Uno dei “regali“ meno apprezzati delle genetiche performanti nelle fasi di ingrasso (e non solo) è l’aumento massivo di decessi causati dalle ulcere gastriche: questa patologia infatti si è affacciata prepotentemente alla realtà italiana proprio con l’avvento di genetiche più prestazionali. Non dimentichiamo che l’ulcera gastrica ha una alta ereditabilità, non casualmente simile all’ereditabilità della carnosità delle carcasse, e che la somatotropina è dotata di attività ulcerogena. Io ricordo, senza fare “reducismo”, che sia le curve alimentari che le tabelle nutrizionali di 10\15 anni fa prevedevano, in un ingrasso tradizionale, accrescimenti medi di 600\650 grammi al giorno con rese alimentari che toccavano il 26, massimo il 28% in casi eccezionali; oggi si considera come media accettabile un accrescimento di 700\750 grammi giornalieri (parliamo del prosciutto di Parma e san Daniele) con rese attorno al 30%. In questo ambito esistono anche realtà con accrescimenti superiori agli 800 grammi, mentre se ci trasferiamo ad altre realtà di macellazione sempre a 170 kg ma extra circuiti DOP, i dati indicano anche 1 kg giornaliero, con punte di 1,2 kg (azienda visitata la settimana scorsa...!) e rese superiori al 31-32%. Anche le scrofe non sono immuni da questa patologia , e personalmente ricordo qualche caso (raro) di mortalità persino in suinetti in svezzamento. E’ evidente come all’aumentare delle prestazioni aumentino contemporaneamente i casi di mortalità legati a torsioni intestinali ed ulcere gastriche, ed a mio parere le due cose sono direttamente correlate ad una selezione genetica che predilige accrescimenti rapidi ed animali voraci. Spesso l’ulcera è il rilevo anatomopatologico che viene esaminato alla fine di un percorso che in precedenza, probabilmente, ha già segnalato episodi di nervosismo e principi di cannibalismo nella mandria proprio a causa delle gastriti, che sono prodromiche al danno finale ed alla morte dei soggetti .
Voglio sgombrare subito il campo da una idea totalmente errata ma che di tanto in tanto affiora nelle discussioni tra allevatore e mangimista o collega veterinario: gli acidi organici presenti nelle diete NON sono né la causa delle ulcere né predispongono ad esse, ma i fattori che le favoriscono vanno cercati altrove. Se escludiamo animali affetti da gravi patologie tipo PMWS o a volte APP croniche , le cause delle ulcere sono da ascrivere soprattutto alla gestione della mandria ed alla sua alimentazione: vediamo quindi di passare in rassegna questi fattori ed alla fine dare qualche suggerimento alimentare e manageriale.
Prima di prendere in considerazione la composizione degli alimenti e la loro forma fisica, dobbiamo sottolineare che una importanza fondamentale la assume il digiuno.
Digiuno
E' importante nel determinismo dell’ulcera perché permette agli acidi gastrici endogeni, normalmente presenti nello stomaco del maiale, di venire a contatto diretto con la mucosa gastrica della “pars oesophagea” dello stomaco, porzione di tessuto simile all’esofago e non refrattaria alla azione degli acidi e della pepsina come il fondo dello stomaco stesso. Se consideriamo un allevamento da ingrasso che riceve suinetti di 25-30 kg di peso e pensiamo a come venivano gestiti nel passato (e purtroppo ancora oggi in qualche caso), assolutamente da evitare è l’eccessivo razionamento , tipo il raggiungere la curva normale di ingestione in più di 3\4 giorni dall’arrivo.
Mangement
In questa ottica è intuitivo come anche il sovraffollamento o la scarsità di spazio alla mangiatoia incidano sullo sviluppo della patologia, allo stesso modo della variabilità di orari di distribuzione dei pasti o dei salto pasto domenicali o festivi tanto cari alle vecchie latterie… inoltre più un alimento permane nello stomaco , meno elevato sarà il rischio ulcera, per cui materiale grossolano, presenza di fibra e diluizione di alimento con acqua (non troppo però!) favoriranno un ritardo dello svuotamento gastrico. Impiantistica mangia e bevi ed in generale alimentazione ad libitum concorrono a favorire la permanenza dell’alimento in sede gastrica, limitando il danno dell’eccesso di acidi endogeni.
Granulometria
E'la voce più importante da prendere in considerazione. Quanto più un alimento è macinato fine, tanto più sarà assimilabile e “renderà” maggiormente ma contemporaneamente sarà anche più ulcerogeno. Le dimensioni ridotte delle particelle alimentari rendono più fluido il contenuto gastrico, che tende ad andare in contatto con la porzione sensibile a pH più acido. Non parliamo solo dei cereali, ma pensiamo ad esempio al farinaccio di frumento (spesso si presenta quasi simile al borotalco…) o addirittura ad un alimento fibroso come le polpe di bietola, che di per sé sono sì fibrose, ma che una volta macinate diventano finissime anch’esse. Teoricamente la granulometria dovrebbe essere diversa tra suinetti, scrofe e suini grassi, ma in realtà ben pochi si impegnano a cambiare le trafile dei mulini a seconda del tipo di mangime prodotto. Esiste un sistema di vagliatura a setaccio che suddivide le diverse quote di un mangime in farina a seconda della dimensione delle particelle: se è prevalente la parte inferiore a 500 µm stiamo sicuri che le ulcere aumenteranno. La porzione maggiore di un mangime dovrebbe posizionarsi tra 500 e 800 µm. Se invece parliamo di pellet, è noto quanto questa forma fisica sia tanto più tecnicamente vantaggiosa (maggiore ingestione, maggiore resa alimentare, minore spreco, più scorrevolezza nelle mangiatoie e meno “ponti” durante la distribuzione) quanto a maggior rischio di ulcera.
Formulazione
abbiamo già sottolineato l’importanza della fibra , della macinazione e della diluizione: suggerisco anche di integrare le formulazioni con bicarbonato di sodio ed ossido di magnesio in dosi variabili tra i 2,5\3 kg ton e 2 kg\ton rispettivamente. Esistono anche sul mercato fonti di calcio algali che, grazie alla loro forma fisica trabecolata ed alla lenta cessione di ioni calcio in ambiente acido, con effetto tampone , moderano e limitano l’abbassamento del Ph gastrico con una attività di molto superiore ai tamponi alimentari normalmente in uso, tipo quelli citati sopra: l’utilizzo di questi sali di calcio, 4\5 Kg\ton, sostituisce parte del calcio carbonato addizionato alla dieta e garantisce un abbassamento della percentuale di stomaci danneggiati dalla eccessiva acidità.
In sintesi, chi è abituato ad eseguire necroscopie e vede il classico suino morto di 50\80 kg, di colore bianco porcellana e con le mucose pallidissime, ha tutta una serie di interventi da prendere in considerazione al di là delle patologie infettive che , detto tra noi, troppo spesso fungono da comodo paravento.