Considerazioni sulla biosicurezza

(dott. Claudio Mazzoni)

Quando ero piccolo, ma abbastanza grande per farne tesoro, mio nonno Luigi mi raccontava le storie della sua giovinezza, ed ancora oggi sono molte quelle che saltuariamente riaffiorano alla mia memoria, peraltro, nelle circostanze più diverse, quasi come fossero parte di me. Racconti di vita vissuta, in un passato, quello del dopo Seconda Guerra Mondiale, piuttosto caotico, ma allo stesso tempo effervescente di novità e di voglia di riscatto per un futuro senza più guerre.

Uno degli aneddoti più clamorosi, da cui non posso proprio distaccarmi, è quello dei “biassi”. Beh! Ovviamente si tratta di un termine dialettale emiliano che racchiude in sé tutta la miseria dell’epoca, quando il dentista era un lusso che non tutti si potevano permettere e l’odontoiatra era una figura professionale inesistente. Ecco che allora ci si arrangiava! In particolare, quando i nonni o le persone anziane della famiglia in generale non avevano più abbastanza denti per masticare, facevano affidamento sui robusti denti dei più giovani che pre masticavano o biascicavano (da cui il termine “biasso”), l’alimento più grossolano favorendo la formazione di un bolo, diciamo così, più gestibile da parte dell’anziano. Nelle famiglie più abbienti, c’era sì la dentiera, ma era una, e se gli anziani erano in di più, era necessario fare i turni…. incredibile vero? Tuttavia, un tempo era così! Possiamo solo immaginare quali e quanti microrganismi si trasmettessero fra gli abitanti di uno stesso nucleo famigliare dal momento che anche le vettovaglie non erano di numero per tutti e quindi spesso da un bicchiere bevesse più di un commensale. Fortunatamente le condizioni igienico-sanitarie sono cambiate, da allora c’è stata una notevole implementazione di quella che potremmo tranquillamente chiamare la “biosicurezza interna” alle nostre famiglie con ripercussioni positive sulla sanità delle nostre case prima e delle nostre città poi. È infatti noto a tutti cosa è successo in epoche passate quando virus o batteri, anche non esageratamente aggressivi, entravano nelle città e, in contesti di così scadenti condizioni di biosicurezza interna, prendevano il largo contribuendo ad un innaturale controllo demografico dei vari paesi.

Non vi sarà difficile, a questo punto, fare un paragone con le nostre aziende suinicole. La biosicurezza interna (come quella esterna) è la chiave del successo tanto per l’uomo quanto per i nostri suini. Purtroppo, le patologie circolanti oggi non sono più quelli di un tempo. Sono in grado di interferire con il sistema immunitario eludendolo, approfittando di ogni piccola mancanza zootecnica e lo fanno su un animale molto selezionato per la produzione che, di conseguenza, si è indebolito dal punto di vista della resistenza. Ed è così che risulta impensabile, o dovrà diventarlo, punturare in sala parto un suinetto con la meningite ed un altro con la diarrea neonatale utilizzando lo stesso ago, aumentando così il rischio di cross infezione.

La biosicurezza, interna od esterna che sia, rimane uno dei capisaldi su cui costruire il successo produttivo dell’azienda, proprio perché la produttività, e la conseguente economia di scala, non possono permettersi troppe perturbazioni nella dinamica dei flussi. Il management della sanità è alla base di questo ragionamento, e fare del nostro meglio per prevenire l’introduzione e la diffusione dei patogeni è uno dei primi punti da considerare... altro che biassi!

 

(Editoriale del numero di giugno della nostro "DailySuivet". In questa pagina trovate tutti i numeri)