SUIVET

Suinicoltura + Suinicultura

(Dott.ssa Giusy Romano)

In allevamento potrebbe capitare di assistere ad un minore tasso di accrescimento, ad una minore efficienza alimentare, a minori performance delle scrofe e ad un aumento della mortalità dei suinetti in seguito a fenomeni di schiacciamento, con conseguenti, e inevitabili, perdite produttive.

Ma, questa volta, a chi si dovrebbe dare la colpa?

Solitamente questi fenomeni sono associati ad animali ipereccitabili e con chiari segni di nervosismo, che si esteriorizzano con un continuo strofinio degli animali, soprattutto nei giovani suini all’ingrasso, che si presentano quindi più sporchi degli altri, e con fenomeni di schiacciamento della prole nel caso delle scrofe. Questa volta si tratta di Sarcoptes scabiei var suis, un acaro responsabile della conosciutissima rogna sarcoptica del suino, che vive e si sviluppa a livello cutaneo. Solitamente l’infezione avviene tramite il contatto tra soggetti malati e soggetti sani e la fonte d’infezione principale sembra essere la scrofa, che trasmette l’acaro ai suinetti.

Alla vista, la rogna si presenta sottoforma di una dermatite papulare più o meno diffusa, che inizia a livello delle orecchie e della testa, per poi diffondersi lungo il tronco, i fianchi e gli arti posteriori, causando al soggetto un prurito intenso. Se gli acari che infestano gli animali sono pochi (100 acari per soggetto), si avranno manifestazioni cliniche evidenti 8-9 settimane dall’infestazione; una quantità più elevata di acari (1000 acari per soggetto) sarà responsabile di segni clinici evidenti già a partire da 3-4 settimane dall’infestazione. Tuttavia, oggi come oggi è difficile trovare un allevamento in cui gli animali non siano stati sottoposti a trattamenti con prodotti acaricidi, quindi la manifestazione di ipercheratosi e/o lesioni crostose, caratteristiche di questa patologia, non è così frequente ed è per questo motivo che si parla di pauciparassitosi, ovvero un’infestazione che si manifesta con sintomi inferiori rispetto al normale. Quindi si può affermare che, nella maggior parte degli allevamenti, è già presente un efficace controllo della rogna… Allora perché puntare all’eradicazione?

La spiegazione è semplice! Un adeguato controllo della patologia permette di migliorare del 3% l’incremento ponderale giornaliero dei suini, con un risparmio medio di 3,3 giorni per il raggiungimento del peso finale, ma la sua eradicazione consente di diminuire del 5% il consumo medio di alimento da parte delle scrofe, di ridurre i tempi di ritorno in calore fino al 55% e di aumentare il numero di suinetti svezzati all’anno di circa il 34%, con un recupero dei costi del trattamento nel giro di 3-7 mesi. Un eventuale piano di eradicazione dovrebbe prevedere il trattamento di tutti gli animali con ivermectina, a livello sottocutaneo, per due volte a distanza di 14 giorni; inoltre, i nuovi animali dovrebbero essere isolati e trattati prima della loro immissione in allevamento. Se, trascorsi 9 mesi dall’inizio del piano di eradicazione, non sono più presenti segni di infestazione, allora l’allevamento può essere considerato esente da rogna sarcoptica. Inoltre, esistono diverse tecniche diagnostiche, utilizzate in prove di eradicazione della rogna, che sono altamente indicative: raschiati cutanei negativi, diminuzione dei valori dell’indice di prurito (IP) e miglioramento delle dermatiti valutate al macello.

 

Per maggior chiarezza:

  • Raschiato cutaneo: consiste nel raschiamento, mediante bisturi, della superficie cutanea presente all’interno dell’orecchio (canale uditivo esterno), in modo da raccogliere sia il cerume che parte dello strato più superficiale della cute (epidermide). È necessario un campione di 15-20 soggetti e il materiale può essere riposto all’interno di provette chiuse e mantenute in frigorifero fino al trasferimento in un laboratorio per le analisi.
  • Indice di prurito (IP): consiste nell’osservare un gruppo di circa 25 animali per un periodo di 15 minuti, con registrazione del numero di volte in cui i suini si grattano o si strofinano sulle strutture del box. L’IP è ottenuto dividendo il numero di episodi di grattamento per il numero di suini osservati: valori > 0,1 indicano la presenza dell’acaro, mentre valori ≥ 0,4 indicano una forte diffusione della rogna.
  • Dermatiti al macello: questo tipo di valutazione è la più sensibile e consiste nell’assegnazione di un punteggio da 0 a 3 (0 = assenza di lesioni; 1 = lesioni localizzate alla testa, ventre e posteriore; 2 = lesioni generalizzate moderate; 3 = lesioni estese e gravi) alle carcasse dei suini in sede di macellazione. La media dei valori ottenuti indica il grado di dermatite del gruppo e il valore soglia è 0,5.

 

 Foto 1: dermatite localizzata sulla coscia
Foto 1: dermatite localizzata sulla coscia

Foto 2: Dermatite generalizzata su tutto il corpo
Foto 2 dermatite generalizzata su tutto il corpo