avviso, meglio dire segnale, che si realizza fra i suinetti e la scrofa, viene mediato da degli ormoni, in prevalenza estrogeni che, tramite un complesso meccanismo biochimico, impediscono la liberazione delle prostaglandine F2 alfa dall'utero al torrente circolatorio, e l'inevitabile luteolisi che ne conseguirebbe responsabile della perdita della gravidanza e del ripristino dell'attività ciclica della scrofa. Sfortunatamente però, non solo servono questi estrogeni, ma ne servono anche una certa quantità, ecco così che abbiamo una dose dipendenza la quale si raggiunge solamente se sono presenti un certo numero di feti in grado di produrla. Questo numero di feti, che viene universalmente riconosciuto come sufficiente per dare il segnale, e di 5 tanto per il primo quanto per il secondo segnale di gravidanza. Ben inteso, stiamo parlando di eventi biologici, quindi non è detto che siano tassativamente 5 feti in tutti i singoli animali, in alcuni saranno anche 2 ed in altri anche 7, ma questo è un valore medio di riferimento, una linea guida. Proseguendo nel ragionamento iniziale, se a livello di annidamento (10-12 giorni) abbiamo un incremento della mortalità embrionale, ci sono i presupposti affinché il numero minimo di feti sia raggiunto al limite o non sia raggiunto del tutto. Le conseguenze di questo fatto sono che la scrofa vada in parto con pochissimi feti oppure che il primo od anche solo il secondo segnale di gravidanza non riescano neppure a scatenarsi, ed il ciclo della scrofa vada a ripartire. Con l'assenza del primo segnale direi che è tutto chiaro, la scrofa rimane vuota e ritorna in ciclo dopo 18-24 giorni. Diversa la situazione legata all'assenza del II segnale dove il ritorno sarà quindi oltre i 25 giorni di gestazione (per tale motivo sarà detto fuori ciclo), essendo mancato il segnale fra i 17 ed i 25 giorni di gestazione (riepilogo nell'immagine 1).
Immagine 1: i segnali di gravidanza
Il quadro dell'infertilitá estiva ha tutti i suoi elementi in fila partendo con l'aumento considerevole dei ritorni in ciclo, ma anche di quelli fuori ciclo, questi ultimi preceduti dalla perdita dell'embrione già visibile nella sua caratteristica struttura filiforme che fuoriesce dalla vulva della scrofa (immagine 2). Non mancano inoltre un aumento dei parti poco numerosi, fino alla pseudogravidanza, o con covate più piccole rispetto alla media aziendale, oltre che l'aumento della disomogeneità della covata.
Immagine 2: Perdita dell'embrione
Nel settore suinicolo, e più in generale nel settore zootecnico, abbiamo spesso a che fare con eventi negativi improvvisi che hanno una spiegazione solo se riusciamo a correlarli a fatti aziendali del recente passato. La clinica dell'infertilita stagionale, è forse l'esempio più eclatante di questa condizione e dovrebbe insegnarci a lavorare in prevenzione, dato che una torrida estate, più o meno orrida, si ripresenta quasi tutti gli anni.