(dott. Andrea Setti)
In questo report legislativo completerò la trattazione dell’antimicrobico resistenza negli allevamenti zootecnici, intesa come emergenza sanitaria e come patologia a carattere zoonosico.
Se guardiamo alla “percezione” dell’AMR da parte del consumatore, beh non mancano le sorprese. Infatti il consumatore crede, erroneamente, che il consumo di alimenti di origine animale comporti l’inevitabile assunzione di AM (LMR). Mentre non sa, invece, che la causa maggiore di AMR è dovuta all’assunzione di microrganismi vivi già resistenti (parzialmente o totalmente). Ne è prova il RAPPORTO ESVAC 2015: "Omissis…. Sebbene il rischio che l'essere umano si contagi tramite il consumo di derrate alimentare sia esiguo, nella preparazione della carne cruda i consumatori dovrebbero osservare quattro semplici regole d'igiene: tenere puliti gli utensili da cucina, separare la carne cruda dagli alimenti cotti, cuocere sufficientemente la carne prima di consumarla e conservare gli alimenti a temperature sicure. Omissis…".
Se, come detto nel precedente report, le maggiori responsabilità sull’uso prudente degli antimicrobici le abbiamo noi medici veterinari, assieme a chi somministra (proprietari ed allevatori), non possiamo più sottrarci a svolgere il nostro ruolo attivamente.
Va detto che, per poter svolgere il nostro ruolo correttamente, dobbiamo inquadrare la nostra azione in allevamento in maniera assolutamente oggettiva, soprattutto per quanto riguarda il livello del coinvolgimento come veterinario nella diagnosi e nella decisione del trattamento. Se guardiamo attentamente il grafico, mentre i due casi in cui il veterinario diagnostica e tratta, o diagnostica e tratta l’allevatore, rappresentano quello che dovrebbe essere la norma, i due casi in cui l’allevatore diagnostica e tratta, o l’allevatore diagnostica ed il veterinario tratta, sono assolutamente inaccettabili.
A questo punto risulta evidente che per misurare un fenomeno come quello dell’AMR, è assolutamente necessario poter “misurare” correttamente ciò che si vuole gestire. Ovvero, non puoi gestire quello che non misuri. Prima del 2001, l’uso degli AM in Italia si misurava a “SPANNE”. Fino all’obbligo della REV (Ricetta medico veterinaria elettronica), l’unico strumento indicatore era rappresentato dalla media di ricette per allevamento (solo per animali DPA). Con l’introduzione della REV (01/04/2019) ci si sta incamminando, a fatica, verso il calcolo del DDD (defined daily dose), posto che ad oggi, come ha puntualizzato il ministero della salute nella nota 0000700-P-13/01/2021, avente per oggetto: “Registro dei trattamenti di animali destinati alla produzione di alimenti elettronico – adesione volontaria per l’estensione del registro informatizzato sul territorio nazionale”, solo il 7% (8043) del numero complessivo di allevamenti che hanno utilizzato la REV, ha tale registro dei trattamenti elettronico. Di contro, se guardiamo altri paesi del nord Europa (Olanda, Danimarca) tale raccolta dati (DDDY) è già operante da anni. Già dal 2015 (scarica il documento) l’EMA riporta che l’ESVAC propone, come metodo di misurazione nei suoi rapporti, oltre al peso dei principi attivi, DDDA e DCDA. Quindi Il DDD è da intendersi come un “indice di rischio”. Indica per quanti giorni in un dato allevamento o popolazione di animali, in un dato periodo, la probabilità (%) che ogni animale presente sia sottoposto a trattamento con AM.
A fini di comparazione, deve riferirsi a un periodo di tempo uguale per tutti, convenzionalmente un anno (DDD/y).
DDDy = Il valore viene calcolato applicando la posologia AIC, secondo la seguente formula (metodo olandese).
Sommatoria (Totale Mg del Pr. Attivo anno / Dose media per Kg da Aic)
DDD/y = ---------------------------------------------------------------------------------------------
Numero capi mediamente presenti * Peso medio
UDDA "Used Daily Dose Animal”
Viene calcolato in base alla dose somministrata, durata del trattamento, numero e peso degli animali al momento del trattamento.
Esempio: FARMACO 50 mg di p.a. / ML; DDDa = 1 mg/kg/die; usati 100 ML (5000 mg) per trattare 2 capi di 600 Kg (1200 kg) per 3 gg; quindi: UDDA = 5000/(1200x3) = 1,38 (+38%)
Rapporto UDDA/DDDa
Dividendo UDDA/DDDa si può determinare se la posologia somministrata è corretta. Viene considerato accettabile un margine del 20% rispetto alla posologia prescritta.
- UDDA/DDDa > 1.2 = sovradosaggio
UDDA/DDDa > 0,8 ; < 1.2 = posologia corretta
UDDA/DDDa < 0.8 = sottodosaggio
TI (treatment incidence)
Il TI è da intendersi il numero di animali ogni 1000 che ricevono una dose giornaliera di un antibiotico o la percentuale di animali trattati con una dose giornaliera di antibiotici.
Il valore viene calcolato applicando la seguente formula:
Amount of antibiotics administered (mg)
Treatment incidence = --------------------------------------------------------------------------- X 1000
ADD or UDD (mg/kg) X period “at risk” (days) X kg animal
La Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari, con la collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, ha redatto un documento molto interessante dal titolo: “Metodologia di calcolo e di valutazione del consumo degli antimicrobici nel settore veterinario - DDD e DCD Defined Daily Dose Animal for Italy (DDDAit). Invito assolutamente a leggerlo (qui il docucumento) soprattutto chi prescrive, in quanto è rivolto espressamente al veterinario di fiducia.
La finalità dei controlli ufficiali veterinari, si fonda, principalmente su questi due aspetti:
- osservazione delle norme di utilizzo e registrazione dei farmaci;
- valutazione dell’uso dei presidi congruità e procedure di utilizzo.
In buona sostanza, perché tali controlli funzionino, ci vorrebbe meno ansia e più conoscenza, ma soprattutto sarebbe auspicabile una condivisione e non un palleggiamento delle responsabilità tra gli attori coinvolti (controllori e controllati).
Si ringrazia il GDL Farmaco FNOVI