(Dott.ssa Angela Bonetto)
Ad una semplice ispezione visiva di una qualsiasi azienda suinicola, anche un osservatore poco esperto sarebbe in grado di notare facilmente deformazioni dei padiglioni auricolari quali gonfiori, asimmetrie, raggrinzimenti, tumefazioni, ovvero tutte fasi e presentazioni diverse della stessa patologia: l’otoematoma. Con questa definizione si indica una raccolta di sangue inclusa tra la cute e la cartilagine del padiglione auricolare, in seguito alla rottura dei vasi sanguigni che irrorano quest’area. In questi casi non è sufficiente limitarsi al problema maggiormente evidente per cercare di arginarlo, bensì è opportuno ricordare che tali quadri vedono cause più nascoste come motivi scatenanti. Alla base vi sono essenzialmente traumi fisici per lo scuotimento violento delle orecchie da stimoli pruriginosi (ad esempio rogna sarcoptica, pidocchi) e otiti, oppure gravi morsicature e addirittura più banalmente la cattura del suino attraverso la prensione del padiglione auricolare, ferite determinate da elementi strutturali sporgenti e quant’altro.
Se non trattato, l’otoematoma risolve spontaneamente senza alcun intervento esitando nel classico orecchio dall’aspetto “accartocciato”; tuttavia il processo di guarigione può durare diverse settimane a seconda dell’entità del danno iniziale.
Si possono osservare gradi diversi di gonfiore anche così gravi da causare malessere all’animale e determinare un calo dell’ingestione. A questo punto il problema non è di natura estetica, ma diventa una questione di performance zootecnica.
Alla luce di queste considerazioni è quindi consigliabile intervenire sulla lesione al fine di migliorare lo stato di benessere degli animali interessati e tamponare le possibili perdite produttive?
Per poter rispondere in maniera esaustiva sarebbe opportuno disporre di un cospicuo background di studi e ricerche riferiti alla gestione degli otoematomi negli allevamenti suinicoli, tuttavia non è riconosciuto un metodo d’elezione per un trattamento che miri soprattutto all’ottimizzazione della guarigione e del tasso di crescita dell’animale.
Alcuni suggerimenti potremmo trarli dal mondo degli animali d’affezione, nel cui ambito le tecniche più comuni per curare l’otoematoma non mancano dall’essere illustrate nei trattati di chirurgia. Nei cani ad esempio sono contemplati sia il trattamento medico con corticosteroidi, con o senza un drenaggio, sia l’intervento chirurgico. Per quanto riguarda quest’ultimo, si può optare per il posizionamento di una cannula per il drenaggio, o per l’incisione del padiglione auricolare abbinata ad una rete di suture a tutto spessore per comprimere la cavità formatasi dallo “scollamento” dei tessuti. Nei maialini domestici da compagnia le varie opzioni includono la risoluzione spontanea, l’ inserzione di un tubicino di plastica o l’incisione chirurgica nell’area più fluttuante dell’ematoma.
Le possibilità sono quindi molteplici, però risulta facilmente intuibile che l’applicazione di un metodo rispetto all’altro dipenda dalle considerazioni sul tipo di gestione degli animali, sulla numerosità, sulle condizioni ambientali ed igieniche. E su questi elementi le differenze tra animali da reddito e d’affezione sono sostanziali.
