All’esordio della fecondazione artificiale nella specie suina (anni ’80) questa veniva effettuata con dei cateteri in gomma che venivano riutilizzati (Melrose) e la dose seminale in flaconi in plastica.
L’operatore, inserito il catetere nella cervice della scrofa, vi collegava il flacone e poi accelerava con un po’ di pressione l’introduzione del seme.
Con gli anni, la ricerca scientifica ha dimostrato che la fisiologia della scrofa richiedeva la presenza del verro durante l’inseminazione, per stimolare le contrazioni della cervice, che provvede ad “aspirare” il seme al momento appropriato.
Quindi, sono stati studiati vari sistemi per “sostenere” il flacone contenente la dose seminale, per consentire ad un unico operatore di fecondare più scrofe contemporaneamente.
In queste foto, tutta la genialità dell’allevatore che con un semplicissimo elastico annodato ha risolto a modo suo il problema.
  
  
Una volta inserito il catetere nella cervice della scrofa e collegato ad esso il flacone mediante un deflussore, fissa la dose seminale ad un tubo trasversale della gabbia mediante un semplice nodo dell’elastico.
 
Le idee migliori sono sempre le più semplici!