In un vecchio articolo, abbiamo indicato quelli che vengono considerati come i fattori in grado di influenzare una spontanea ingestione dell’alimento nelle scrofe lattanti.
Qui approfondisco i fattori relativi alla scrofa.
Nel corso della lattazione abbiamo un considerevole incremento dell’ingestione di alimento da parte della scrofa, nel tentativo di sopperire all’incremento del fabbisogno energetico, necessario per la produzione del latte, che si viene a sommare al suo normale mantenimento. Tuttavia, nei primi giorni successivi al parto, l’alimentazione deve essere ridotta, per poi progressivamente aumentare fino a raggiungere il massimo dell’ingestione entro i 7-10 giorni dal parto circa in corrispondenza dell’apice della montata lattea. Questo primo comportamento alimentare è molto importante poiché permette all’animale di adattarsi al nuovo tipo di alimento, evita l’insorgenza della ben nota agalassia post-parto e, non ultimo per importanza, permette a tutto l’apparato gastroenterico di adeguarsi gradualmente ai volumi di ingestione decisamente superiori a quelli richiesti in gestazione, quindi permette allo stomaco ed all’intestino di allenarsi a mangiare di più facendo quella che viene definita “ginnastica funzionale”.
Nonostante tutti i nostri sforzi, gli elevati costi energetici richiesti per la produzione del latte durante la seconda e la terza settimana di lattazione, non saranno mai sufficienti per reintegrare la perdita di energia seguente alla lattazione. Ogni ricerca, anche la più ottimista, sembra proprio non darci scampo! Durante le 3-4 settimane di lattazione, la scrofa non è in grado di recuperare, anche ingerendo adeguati quantitativi di alimento, quello che perde con la lattazione.
Vediamo allora quali sono quei fattori di pertinenza della scrofa in grado, addirittura, di peggiorare questo delicato equilibrio energetico interferendo negativamente con l’ingestione in sala parto e sulle quali è forse possibile lavorare per, diciamo così, limitare il danno.
Peso corporeo e sua composizione
Da numerose prove condotte è stato ampiamente dimostrato che scrofe alimentate con elevati livelli di mangime durante la gestazione, hanno poi dimostrato una bassa ingestione volontaria in sede di lattazione che, come diretta conseguenza, ha portato ad una maggiore mobilizzazione di riserve energetiche in sala parto. Inoltre a questo incremento di peso corporeo, corrisponde anche un incremento del grasso. Entrambi, agendo sul meccanismo di regolazione a lungo termine*(quindi sull’ingestione media giornaliera), sembrano giocare un importante ruolo nella riduzione dell’ingestione in sala parto.
Per quanto attiene alla composizione del peso corporeo, i meccanismi ritenuti responsabili dell’interferenza sull’ingestione, sono diversi. Fra questi ricordiamo il turnover del grasso, i livelli ematici di insulina e leptina, i livelli di produzione del latte, le riserve di proteine disponibili e la presenza di insulino resistenza e glucosio intolleranza. Tutti questi meccanismi agiscono sulla regolazione metabolica dell’ingestione e sfruttano il sangue per portare il loro messaggio al fegato od al cervello, sono spesso collegati fra loro e comunque meritano studi approfonditi, dato che sono tutt’altro che chiari. In definitiva questi meccanismi vanno a spiegare il perché le scrofe che entrano grasse in sala parto siano maggiormente predisposte per una scarsa ingestione rispetto alle magre. Diverse ricerche sono anche d’accordo nel ritenere che durante la prima metà della lattazione l’ingestione volontaria sia fortemente compromessa in quelle scrofe che si presentano al parto con percentuale di grasso troppo alta. Tuttavia questo aspetto risulta ininfluente durante la seconda metà della lattazione. D’altro canto è da ricordare che le scrofe che si presentano magre al parto, avranno una maggiore ingestione rispetto alle grasse, ma tuttavia non saranno in grado di compensare la scarsa ingestione avuta in gestazione. Verranno svezzate così scrofe tendenzialmente cataboliche, che presenteranno un allungamento dell’intervallo svezzamento calore, soprattutto nelle genetiche iperprolifiche.