Uno sguardo alla letteratura scientifica più recente potrebbe però fornire un supporto tecnico per comprendere il possibile impatto degli otoematomi sull’incremento ponderale medio giornaliero, per conoscere le soluzioni applicabili e così riflettere sul reale peso dell’otoematoma in termini di performances zootecniche. In particolare, uno studio pubblicato dal ”Journal of Swine Health & Production” (mag-giu 2018, vol, 26, n°3) ha selezionato un campione di suini provenienti da quattro aziende diverse per assegnarli a tre gruppi di osservazione: dei due gruppi costituiti da animali con otoematoma, il primo (77 individui) è stato trattato con incisione chirurgica del padiglione auricolare per eliminare l’essudato emorragico, mentre il secondo prevedeva la risoluzione spontanea (controllo positivo, costituito da 47 individui). Il terzo gruppo, quello del controllo negativo, prevedeva che per ogni box al cui interno vi fossero animali con otoematoma appartenenti alle categorie di cui sopra, venissero scelti due suini sani di peso approssimativamente uguale ai precedenti (213 individui). A partire dal momento del reclutamento ogni 7 giorni per tre settimane gli animali venivano pesati e le lesioni auricolari valutate secondo l’assegnazione di un punteggio da 0 a 4, in base a due scale incentrate rispettivamente sul gonfiore e sul grado di infezione.
Appurato che non vi fossero iniziali differenze significative di peso fra i tre gruppi, è stato osservato che nelle prime due settimane l’incremento ponderale medio giornaliero (ADG) degli animali con l’otoematoma inciso chirurgicamente era minore rispetto sia al gruppo degli animali con ematoma non trattato sia al gruppo degli animali sani (Tabella 1). Considerando solo la terza settimana l’ADG dei suini con otoematoma rispetto a quelli sani non mostrava differenze, mentre per tutta la durata dell’esperimento, dalla prima settimana alla terza, l’ADG era minore nei suini con otoematoma trattato rispetto agli altri due gruppi. Tuttavia complessivamente durante le tre settimane c’è stata una variazione migliorativa notevole di ADG nel gruppo trattato chirurgicamente, ad indicare un’azione compensatoria.
Dov’era stata eseguita l’incisione chirurgica la percentuale di infezioni era maggiore (61% contro l’1,5% del controllo positivo); queste inoltre erano più gravi rispetto al gruppo dei non trattati, vedi tabella 2. In proporzione non ci sono state differenze nel numero di casi risolti già dopo 1, 2 o 3 settimane tra il gruppo trattato e il controllo positivo.
Riepilogando, questo studio ha evidenziato che i suini con otoematoma hanno un ADG minore nelle prime due settimane dopo l’incisione ed un ADG complessivo inferiore rispetto ai suini sani. Inoltre, dato che gli otoematomi curati hanno un ritmo di guarigione sovrapponibile a quelli non incisi e presentano maggiormente infezioni piuttosto gravi, sarebbe preferibile optare per la risoluzione spontanea indipendentemente dall’estensione della lesione.
È doveroso sottolineare che gli otoematomi costituiscono un problema tutt’altro che marginale e bisognerebbe quindi non considerarli con superficialità. Pertanto sarebbe opportuno porre maggior attenzione alla prevenzione dato che, come letto anche nell’incipit di questo articolo, l’otoematoma nasconde delle cause sulle quali è possibile agire. In particolare, oltre ad evitare manipolazioni violente da parte degli operatori aziendali attraverso la prensione dei padiglioni auricolari, applicare trattamenti antiparassitari previa indicazione del proprio veterinario ed eliminare elementi strutturali “pericolosi”, un occhio di riguardo andrebbe rivolto alla gestione del cannibalismo e quindi alla morsicatura delle orecchie quanto della coda. Questo fenomeno è una risposta dei suini a dei fattori stressanti quali citandone alcuni, la scarsa ventilazione, il sovraffollamento, lo smistamento e lo spostamento degli animali, l’accesso insufficiente a cibo e acqua. Migliorando e monitorando tutti questi aspetti “tecnici” e aggiungendo degli arricchimenti ambientali manipolabili/masticabili, si dovrebbero ottenere dei buoni risultati in termini di riduzione del cannibalismo e delle lesioni. Studi precedenti hanno inoltre dimostrato che i suini con le orecchie morsicate hanno concentrazioni di cortisolo ematico più elevate e il tasso di crescita cala drasticamente all’innalzarsi della cortisolemia. Per cui lavorare costantemente per mantenere gli elementi stressanti ad un livello basso si rivela utile anche per non compromettere l’incremento ponderale.
