L’altra faccia dell’assistenza: la cura del momento del parto a partire dalla gestazione: rispolti alimentari e gestionali

(Dott.ssa Angela Bonetto)

 

Il parto è un insieme di cambiamenti morfologici, fisici ed ormonali quasi paragonabili ad una rivoluzione all’interno di un organismo.

I giorni precedenti sono preparatori all’evento, ed i cambiamenti interni determinano modificazioni morfologiche osservabili esternamente già qualche giorno prima.

Soprattutto in queste circostanze, l’addetto all’assistenza in sala parto dev’essere sicuramente un buon osservatore, qualità essenziale per capire dove e quando intervenire, se necessario. A tal proposito è importante conoscere la fisiologia degli eventi per capire le ragioni di ciò che andiamo ad osservare.

Il segnale che dà l’avvio al processo del parto è rappresentato dal cortisolo prodotto dalla corticale del surrene dei feti, che nell’ultimo terzo di gravidanza si sono sviluppati notevolmente e occupano tutto lo spazio disponibile nella cavità uterina, che inizia ad essere appunto un ambiente troppo “stretto”. Il cortisolo stimola nella placenta la sintesi degli enzimi che convertono il progesterone (l’ormone della gravidanza) in estrogeni. Ne consegue un rapido calo del rapporto progesterone/estrogeni.

 

Quali effetti provocano dunque gli estrogeni? I principali sono schematizzati in Fig.1.

Fig1: effetti provocati dagli estrogeniFig1: effetti provocati dagli estrogeni

I cambiamenti ormonali nel periparto sono illustrati nel grafico della Fig.2 (tratto da Fisiologia degli animali domestici, Oystein Sjaastad,Iav Sand,Knut Hove).

Fig.2: cambiamenti ormonali nel periparto
Fig.2: cambiamenti ormonali nel periparto (da Fisiologia degli animali domestici, Oystein Sjaastad,Iav Sand,Knut Hove)

Grazie a questo breve ripasso di fisiologia sarà sicuramente più facile ricordare perché le mammelle inizino a svilupparsi qualche giorno prima, o perché la vulva risulti più gonfia dai quattro giorni circa prima del parto.

Un ingrossamento ed un arrossamento vulvare al parto sono quindi normalissimi, tuttavia quando questi evolvono in turgore, tumefazione eccessivi ed edema prominente (Fig. 3), la regione vulvare perde la sua elasticità e la sua capacità distensiva. Tali proprietà devono essere invece mantenute per assicurare un’agevole espulsione dei feti.

Fig.3: Edema e turgore eccessivo nella regione vulvare
Fig.3: Edema e turgore eccessivo nella regione vulvare

Il buon osservatore in grado di notare questa anomalia dovrà quindi riservare un’assistenza più oculata alla/e scrofa/e interessate.

Numerose conseguenze negative possono infatti derivare da questo aspetto che potrebbe sembrare irrilevante per chi non ha mai assistito ad esperienze analoghe.

In primo luogo, alle prime evidenze del caso bisogna avere la prontezza di verificare che la gabbia parto sia adatta alla scrofa ospitata. Soprattutto se ci troviamo davanti a scrofe di mole notevole, sarà opportuno assicurarsi che l’animale abbia a disposizione spazio sufficiente per distendersi sul fianco senza che la regione vulvare sia compressa sul fondo della struttura.  Se la vulva, che in prossimità del parto ha un apporto ematico maggiore, viene compressa, il ritorno venoso diminuisce e la stasi venosa può peggiorare e causare edema grave, con conseguente ulteriore ingrossamento anomalo della vulva. La cute e la mucosa risulteranno distese, e quindi più facilmente suscettibile a lesioni traumatiche. Le possibili conseguenti lacerazioni, oltre ad essere dolorose, costituiscono una facile via d’accesso per le infezioni batteriche e, cosa ancora più grave, provocare emorragie spesso letali per la scrofa.

In tali circostanze, oltre ai trattamenti farmacologici antiemorragici (come la vitamina K), un aiuto sostanziale può derivare da pratici rimedi casalinghi a base di ghiaccio e polveri adsorbenti. L’utilizzo del ghiaccio può sembrare banale, ma provocando vasocostrizione aiuta a fermare l’emorragia. Manicotti di ghiaccio ottenuti grazie ai guanti da esplorazione (Fig. 4) risultano essere molto efficaci; il consiglio è di averne sempre qualcuno di pronto a disposizione.

Fig.4: uso di manicotti di ghiaccio per evitare emorragie nella zona vulvare
Fig.4: uso di manicotti di ghiaccio per evitare emorragie nella zona vulvare

 

Come esito della guarigione per seconda intenzione delle ferite, si formeranno delle cicatrici che condizioneranno negativamente i parti successivi. Il parto rischia di essere compromesso sia per la presenza contemporanea di più suinetti lungo il canale del parto e la difficoltà ad uscire, sia per l'inerzia uterina secondaria a causa delle continue contrazioni senza avanzamento dei feti.

La questione potrebbe quindi risultare molto delicata, soprattutto se il problema fosse diffuso e si ripetesse sistematicamente in azienda.

Un primo approccio risolutivo potrebbe riguardare la manutenzione e l’adeguamento delle gabbie parto, eliminando qualsiasi parte lesiva di esse, con particolare riferimento alle cosìddette bavette, ovvero a quelle asperità presenti nei punti di saldatura fra i vari componenti della gabbia, problema spesso evidente nelle realtà di nuova fattura.

Nel caso di una diffusione massiva della problematica, non si può evitare di svolgere un’indagine più approfondita sul mangime somministrato alle scrofe. In particolare, va esaminato il contenuto di zearalenone, micotossina prodotta nel mais da F. roseum in condizioni particolari di umidità elevata (23–25%), che si lega in modo competitivo ai recettori degli estrogeni. Tuttavia, allo stesso tempo bisognerebbe assistere a segni clinici nella prole di genere femminile, ovvero gonfiore della vulva e dei capezzoli, infiltrazione edematosa della regione perineale per poter affermare senza ombra di dubbio che si tratti di intossicazione da zearalenone. Se questi segni non sono presenti non significa che il problema legato alle micotossine sia inesistente, ma suggerisce al veterinario alimentarista di controllare altri aspetti del mangime, come ad esempio il contenuto di sodio.

Dalla discussione di questa problematica si evince che una buona assistenza alla sala parto inizi ancora prima che la scrofa vi entri, e che l’attenzione debba essere rivolta a molteplici aspetti che ad un primo approccio possono sembrare non direttamente collegati alla questione iniziale.

 

 

 

Riferimenti:

- Diseases of Swine, Eleventh Edition. Editor(s): Jeffrey J. Zimmerman Locke A. Karriker Alejandro Ramirez Kent J. Schwartz Gregory W. Stevenson Jianqiang Zhang

© 2019 John Wiley & Sons, Inc.

- Fisiologia degli animali domestici, Oystein Sjaastad,Iav Sand,Knut Hove

-Pathologic Basis of Veterinary Disease di James F. Zachary (Autore), M. Donald McGavin (Autore), M. Donald McGavin MVSc PhD FACVSc (a cura di)