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Suinicoltura + Suinicultura

Baliaggi: implicazioni su mortalità, benessere e performance dei suinetti

(dott.ssa Giulia Bini)

I baliaggi sono una pratica estremamente diffusa fra gli allevamenti di suini. Si stima che circa il 98% delle aziende intensive ricorra al suo utilizzo con lo scopo di aumentare la sopravvivenza dei lattonzoli e al fine di creare delle nidiate che siano maggiormente uniformi, sia in termini di numerosità che in termini di taglia/peso degli animali.

Grazie al miglioramento genetico la prolificità delle scrofe è col tempo aumentata portando ad un numero di nati vivi per scrofa che eccede le capacità di allattamento della madre stessa. Ci si ritrova così con scrofe che hanno 14-16 capezzoli funzionanti (nel migliore dei casi) che danno però alla luce un numero maggiore di suinetti. Questo rappresenta una sfida in termini di management e obbliga l’allevatore a ricorrere alle pratiche di baliaggio oppure ad investire in sistemi di allattamento artificiali.

Il baliaggio rappresenta una pratica stressante, sia per la scrofa che per i suinetti e pertanto dovrebbe essere ridotto al minimo. Di contro, però, ci si ritrova ad avere un eccesso di suinetti che per forza di cose devono essere spostati al fine di garantirne la sopravvivenza.

Essenzialmente vengono identificati due diversi tipi di baliaggi: precoci e tardivi. Quelli precoci vengono praticati entro la prima settimana di lattazione mentre i tardivi nelle due/tre settimane successive. Coi baliaggi precoci si cerca di uniformare il numero di soggetti per covata, adattandolo anche alla capacità di allattamento della scrofa. Il secondo tipo di baliaggi, invece, viene attuato col fine di uniformare la taglia degli animali presenti in una stessa covata. I suinetti oggetto di adozioni precoci provengono spesso da scrofe il cui numero di nati vivi è più alto rispetto a quello registrato nelle altre. Si stima che circa il 5% dei nati vivi venga spostato per permettere un’uniformità numerica. I suinetti baliati tardivamente, invece, sono spesso quelli nati più leggeri. Circa il 15-20% dei nati vivi dovrebbe essere spostato al fine di uniformare il peso delle covate. In sintesi, i baliaggi precoci vengono mossi dal numero mentre i tardivi vengono mossi dal peso dei suini. In generale, il baliaggio permette di pareggiare le covate sia per numero che per taglia, permettendo anche ai suini più piccoli di poter essere competitivi al momento della poppata.

Si raccomanda, tuttavia, di eseguire i baliaggi il più presto possibile dopo il parto, entro le 12-24 ore successive. Questo perché prima delle 72 ore dopo la nascita non è ancora avvenuta la fidelizzazione del capezzolo e non è ancora stato stabilito un ordine di poppata. Inoltre, spostare precocemente l’animale gli garantisce anche la massima assunzione di colostro. In questo modo è possibile ridurre la mortalità pre-svezzamento, le performance dei suinetti non vengono intaccate, così come il loro comportamento. Ma recenti studi suggeriscono che non è tutto qui.

Nella realtà dei fatti, i baliaggi continuano anche dopo la prima settimana dopo il parto. Fare baliaggi tardivi significa inserire i suinetti in covate dove l’ordine di poppata è già stato stabilito ed ogni animale si attacca sempre allo stesso capezzolo a cui “si è fidelizzato”. Questo causa uno stress, non solo al suinetto spostato ma anche agli altri già presenti nella covata e di conseguenza innesca delle lotte che si ripercuotono poi anche sulla scrofa. I soggetti spostati tardivamente sono meno presenti al momento della montata lattea e si riconoscono più facilmente perché vocalizzano vagando per la gabbia parto, mostrando talvolta anche degli atteggiamenti di fuga. Sono più soggetti a lesioni, principalmente a livello di muso, e le loro performance di accrescimento sono peggiori. Tuttavia, non esiste uno studio che abbia seguito il percorso di questi suinetti dalla nascita fino al macello e pertanto gli effetti a lungo termine di un baliaggio tardivo sono tutt’ora sconosciuti.

Ma qual è l’effetto del baliaggio sulla mortalità, le performance dell’animale, la qualità della carcassa e gli indicatori di benessere? Le ricerche scientifiche a riguardo sono scarse e lo studio da cui è tratto questo articolo rappresenta un primo tentativo di fornire una risposta al quesito.

