(Dott. Claudio Mazzoni)
Eseguire correttamente l’assistenza al parto diventa, con il passare degli anni, un’attività di cui c’è sempre più necessità. È da inserire in questo contesto, anche l’approccio proposto nell’evenienza, tutt’altro che remota, del prolasso dell’utero in corso di parto.
In generale l’approccio più comune per il prolasso dell’utero è quello di realizzare una sutura alla base della vulva in modo da disegnarne il perimetro con una modalità definita: sutura a borsa di tabacco. Questo per permettere un completo contenimento dell’utero e limitarne la continua e progressiva fuoriuscita dalla vulva. È infatti con il passare del tempo che questo evento conduce ad un esito funesto come conseguenza dell’ostruzione della circolazione dell’organo stesso.
Nel momento in cui il prolasso sopraggiunge dopo il parto, l’approccio sopra menzionato risulta piuttosto efficace e soprattutto permette di prendere quel tempo necessario ad avviare una corretta colostratura della covata oltre che decidere cosa fare per il futuro della scrofa stessa, senza l’apprensione che per lei non ci possa essere un domani.
Quando tuttavia il prolasso sopraggiunge in corso di parto, la faccenda si complica decisamente. La sutura a borsa di tabacco impedisce sì il prolasso dell’organo, ma contestualmente anche l’espulsione dei suinetti. Il riaprire periodicamente la sutura per le manipolazioni del caso, e quindi il richiuderla subito dopo, rappresentano attività fattibili, ma certamente poco pratiche e che richiedono tempo e molta perizia per la loro realizzazione.
Il suggerimento proposto nel video 1 allegato, trova le sue origini nella bibliografia più accreditata del settore, ed ha una valenza pratica ed una semplicità d’esecuzione abbastanza sconcertante. Certo anche in questo caso la tempestività dell’intervento proposto è fondamentale, ma è certamente un’altra valida opportunità che il bravo tecnico della sala parto deve conoscere.
La procedura proposta prevede l’impiego di un pezzo di bancale, tagliato di misura per la gabbia parto aziendale (gabbia che in questo caso risulta salvavita per la scrofa e i suoi nascituri), in modo che vada ad impegnare il terzo posteriore della gabbia stessa. Questo posizionamento farà si che, quando la scrofa sarà sdraiata durante il parto, il treno posteriore rimarrà in posizione più elevata rispetto all’addome. A questo punto, sfruttando la semplice gravità, l’utero prolassato all’esterno sarà trascinato all’interno della scrofa dal peso stesso dell’organo rimasto in addome (video 1).
In questo contesto, sarà possibile assistere correttamente il parto della scrofa e, al suo termine, decidere se approntare una sutura a borsa di tabacco per impedire ulteriori fuoriuscite dell’organo nei giorni successivi al parto oppure no ritenendo tale pratica ormai non più necessaria.
L’intervento proposto risulta tutt’altro che insostenibile da parte della scrofa che, come si evince chiaramente dal video 2, in quella posizione è comunque in grado di richiamare i suinetti per le prime fondamentali poppate di colostro.