MASSIMIZZARE IL N° SVEZZATI/PARTO
La portata nel settore sala parto
Siamo arrivati all’altro grande pilastro di sostegno della produttività numerica: il n° di suinetti svezzati/parto (sarebbe molto utile parlare anche di omogeneità e peso allo svezzamento, ma il discorso ci porterebbe troppo lontano). Applicando lo stesso schema di analisi visto in precedenza, quale sarà l’aspetto quantitativo (la portata) in questo caso? Chiaramente, la prolificità, cioè il n° di nati totali/parto. Parlare di prolificità nel 2006 sembra quasi superato, dato che da alcuni anni ci stiamo confrontando con “l’iperprolificità”, cioè con l’aumento sensibile del n° dei nati ottenuto attraverso il miglioramento genetico. Nel nostro paese questo fenomeno è meno avvertito che in altri, ma occorre tenerlo ben presente in un’ottica di miglioramento della produttività numerica. |
|
La Fig. 12 ci mostra un esempio di cosa significhi migliorare la prolificità.
La differenza sostanziale tra i due periodi presi in considerazione sta nel cambio della linea genetica femminile (prima elaborata in proprio, poi acquistata da un moltiplicatore specializzato). |
Da notare che, a fronte di un aumento di prolificità di quasi 2 suinetti/parto, le perdite totali (nati morti + morti dopo la nascita) non si modificarono, con il risultato netto di oltre 2.000 suinetti svezzati in più/anno da un branco di circa 600 scrofe.
Ma, qualcuno potrebbe obiettare che il valore di 11 n.t./parto non è un gran risultato. Siamo pienamente d’accordo, tanto da proporre qualcosa di meglio alla Fig. 13. |
|
Fig.13. Dati annuali (2001) registrati in un allevamento di circa 350 scrofe
Questi dati si riferiscono ad un’azienda che partecipò al concorso “Suini d’Oro” ed. 2002, facendo registrare la più alta prolificità tra una sessantina di partecipanti. |
Purtroppo per lui, questo allevamento fece anche registrare una delle % di perdite totali più elevate (superiore al 21%), ma nonostante questo si ritrovò con quasi 10,6 svezzati/parto, un risultato netto di tutto rispetto. Ancora una volta, nonostante l’efficienza lasciasse a desiderare, la portata aveva giocato un ruolo chiave nella produttività. |
Oltre alla linea genetica (fondamentale), la prolificità dipende anche da altri fattori, che non rientrano in questa relazione. Ne elenchiamo i principali: età/peso della scrofetta alla prima IA, tecnica e tempistica di inseminazione, alimentazione in sala parto (soprattutto al primo parto), stato metabolico nella fase di annidamento embrionale, distribuzione dell’età/ordine di parto del branco scrofe, equilibrio sanitario del sito. Per chi volesse approfondire questo ed altri temi di riproduzione suina: M. Gherpelli – La gestione della scrofetta (Le Point Veterinaire Italie – 2004) e, dello stesso autore ed editore: La gestazione della scrofa (2005). |
L’efficienza nel settore sala parto
Le perdite che nel settore gestazione costituivano l’infertilità, nel settore sala parto costituiscono la mortalità pre-svezzamento. Da un punto di vista analitico ma anche operativo, questa viene suddivisa in due grandi aree: mortalità al parto (suinetti nati morti) e mortalità dopo il parto (suinetti nati vivi e poi perduti). Insieme, queste due voci formano le perdite totali, espresse in % sui nati totali. Quali valori possiamo ritenere come ottimali in una sala parto ben organizzata? Risposta non facile da dare, per le molte variabili in gioco, dall’affidabilità della raccolta dati alla stessa prolificità. Infatti, è più facile gestire 10 nati vivi/parto che 13! Indicativamente, però, possiamo dire:
- % nati morti: max al 5%
- % mortalità sottoscrofa: max al 10%.
Ne deriva una % di perdite totali che non dovrebbe superare il 15%, ottimale se sotto l’11% (3% nati morti + 8% mortalità sottoscrofa). In altre parole: con 13 n.t./parto, almeno 11 svezzati; con 12 n.t/parto e grande efficienza, 10,6 svezzati/parto.
Aumentare l’efficienza in sala parto significa comunque recuperare produttività. Ne è un esempio quanto riportato in Fig. 14. |
|
Fig. 14. Confronto sull’efficienza di una stessa
sala parto prima e dopo l’applicazione di
un piano di controllo |
Che cosa era cambiato con l’arrivo del nuovo tecnico? Come nel caso sopraccitato in gestazione, anche qui si puntò su formazione/motivazione del personale addetto, cercando di mettere in atto il “piano delle 3 C” (Fig. 15)
|
|
Fig. 15. I tre punti essenziali su cui concentrare gli sforzi in sala parto per migliorare l’efficienza |
Per un approfondimento sulla mortalità sottoscrofa e sulle strategie di prevenzione qui solo accennate, si rimanda a: M. Gherpelli - Lotta alle perdite perinatali: conoscenze e soluzioni operative per limitare la mortalità dei suinetti neonati. Atti XXIV Giornata Filozoo Aventis (2001). |
Sintesi di portata ed efficienza in sala parto
Ovviamente, la conclusione non può essere che questa:
Aumentare il n° di suinetti svezzati/parto, non trascurando il peso e l’omogeneità dei soggetti inviati ai reparti di post-svezzamento.
Quest’ultimo aspetto, infatti, risulta essere di grande importanza nella successiva fase di accrescimento, dallo svezzamento sino all’ingrasso, come noto già da tempo (Fig. 16). |
|
Fig. 16. Rapporto tra peso allo svezzamento e performances successive
|
Per questo motivo, qualcuno oggi propone di andare oltre il semplice n° di svezzati/scrofa/anno, calcolando i kg di carne svezzati/scrofa/anno o, ancora meglio, i kg carne prodotti/gabbia parto/anno (Gadd J., 2005). |
Conclusioni
Il futuro dell’allevamento suino si giocherà sul contenimento del costo di produzione e, tra le altre strategie, quella della produttività delle scrofaie (siti 1) può essere una buona via da percorrere in questa direzione. Sul come farlo, ogni imprenditore/allevatore avrà le proprie idee, ma non potrà prescindere da queste tre tappe obbligate:
1- conoscere la reale situazione produttiva del suo allevamento
2- stabilire delle priorità di intervento e porsi obiettivi precisi
3- verificare periodicamente (e criticamente!) l’efficacia delle misure messe in atto e dare loro un “peso” economico.
In questo contesto, il ruolo degli esperti in suinicoltura (dai medici veterinari agli zoonomi, ad altre figure tecniche purché specializzate) sarà sempre più importante, a patto che vi sia una solida formazione interdisciplinare, che sappia sintetizzare aspetti zootecnici, informatici, economici e sanitari.
Mario Gherpelli
|