L’infertilità stagionale (SIS) può essere suddivisa in due periodi: quello estivo SIC (complesso dell’infertilità estiva) e quello autunnale AAS (sindrome degli aborti autunnali).

Tale suddivisione, tuttavia, è da ritenersi puramente didattica, in quanto la SIC e la AAS possono considerarsi una la conseguenza dell’altra ed hanno nella stagionalità una causa comune. In via del tutto teorica e, tenuto conto delle stagioni che si susseguono nel nostro paese, è possibile ritenere che la SIC inizi dai primi di Giugno per terminare verso la seconda metà di Settembre, mentre la AAS è possibile farla iniziare dalla fine di Agosto per vederla concludersi attorno alla seconda metà di Novembre (fig.1).

Per cercare di inquadrare meglio il problema, i fattori in grado di influenzare la SIS possono essere sintetizzati nella regola delle 3A: Ambiente, Allevamento e Alimentazione.

Il Fattore Ambientale

Essendo chiamato in causa come attore principale, l’ambiente dovrebbe essere il fattore determinante per l’insorgenza della SIS, ma non sempre è così. Questo perché, di base, è difficile comprendere come due stagioni diverse fra loro abbiano un effetto così simile sulla sfera riproduttiva, oltre al fatto che le stesse stagioni non si comportino allo stesso modo di anno in anno.

Questa variabilità climatica, tanto imprevedibile quanto inevitabile, è certamente negativa, poiché limita molto i modi di intervento (l’accensione dei raffrescatori in estate o del riscaldamento in autunno).

Tuttavia questo aspetto deve essere tenuto in considerazione, visto che le temperature alte per lunghi periodi e le ampie escursioni termiche, soprattutto giorno-notte, rientrano fra le molteplici cause della SIS.

Il Fattore Allevamento

Con questo termine intendiamo le strutture presenti in azienda unite alla capacità manageriale dell’imprenditore. La presenza di ambienti confortevoli, ben illuminati (anche artificialmente) ed adeguatamente raffrescati in estate, quanto riscaldati e riparati in autunno, limita notevolmente l’incidenza della sindrome.

Anche il management, d’altro canto, ricopre un ruolo fondamentale, in particolare la mandria ben distribuita in relazione all’ordine di parto (39-43% della mandria fra il 3° ed il 5° parto). Non vanno inoltre dimenticati la densità delle scrofe nei box gestazione, il rapporto uomo-animale e l’igiene.

Il Fattore Alimentazione

È ormai riconosciuto da tutti il ruolo che una corretta alimentazione ha sull’incidenza della SIS, sia durante la lattazione che nel contesto del primo mese di gestazione.

La questione non è rivolta tanto alla qualità degli alimenti, aspetto che rimane importante tutto l’anno, quanto alla quantità degli stessi. Ridotti livelli di ingestione in sala parto, infatti, non permettono alla scrofa di regolarizzare l’attività riproduttiva dei mesi successivi. Questo perché si instaurano delle interferenze che agiscono indirettamente sull’attività ormonale preposta alla regolazione della sfera riproduttiva.

Non sono pochi gli allevamenti in cui, in estate, viene volutamente ridotto il quantitativo di mangime fornito alle scrofe in lattazione, con la scusante che le scrofe mangiano poco per il caldo, quindi non ha senso “sprecare” eccessivamente il mangime. La soluzione, però, non è ridurre il quantitativo di mangime disponibile, ma è trovare un sistema in grado di permettere alle scrofe una maggiore ingestione di alimento in questa stagione.

 

La somma di questi 3 fattori (Ambiente, Allevamento e Alimentazione) determina un accumulo di stress nella scrofa, se protratti nel tempo. Ciò si traduce nell’alterazione dell’equilibrio ormonale che regola la sfera riproduttiva, sfociando conseguentemente nella SIS.

È necessario sottolineare che la SIS non si manifesta in tutte le scrofe allo stesso modo e, per fortuna, nella maggioranza dei casi gli animali riescono a compensare egregiamente lo stress.

In alcuni casi, però, i 3 fattori prendono il sopravvento, rendendo così molto accreditata l’ipotesi che esistano alcune sottopopolazioni di scrofe maggiormente sensibili rispetto ad altre.

 

Articolo scritto in collaborazione con il Dott. Claudio Mazzoni