Cibo a volontà!!! Assicuriamoci che la scrofa si alementi in modo adeguato!

L’alimentazione della scrofa in sala parto è ormai universalmente riconosciuto come uno dei primissimi fattori di successo riproduttivo in una scrofaia.

Infatti, se la scrofa si alimenta in maniera quantitativamente adeguata in sala parto (a parità di qualità dell’alimento), si hanno i seguenti benefici:

- Minor calo ponderale della scrofa in lattazione,

-Adeguato intervallo svezzamento-estro,

-Ottimale venuta in calore e concepimento,

-Ottimale prolificità nella gravidanza successiva,

-Elevata produzione di latte,

-Ottimale peso della figliata allo svezzamento

 

Se poi le scrofe allevate sono ibridi moderni a basso deposito di grasso, i predetti benefici sono ancora più evidenti. Si pensi alle piaghe da decubito (ulcere della spalla) negli animali che arrivano al parto troppo magri, o che non assumono alimento sufficiente durante la lattazione.

Una sottoalimentazione porta ad avere esattamente l’opposto dei benefici sopra descritti.

Ma non è facile alimentare adeguatamente le scrofe, c’è la variabilità individuale del peso (magre e grasse), della capacità di ingestione (secco o umido), della forma della mangiatoia, ecc…

Poi dipende dalla modalità di somministrazione (manuale o computerizzata), dalla forma fisica dell’alimento (secco o umido, farina o pellet) e dal numero dei pasti nelle 24 ore.

In definitiva, il sistema ideale dovrebbe consentire alle scrofe (ad esclusione di quelle troppo grasse) di assumere un alimento fresco ad libitum, senza che rimanga in mangiatoia a fermentare.

Ed ecco cosa si è inventato questo allevatore, che è passato da un sistema di somministrazione manuale in mangiatoia ad un sistema manuale di carico del mangime nel “distributore alla mangiatoia”.

Innanzitutto è stato tolto il succhiotto presente sulla mangiatoia, sostituito da una tazza di abbeverata sul pavimento della gabbia, tale da servire sia alla scrofa che ai suinetti (che “copiano” la madre).

E’ stato fissato un tubo quadrato al cancello della gabbia parto, che si inserisce nella fessura della mangiatoia e ha lo scopo di contenere il collettore di discesa del mangime.

Il collettore del mangime, nella parte alta è collegato ad un imbuto che contiene l’alimento somministrato manualmente dall’allevatore.

Nella parte bassa il collettore è stato tagliato diagonalmente, con inclinazione della superficie di taglio pari all’inclinazione del fondo della mangiatoia.

Tra il fondo della mangiatoia e la superficie di taglio, viene lasciato uno spazio di qualche centimetro, tale da permettere la fuoriuscita del mangime,

L’alimentazione della scrofa in sala parto è ormai universalmente riconosciuto come uno dei primissimi fattori di successo riproduttivo in una scrofaia.

Infatti, se la scrofa si alimenta in maniera quantitativamente adeguata in sala parto (a parità di qualità dell’alimento), si hanno i seguenti benefici:

·         Minor calo ponderale della scrofa in lattazione,

·         Adeguato intervallo svezzamento-estro,

·         Ottimale venuta in calore e concepimento,

·         Ottimale prolificità nella gravidanza successiva,

·         Elevata produzione di latte,

·         Ottimale peso della figliata allo svezzamento

 

Se poi le scrofe allevate sono ibridi moderni a basso deposito di grasso, i predetti benefici sono ancora più evidenti. Si pensi alle piaghe da decubito (ulcere della spalla) negli animali che arrivano al parto troppo magri, o che non assumono alimento sufficiente durante la lattazione.

Una sottoalimentazione porta ad avere esattamente l’opposto dei benefici sopra descritti.

Ma non è facile alimentare adeguatamente le scrofe, c’è la variabilità individuale del peso (magre e grasse), della capacità di ingestione (secco o umido), della forma della mangiatoia, ecc…

Poi dipende dalla modalità di somministrazione (manuale o computerizzata), dalla forma fisica dell’alimento (secco o umido, farina o pellet) e dal numero dei pasti nelle 24 ore.

In definitiva, il sistema ideale dovrebbe consentire alle scrofe (ad esclusione di quelle troppo grasse) di assumere un alimento fresco ad libitum, senza che rimanga in mangiatoia a fermentare.

Ed ecco cosa si è inventato questo allevatore, che è passato da un sistema di somministrazione manuale in mangiatoia ad un sistema manuale di carico del mangime nel “distributore alla mangiatoia”.

Innanzitutto è stato tolto il succhiotto presente sulla mangiatoia, sostituito da una tazza di abbeverata sul pavimento della gabbia, tale da servire sia alla scrofa che ai suinetti (che “copiano” la madre).

E’ stato fissato un tubo quadrato al cancello della gabbia parto, che si inserisce nella fessura della mangiatoia e ha lo scopo di contenere il collettore di discesa del mangime.

Il collettore del mangime, nella parte alta è collegato ad un imbuto che contiene l’alimento somministrato manualmente dall’allevatore.

Nella parte bassa il collettore è stato tagliato diagonalmente, con inclinazione della superficie di taglio pari all’inclinazione del fondo della mangiatoia.

Tra il fondo della mangiatoia e la superficie di taglio, viene lasciato uno spazio di qualche centimetro, tale da permettere la fuoriuscita del mangime.

 

La scrofa, durante l’alimentazione, col naso e con la lingua asporta progressivamente il mangime dal collettore, dal quale continua a scendere-uscire a richiesta.

Questo allevatore preferisce distribuire il mangime a mano, per un maggior controllo sull’assunzione o eventuali sprechi, ma potrebbe facilmente essere automatizzato con una catena di distribuzione.

Attenzione: il mangime DEVE essere pellettato. Il sistema non funzionerebbe con alimento sfarinato.