Taglia della covata
Esiste una dimostrata correlazione lineare fra produzione di latte e numero dei suinetti presenti sottoscrofa. Viene di conseguenza che scrofe con covate numerose siano grandi produttrici di latte e quindi aumentino considerevolmente l’ingestione per affrontare le grandi richieste di energia per produrlo.
È da sottolineare che nelle prove svolte (Auldist et al. 1998) l’ingestione volontaria non era comunque adeguata a compensare l’incremento di energia richiesto dalla produzione di latte passando per le varie categoria di prova con 6 fino a 14 suinetti per scrofa.
Una regola generale (Koketsu et al. 1996) suggerisce un’ingestione base in lattazione di 1.8kg/scrofa, più 0.45kg per suinetto presente al giorno.
Ordine di parto
Il peso corporeo aumenta ovviamente con il trascorrere dell’età, quindi dei parti. Le scrofe più adulte e pesanti, hanno fabbisogni di mantenimento maggiori oltre che capacità gastrica superiore, rispetto alla scrofe più giovani ed è pertanto sensato aspettarsi che ingeriscano più alimento (+15% minimo). Questo concetto non è molto chiaro in azienda poiché troppo spesso tecnici ed operai si lamentano di non riuscire a far mangiare le scrofette quanto le pluripare. Bisogna invece ricordare che l’ingestione media per scrofa aumenta di 0.73kg per parto dal 1° al 7° (Koketsu et al. 1996). È altresì vero che le scrofe più giovani, non essendo completamente sviluppate, hanno un fabbisogno di energia e proteine che le scrofe adulte non hanno ed ecco in parte spiegato il perché le più giovani sono maggiormente esposte ai negativi effetti sulla sfera riproduttiva, nel post svezzamento, tipici del catabolismo proteico. Prove condotte al riguardo hanno infatti messo in evidenza che le primipare ripartiscono una parte dell’energia assunta per l’accrescimento, piuttosto che per la lattazione.
Genotipo
Diverse ricerche, condotte sul suino, bovino e topo, hanno dimostrato che l’ingestione volontaria è un carattere ereditabile che può essere cambiato con la selezione. L’attitudine all’ingestione è stata valutata a partire sin dalle prime fasi di accrescimento del futuro riproduttore e si è potuto dimostrare che scrofe selezionate a partire da soggetti con scarsa ingestione, mantenevano questo carattere anche in sede di lattazione, situazione opposta si verificava per scrofette selezionate a partire da soggetti con alta ingestione giornaliera. Altre prove hanno ampliato la selezione, oltre che in base all’alta ingestione giornaliera, anche all’accrescimento giornaliero durante la fase di crescita. Anche in questo caso si è assistito all’espressione di un incremento di produzione di latte del futuro riproduttore, aspetto questo che è in grado di influenzare l’ingestione delle scrofette durante la lattazione.
Oggigiorno un’inadeguata ingestione di alimento durante la lattazione è particolarmente evidente nelle primipare, nelle scrofe alimentate generosamente durante la gestazione e in scrofe allevate in ambienti molto caldi. Inoltre il genotipo magro ed iperprolifico, che si sta sempre più diffondendo nei nostri allevamenti, presenta fabbisogni energetici di grande importanza a cui frequentemente non riusciamo a fare fronte. Sfortunatamente la produttività di questi animali viene seriamente compromessa qualora non siano tutelate e soddisfatte le loro richieste di energia. Ecco perché al fine di ottenere i risultati attesi dobbiamo prestare sempre più attenzione a questi aspetti.
(tratto da Eissen ed all., 2000).
Sull'alimentazione della scrofa in lattazione in relazione alle varie linee genetiche puoi vedere anche:
La leggera, la pesante e la grassa in lattazione - Parte 1
La leggera, la pesante e la grassa in lattazione - Parte 2