…VISTO ED ELABORATO PER VOI DALLA BULGARIA… (by Chiara Pesce)
Da Huvepharma® Porcine Gut Health Seminar for European practitioners - Bulgaria, June 5-6th 2018: "Optimizing gut health with enzymes and probiotics"
Relatori: V. Hautekiet
Argomenti del seminario sono stati la comprensione del funzionamento del tratto gastro-intestinale e come prevenire e curare le patologie ad esso correlate. Tra i vari relatori internazionali di prestigio, citiamo Roberto Bardini (nostro collaboratore per quanto riguarda gli interventi sull'alimentazione).
La nostra collaboratrice Chiara Pesce ci presenta qui in sunto tratto dall'intervento di V. Hautekiet "Optimizing gut health with enzymes and probiotics"
Il microbiota, un organo da nutrire
Da alcuni anni gli occhi della ricerca sono puntati sul microbiota, cioè l’insieme di microrganismi che popolano il corpo degli animali. Dato che la maggior parte di questi microrganismi risiede nell’intestino, l’industria della nutrizione suina è sempre più orientata allo sviluppo di soluzioni nutrizionali che garantiscano un incremento dei batteri benefici e/o una riduzione dei patogeni, in modo da mantenere la salute intestinale ed ottimizzare le performance del suino.
I prodotti con queste proprietà devono tenere conto non solo dei meccanismi digestivi, ma anche delle caratteristiche della dieta del suino, in particolare della componente fibrosa; infatti la fibra alimentare influisce sulla digeribilità dell’alimento soprattutto per la presenza della frazione di NSP (polisaccaridi non amidacei), la quale rallenta la velocità di transito dell’alimento, causando la proliferazione di batteri indesiderati, o intrappola altri nutrienti, rendendoli meno disponibili per il suino.
Oggi disponiamo di prebiotici e probiotici che supportano la salute intestinale del suino, soprattutto nelle fasi più delicate come svezzamento, stress da caldo, lotte gerarchiche, perché il primo organo che ne subisce le conseguenze è proprio l’intestino. Ma qual è la logica che sta alla base del loro utilizzo?
Con l’integrazione di enzimi (ad esempio β-glucanasi, xilanasi, pectinasi) nella dieta si vuole migliorare la digeribilità della proteina grezza e di altri nutrienti e favorire lo sviluppo di batteri positivi: il loro meccanismo d’azione riduce la viscosità dell’alimento e libera i nutrienti intrappolati nella cellulosa o nelle pectine, ottimizzandone l’assorbimento e l’utilizzo da parte dell’animale. Inoltre permettono una migliore scissione delle macromolecole in componenti più piccole, che hanno proprietà prebiotiche e prevengono l’abrasione della mucosa intestinale da parti fibrose indigerite. In questo modo si ha un incremento dell’accrescimento e una ridotta mortalità nei suini sia in fase di svezzamento sia all’ingrasso.
La somministrazione di probiotici, invece, contribuisce a ridurre i patogeni intestinali perché sfrutta i benefici apportati dai microrganismi positivi, che operano con ben otto meccanismi d’azione diversi: competizione per i nutrienti, bioconversione, produzione di substrati di crescita, antagonismo diretto, esclusione competitiva per i siti di legame, rafforzamento della barriera intestinale, riduzione dell’infiammazione e stimolazione della risposta immunitaria. Sebbene il probiotico ideale (con tutti e otto i meccanismi) non esista, è interessante approfondire i vantaggi di Clostridium butyricum: questo batterio previene la colonizzazione intestinale da parte dei patogeni grazie all’adesione alla mucosa intestinale e produce acido acetico e acido butirrico, che hanno proprietà antinfiammatorie e antibiotiche mirate. In particolare, i colonociti (le cellule del colon) utilizzano l’acido butirrico e l’ossigeno presenti nel lume intestinale come principale fonte di energia; in mancanza di butirrato traggono energia a partire dalle molecole di glucosio senza però consumare ossigeno, che rimane a disposizione di microrganismi indesiderati come Salmonella. Un probiotico con queste caratteristiche si dimostra quindi un valido alleato per ridurre le enteriti e un’alternativa all’uso di antibiotici.
Tutto ciò ci fa comprendere come miglior accrescimento, minor mortalità, riduzione dell’uso di antibiotici e benessere animale siano fattori strettamente legati alla corretta nutrizione non più solamente dell’ospite suino, ma anche del suo microbiota!