In definitiva, osservare un aumento di casi di ematomi auricolari deve allarmare l’allevatore in quanto non può essere interpretato semplicemente come un evento casuale ma diventa, alla luce anche di quanto spiegato in questo articolo, un segnale evidente di un problema da indagare a fondo.
Tab. 1: peso medio e ADG medio indicati per ogni gruppo sperimentale, dal reclutamento alla terza settimana.
|
Animali sani (NO otoematoma, controllo negativo) |
EMATOMA non inciso (controllo positivo) |
EMATOMA trattato chirurgucamente |
Peso (kg) |
Settimana 0 |
11.58 |
11.04 |
11.21 |
Settimana 1 |
14.20 |
13.53 |
13.17 |
Settimana 2 |
17.45 |
16.25 |
16.02 |
Settimana 3 |
21.98 |
19.46 |
19.45 |
ADG |
Settimana 1 |
0.42 |
0.40 |
0.32 |
Settimana 2 |
0.51 |
0.49 |
0.46 |
Settimana 3 |
0.51 |
0.51 |
0.52 |
Settimana 1-3 |
0,48 |
0.45 |
0.43 |
Aumento ADG da sett. 1 a sett.3 |
0.13 |
0.124 |
0.226 |
Tab. 2: numero di suini, divisi nei due gruppi con otoematoma, distinti per punteggio assegnato
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Ematoma non inciso (47 suini) |
Incisione Chirurgica (77 suini) |
Score: Gonfiore |
0 leggero o non presente
|
1 lieve
|
2 moderato |
3 grave
|
4 esteso a tutto l'orecchio
|
0 |
1 |
2 |
3 |
4 |
Settimana 0 |
0 |
13 (27,7%) |
24 (51,1%) |
9 (19,1%) |
1 (2,1%) |
0 |
13 (16,9%) |
35 (45,4%) |
25 (32,5%) |
4 (5,2%) |
Settimana 1 |
5 (10,5%) |
20 (42,6%) |
17 (36,2%) |
2 (4,3%) |
3 (6,4%) |
14 (18,2%) |
34 (44,2%) |
26 (33,8%) |
2 (2,6%) |
1 (1,3%) |
Settimana 2 |
25 (53,2%) |
11 (23,4%) |
7 (14,9%) |
4 (8,5%) |
0 |
42 (54,5%) |
16 (20,8%) |
16 (20,8%) |
3 (3,9%) |
0 |
Settimana 3 |
34 (72,3%) |
10 (21,3%) |
3 (6,4%) |
0 |
0 |
53 (68,8%) |
19 (24,7%) |
5 (6,5%) |
0 |
0 |
Score: Infezione |
0 nessun essudato
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1 essudato trasparente
|
2 rossore con essudato biancastro o trasparente
|
3 piccola quantità di essudato purulento
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4 grande q.tà di essudato purulento con rossore e gonfiore
|
0 |
1 |
2 |
3 |
4 |
Settimana 0 |
47 (100%) |
0 |
0 |
0 |
0 |
77 (100%) |
0 |
0 |
0 |
0 |
Settimana 1 |
47 (100%) |
0 |
0 |
0 |
0 |
34 (44,2%) |
28 (36,4%) |
12 (25,5%) |
2 (2,6%) |
1 (1,3%) |
Settimana 2 |
44 (93,6%) |
2 (4,3%) |
1 (2,1%) |
0 |
0 |
49 (63,6%) |
18 (23,3%) |
4 (5,2%) |
4 (5,2%) |
2 (2,6%) |
Settimana 3 |
45 (95,8%) |
1 (2,1%) |
1 (2,1%) |
0 |
0 |
65 (84,4%) |
6 (7,8%) |
5 (6,5%) |
1 (1,3%) |
0 |