Credo che sia opinione comune all’interno delle varie proprietà, quella di ritenersi molto fortunati quando, identificato un tecnico di qualità, si riesca ad usufruire dei suoi servigi. Avere, ad esempio, un uomo bravo all’interno della gestazione in grado di far esprimere al meglio le tecnologie, le strutture ed il patrimonio genetico messogli a disposizione dall’azienda, è certamente il sogno di molti allevatori. È il caso della situazione di cui voglio parlarvi e che ha come punto di partenza un allevamento di 600 scrofe a ciclo chiuso con lattazione di 24 giorni circa, la cui fertilità relativa agli ultimi quattro anni è espressa dal grafico.
Ad una prima sommaria disamina dei dati sembrerebbe una tipica azienda affetta da una brutale, quanto ricorrente, sindrome dell’ipofertilità estiva (SIC). In effetti da settembre a giugno la fertilità si mantiene su valori abbastanza costanti più che accettabili, tranne casi sporadici, per poi avere un crollo decisamente marcato fra luglio ed agosto. Approfondendo la situazione, ci si accorge che sotto il profilo sanitario la realtà, pur non essendo delle più felici, è comunque da considerarsi abbastanza stabile, comunque convenzionale. Inoltre la gestione dei 3 verri, del seme e la preparazione delle fiale per la fecondazione artificiale seguono le stesse procedure per tutto l’anno.
Ma insomma che cosa accade in questa azienda durante il mese di agosto?
Molto semplice, il tecnico addetto alla gestazione si prende un intero mese di ferie! Certo non manca mai durante l’anno, ma evidentemente nessuno è in grado di sostituirlo degnamente in quel suo mese d’assenza.
L’importanza del “fattore uomo” è in questo esempio eclatante. La sua attenzione nella ricerca calori, la sua gestione della scrofa nel post-svezzamento e la sua attenzione nei tempi di inseminazione, quindi in poche parole la sua sensibilità verso la sfera riproduttiva della scrofa, sono impareggiabili. A nulla valgono i tentativi degli altri ragazzi che lavorano in azienda di sostituirlo anche perché, come se non bastasse, nella stagione estiva la proprietà è costretta a ridurre ulteriormente il personale in allevamento per fare fronte alle incombenze della campagna.
Come si vede bene dal grafico, il 2006 è da considerarsi come una stagione eccezionale; questo è, a mio giudizio, da imputare alla notevole disponibilità di animali giovani che erano stati preparati proprio per far fronte all’estate. Per motivi diversi ciò non è stato fatto negli anni precedenti ed in quelli a seguire. Situazioni come queste sono davvero molte, direi certamente più di quelle che possiamo credere. Purtroppo per noi, sono oggetto di frequenti abbagli diagnostici di tipo sanitario, provate a pensare se, nell’esempio riportato, ci fossimo orientati su una problematica di tipo patologico. Ricerche di laboratorio, strategie di medicazione e piani vaccinali sono solo alcuni degli interventi che avremmo potuto mettere in atto con notevole esborso economico, ma soprattutto senza che questo fosse il reale problema per l’azienda.
Il “fattore uomo”, non solo in funzione delle sue capacità ma anche della sua presenza/assenza, deve quindi essere sempre considerato in tutti quei contesti sindromici che colpiscono l’allevamento. Nel nostro caso possiamo certamente dire che questo fattore sia veramente parte integrante del Complesso dell’Infertilità Estiva (SIC). Tutto ciò, anche se complica ulteriormente il quadro di una sindrome di per sé già articolata, credo la completi in maniera decisiva.