(Dott. Roberto Bardini)

 

A parte gli addetti ai lavori intesi come responsabili di formulazione di mangimifici o integratoristi, forse ai più è sfuggito l’adeguamento normativo EU 1039 del 2018: si tratta della direttiva tramite la quale la Unione Europea norma la presenza di Rame all’interno dei mangimi per suini, riducendo sia la quota dell’elemento nella dieta sia ritoccando l’età dei suini a cui sia somministrato il mangime. In pratica dal 13 agosto scorso i fabbricanti di mangimi destinati ad animali per la  produzione di derrate alimentari si sono dovuti adeguare alla nuova legge: innanzi tutto mentre precedentemente era previsto un unico dosaggio massimo di 170 mg kg fino a 12 settimane di età, oggi vengono ridefiniti due periodi e due quantità diverse, e cioè la dose di 150 mg kg fino a 4 settimane post svezzamento e 100 mg kg da 4 a 8 settimane post svezzamento. Normalmente si considera che le materie prime (cereali e proteici) apportino naturalmente da 10 a 20 ppm per cui la dose da integrazione aggiunta  non dovrebbe superare i 140 e 90 ppm rispettivamente. Questa premessa ci porta al punto più importante della chiacchierata e cioè quanto dal punto di vista pratico un calo di questo valore possa avere una ricaduta sulle prestazioni  dei suinetti , in particolare sugli accrescimenti e sulla ingestione; il contenuto di Rame di un mangime necessario  per una crescita regolare è di 5 – 10 ppm ma se vogliamo sfruttarne la sua funzione per un effetto di promozione di crescita(figura) il suo livello sale a 150-160 ppm (il livello ammesso fino ad agosto scorso), soprattutto grazie all’aumento della concentrazione di ormone della crescita sia nell’ipofisi che nell’ipotalamo: inoltre  Il Rame a livello fisiologico , per la sua interazione col microbiota intestinale, agisce anche sulla consistenza delle feci aumentandone la compattezza e sulla assunzione di alimento, aumentandola. Questa funzione è favorita sia dalla presenza di neuropeptide Y (NPY) nell’ipotalamo che dall’aumento della grelina (ormone che modula lo stimolo della fame) a livello di stomaco.

Effetto della concentrazione di Rame sull’accrescimento giornaliero, Jongbloed et al, 2011

Effetto della concentrazione di Rame sull’accrescimento giornaliero, Jongbloed et al, 2011

 

A questo punto risulta evidente quanto una riduzione così massiva del microelemento possa impattare sulla salute e sulla crescita soprattutto nei suini appena svezzati: è necessario quindi rivedere le proprie strategie nutrizionali introducendo delle modifiche sia a livello di micro che di macronutrizione. Si riconosce ad esempio una diversa solubilità ed assorbimento alle diverse fonti di Rame per cui la prima mossa è quella di sposare fonti più  assorbibili, riducendo la quota di solfato (comunque più biodisponibile di un ossido) e sostituendola parzialmente con chelati di aminoacidi, proteinati  o glicinati, promuovendo in pratica fonti organiche al posto delle inorganiche. Particolare attenzione và prestata alla prima fase post svezzamento ed all’inizio della messa a terra (mangimi di transito), momenti critici per la salute a causa  dello stress dovuto all’ adattamento ad una situazione totalmente nuova: qui l’approccio di macronutrizione dovrebbe prevedere un aumento dei livelli di aminoacidi pari circa ad almeno un 15% rispetto ai fabbisogni della fase specifica al fine di compensare la minore ingestione, che è la prima causa di perdita prestazionale. Tutto il ragionamento precedente però viene a cadere se in quelle fasi sia utilizzata la dose farmacologica di Zinco ossido per il controllo enterico: in questo caso l’eccesso di zinco comunque condiziona l’assorbimento del Rame riducendolo in ogni modo, per cui tutta la dissertazione vista prima perde di significato….se questa è la vostra situazione  eventualmente riprendete in mano l’articolo dopo il 2022...!