Forse non tutte le persone coinvolte nella filiera suinicola hanno oggi ben presente cosa accadrà a partire dalla data del primo Gennaio 2018 : questo avvenimento , ormai veramente dietro l’angolo, in realtà era già previsto dal primo Gennaio 2012, data dalla quale in base ad una dichiarazione firmata da numerose associazioni di produttori suinicoli europei, (per l’Italia l’ANAS), veniva preso l’impegno di sospendere la castrazione chirurgica dei suinetti , rimanendo questa pratica permessa esclusivamente per produzioni speciali e protette, ma solo previa anestesia ed analgesia. A questo punto il rischio è quello di trovarsi di fronte ad imposizioni legislative da applicarsi con urgenza, rischiando il caos tipico che incorre tra un decreto legislativo e la sua noma applicativa (ricordo con fastidio le difficoltà interpretative e le imposizioni “creative” delle ASL dopo il decreto DL 90 sulla produzione di mangimi medicati in azienda...). Di fatto sarebbe meglio avere le idee chiare su quali procedure farmacologiche applicare durante la castrazione chirurgica per quanto riguarda i suini destinati ai prodotti DOP, ed altrettanto sarebbe opportuno sapere cosa fare sul numero di suini “intermedi”, cioè la categoria di 140 kg circa di peso vivo ( in aumento nella macellazione presso gli stabilimenti italiani ) che non rientreranno nei circuiti “protetti” come quelli destinati al Parma ed al san Daniele; anche i suini importati dagli altri paesi europei (Danimarca, Spagna, Olanda...) e destinati alla produzione del suino smarchiato, macellati leggeri o pesanti, dovranno sottostare alla nuova regola di benessere animale; questo significa che , non avendo alcuna possibilità diversa (ed arriviamo al punto da trattare ne “il lato oscuro del truogolo”), impatteremo in una “nuova” categoria di suini (sia italiani che esteri), quella dei maschi castrati con l’ormone anti GnRH. Senza scendere in polemiche sterili sulla necessità o meno di una norma di questo tipo, voglio provare a considerare come una opportunità quella di gestire maschi immunocastrati e femmine diversamente dai maschi castrati come eravamo abituati a gestirli.
Androstenone (feromone) e scatolo (prodotto di degradazione del triptofano) sono gli agenti responsabili dell’odore di verro: si accumulano nel grasso dei soggetti maschi interi conferendo un odore sgradevole alla carne, odore la cui percezione è geneticamente determinata nell’uomo. Ancora la genetica influenza anche la predisposizione della carne ad essere più o meno affetta da cattivo odore; alcune razze suine infatti sono maggiormente soggette a manifestare questa caratteristica (Duroc molto più che Large white e Landrace), attitudine che è possibile limitare macellando ad un peso vivo inferiore ai 105 kg , cioè peso di carcassa attorno agli 85 kg: si capisce perfettamente quindi, una volta approvata la norma europea, che sarà pressochè impossibile produrre in Italia un suino intermedio senza utilizzare l’immunocastrazione. Dal punto di vista alimentare dobbiamo andare a curiosare all’estero su come siano gestiti animali interi ed immunocastrati, ed in particolare ho avuto la possibilità di analizzare alcuni dati di produzione spagnoli.
Confrontando maschi interi, femmine e maschi castrati chirurgicamente ci si rende conto di come varino l’accrescimento e le rese dei diversi generi.
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Maschi interi |
Maschi castrati |
Femmine |
IPG 63/104 gg gr/g |
1002 |
1086 |
979 |
IPG 104/152 gg gr/g |
1128 |
984 |
995 |
FCR/ 63/104 gg |
1.94 |
2.11 |
2.07 |
FCR 104/152 gg |
3.12 |
2.51 |
2.94 |
(Suino iberico, Quiniou et al. 2010)
Risulta estremamente evidente come i maschi interi abbiano un accrescimento ed una resa straordinariamente migliore dei castrati o delle femmine (numeri statisticamente significativi); a questo punto si rende necessario dividere gli animali per sesso anche nello stesso stabile in modo da sfruttare le loro diverse caratteristiche ed ottenere soprattutto una migliore omogeneità al carico. Lo stesso lavoro presenta però anche il lato negativo di ritrovare più lesioni cutanee nei maschi interi, ma per contro più lesioni articolari nei castrati rispetto a femmine e maschi interi. Dal punto di vista alimentare invece il rapporto tra lisina ed energia varia moltissimo a seconda del gender: il maschio intero sfrutta maggiormente l’energia disponibile per la deposizione di proteina, per cui i fabbisogni di lisina aumentano da un 4% ad un 25% in più a seconda delle razze più o meno muscolari del commercio. La ritenzione proteica a parità di energia ingerita risulta quindi molto maggiore anche nei vaccinati con vaccino anti GnRH , con valori che a seconda del peso vivo variano tra i 35 ed i 50 grammi di proteina in più al giorno (Campbell 2010). La cosa interessante inoltre è che, in soggetti vaccinati ,aumentando l’energia il tessuto adiposo depositato non varia tra maschi interi e castrati, pur risultando evidente che il maggiore deposito di muscolo aumenterà comunque la carnosità della carcassa mentre il grasso di copertura si ridurrà sensibilmente, almeno fino a dopo la seconda vaccinazione (Dunshea, 2010).
(Quiniou et al. 2010)
Sempre da un lavoro spagnolo si evidenzia invece come gli animali vaccinati due volte, dopo la seconda vaccinazione aumentino l’ingestione di mangime tra un 10% ed un 14%, pur mantenendo costante il miglioramento sia di resa che di accrescimento giornaliero: in particolare, dopo la seconda vaccinazione anti GnRH i soggetti aumentano la deposizione di grasso in carcassa di un 20% in più rispetto ai maschi interi non vaccinati (Dunshea 2008), migliorando la qualità sensoriale della carne.
Con questi brevi considerazioni spero di avere offerto uno spunto di discussione in previsione di una norma che avrà un impatto non solo sulla gestione degli animali ma che obbligherà i nutrizionisti e gli allevatori a rivedere anche i piani nutrizionali dei suini intermedi. Poiché a livello di Commissione Europea so per certo che la immunocastrazione sarà proposta come prima scelta (probabilmente imposta!) in caso di animali extra circuiti DOP, può essere interessante cominciare da oggi a ragionare su come gestire la alimentazione di questo genere di animali.