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Suinicoltura + Suinicultura

AMR: le filiere zootecniche minori (MUMS) e gli animali non destinati a produrre alimenti (NDPA)

(dott. Andrea Setti)

Faccio una doverosa premessa, relativa all’oggetto del presente report legislativo. Trattando una tematica come quella relativa all’AMR, anche specie lontane e diverse dal suino, come i MUMS ed i NDPA giocano un loro ruolo nel determinismo dei meccanismi di trasmissione dell’AMR.

In questo report legislativo affronterò la trattazione dell’antimicrobico resistenza nelle filiere zootecniche dei cosiddetti “MUMS” (Minor Uses and Minor Species) e negli animali non destinati a produrre alimenti (NDPA), intesa come emergenza sanitaria e come patologia a carattere zoonosico.

La professione del medico veterinario zooiatra che si occupa di animali da reddito è calata in numerose realtà e tipologie differenti di allevamento.

Le innumerevoli specie diverse allevate per produrre alimenti per l’uomo e le differenze geografiche intrinseche del nostro territorio nazionale richiedono competenze diversificate ed altamente specialistiche. Per tutte quelle specie che rientrano nella definizione di MUMS , stiamo parlando di specie prodotte globalmente in UE in numero inferiore a valori soglia prefissati, ma anche altri valori possono essere considerati per far rientrare una specie tra le Minori, quale ad es. lo scarso valore di ogni singolo animale. In tali MUMS rientrano, ad esempio, le seguenti specie: Pesci, Api, Conigli, Ovi-Caprini ed Animali selvatici. Inoltre rientrano in tale classificazione (Minor Uses), anche le indicazioni minori di un farmaco veterinario in una specie maggiore. Tale uso riguarda in genere il trattamento di malattie che si verificano raramente o in aree geografiche limitate. In buona sostanza, si tratta di malattie per le quali l’industria non ha interesse a produrre il farmaco. In umana si parla di malattie orfane per quelle rare. In veterinaria sono orfane anche alcune specie, oltre ad alcune malattie. Per avere un’idea di tale situazione basta vedere il percorso all’EMA, relativo alla registrazione dei medicinali, con particolare riferimento alle Linee guida per la richiesta di registrazioni di farmaci veterinari destinati ai MUMS.

Per quanto riguarda i MUMS, tratterò: Acquacoltura, Apicoltura, Coniglicoltura, Ovi-caprini e Filiera animali selvatici.

Per quanto riguarda i NDPA tratterò: Cani e gatti, Cavalli sportivi ed equidi DPA e Uccelli ornamentali e pesci d’acquario (esotici).

Acquacoltura

In acquacoltura la terapia con chemioterapici non può prescindere dall’uso di mangimi medicati.

La disponibilità di medicinali in acquacoltura, bassa in tutta Europa per il mancato interesse dell’industria, vede una situazione aggravata in Italia per tutta una serie di lentezze burocratiche di registrazione, maggiori in Italia che in altri paesi e per interpretazioni di legge tra le più rigide d’Europa. Il numero di medicinali registrati per l’uso in acquacoltura in Italia è limitato, è frequente il ricorso alla prescrizione in deroga. Gli allevamenti ittici del Mar Baltico mostrano meno geni di AMR rispetto ai sistemi di acquacoltura cinesi, che invece sono ora serbatoi di geni che codificano la resistenza ai chinoloni - un importante farmaco umano il cui utilizzo è cresciuto a causa della crescente resistenza ad antibiotici più antichi come la tetraciclina. «Level Playing Field» E’ necessario avere la certezza che le stesse misure che vengono adottate in Italia lo siano anche nei Paesi da cui importiamo. L’UE sta importando il 67/70% dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura: il pangasio che mangiamo in Europa è tutto di provenienza extraeuropea, i gamberi/gamberetti d’allevamento sono tutti di provenienza extra UE, un terzo delle spigole/orate dei nostri supermercati è di provenienza turca. Sorge spontanea una domanda: Le regole sono le stesse???

Apicoltura

La richiesta di utilizzo di AM in apicoltura viene fatta per combattere la peste americana. in Italia e in Europa attualmente non esistono AM (registrati) autorizzati per l’apicoltura, ma l’uso in deroga non è vietato salvo che un veterinario, alle condizioni di cui al RPV, lo prescriva. La domanda è: è utile utilizzare AM in apicoltura, con quali conseguenze?

Il segreto per vincere la peste americana non è tenere a bada il batterio con gli AM, ma rarefare il più possibile le spore dentro l’alveare e in tutti i materiali d’uso. Lo si fa identificando gli alveari ammalati ed eliminandoli col fuoco, disinfettando poi accuratamente tutti i materiali, gli strumenti, i mezzi contaminati. Con l’uso degli antimicrobici la peste Americana viene soltanto nascosta clinicamente agli occhi dell’apicoltore, ma non guarisce mai. L’apicoltore, non è più in grado di distinguere gli alveari sani da quelli malati e diventa un untore per sé stesso, un pericolo per tutti gli apicoltori vicini e lontani per il possibile fenomeno del saccheggio, la contaminazione dell’ambiente circostante l’apiario, il commercio di animali potenzialmente malati (sciami, regine, pacchi di api, covata), il commercio di materiali contaminati, (mangimi, attrezzature, cera, miele). Ma la conseguenza peggiore è ben rappresentata dalla seguente immagine che illustra la progressione nello sviluppo di batteri resistenti.

Schema di progressione dell'antimicrobicoresistenza

Ma quali sono le conseguenze, anche economiche, dell’impiego di AM in apicoltura? 18 settimane dopo il trattamento con antibiotici è ancora possibile trovare questi farmaci nel miele di nido... quindi, quale tempo di sospensione sarebbe necessario adottare per non commercializzare prodotti contaminati (alimentari e non)? Si rischia perciò di vendere prodotti con residui di antibiotici. Incidentalmente, si fa notare che, a parità di contaminazione, il miele cinese costa parecchio meno...


Vi sono poi importanti conseguenze ambientali legate all’impiego di AM in apicoltura: le api infatti sono eccezionali trailer e tutto quello che toccano lo portano in alveare.
D'altra parte, non si può escludere che accada la stessa cosa in senso inverso: e se le api diffondessero batteri antibiotico resistenti selezionati in alveare, direttamente sui fiori, sino al cuore del frutto?
Per avere un’idea di quello che potrebbe succedere nell’ambiente a seguito dell’impiego di AM in apicoltura, basta guardare queste slides.

Nel prossimo report legislativo, completerò la disamina dell’antimicrobico resistenza nelle filiere zootecniche dei cosiddetti “MUMS” e negli animali non destinati a produrre alimenti (NDPA)

 

Si ringrazia il GDL Farmaco FNOVI