 
Baliaggi e mortalità

La pratica del baliaggio sembra aumentare la mortalità sia nel periodo precedente lo svezzamento che per tutta la durata del ciclo produttivo. La settimana scelta per eseguire il baliaggio (precoce o tardivo) non sembra essere un fattore discriminante. Bisogna però ricordare che le adozioni non sono l’unico fattore di rischio per l’aumento della mortalità. Su questa incidono, infatti, sia il peso corporeo alla nascita che la numerosità della covata d’origine. Sarebbe utile eseguire uno studio controllato per valutare quale effettivamente sia il rischio legato alla settimana scelta per eseguire il baliaggio. Si ricorda inoltre che un peso alla nascita inferiore al chilogrammo rappresenta già di per sé un fattore di rischio importante che impatta sulla mortalità.

Baliaggi, performance di crescita e qualità della carcassa

Un ridotto peso corporeo alla nascita impatta negativamente anche sulle successive performance di crescita dell’animale che continuerà a pesare meno e a crescere con ritmi più lenti per tutta la durata del ciclo produttivo. Per questa ragione, i suini baliati dopo la prima settimana di lattazione al fine di uniformarne il peso, si sono sempre mostrati più leggeri dei soggetti baliati precocemente o non sottoposti affatto a baliaggi.

Le adozioni precoci sembrano non influire sulle successive performance di crescita dell’animale mentre lo spostamento una settimana e oltre dopo il parto sembra aumentare il divario di peso. Tuttavia, così come per la mortalità, è necessario ricordare che altri fattori impattano sulle performance di accrescimento come, ad esempio: il peso alla nascita, la numerosità della covata e l’ordine di parto della scrofa.

Anche al macello il peso della carcassa è risultato leggermente più basso per i soggetti baliati tardivamente mentre per quanto riguarda la percentuale di massa magra o lo spessore del grasso non si sono registrate differenze significative fra i suini baliati precocemente, tardivamente o non baliati.

Al momento della macellazione sono stati indagati altri aspetti prettamente sanitari come la presenza di zoppie, pleuriti, polmoniti e pericarditi. Non sono state registrate differenze significative fra carcasse di suini sottoposti a baliaggio e suini non baliati. Tuttavia, altri studi riportano come soggetti baliati siano più esposti al rischio di mostrare questo tipo di lesione, probabilmente in funzione del fatto che la separazione dalla propria madre abbia impedito una corretta assunzione di colostro e quindi vi sia stata una compromissione del sistema immunitario.

Baliaggi e lesioni al corpo, coda ed orecchie

In precedenza, è stato affermato che le adozioni tardive vadano ad aumentare le lotte all’interno della covata, portando quindi alla presenza di lesioni al muso e al corpo dell’animale. In questo specifico studio non è stata rilevata una differenza in termini di lesioni corporee fra suini baliati precocemente o tardivamente.
Al momento dello svezzamento non sono state rilevate lesioni o graffi sugli animali. Questo non significa che i suini non abbiano lottato fra loro ma è espressione del fatto che in soggetti con meno di 20 giorni le lotte durino poco (meno di 5 minuti) e le lesioni siano relativamente leggere. È probabile che al momento dello svezzamento la ferita fosse ormai rimarginata, anche alla luce del fatto che all’interno della covata fosse stato stabilito un nuovo ordine gerarchico. Durante il resto del ciclo produttivo, invece, il numero di lesioni riscontrate è aumentato raggiungendo un picco durante la seconda fase dello svezzamento. Questo è dovuto ad un rimescolamento dei gruppi. Ogni volta che avviene una modifica all’interno del gruppo i suini lottano al fine di ristabilire un nuovo ordine gerarchico. Quando nel gruppo vi è stabilità e non avvengono ulteriori rimescolamenti la situazione si equilibra e la percentuale di lesioni corporee automaticamente si riduce.

Lesioni alla coda

Di grande attualità resta la questione delle lesioni alla coda. È noto come diversi siano i fattori che influiscano su questo tipo di lesione, fra cui: il sesso, la genetica, l’età allo svezzamento, il tipo di pavimentazione, la presenza e l’inserimento di arricchimenti ambientali, la densità di animali stabulati, la possibilità di accedere alla fonte di cibo, la temperatura e la ventilazione. Alcuni studi hanno dimostrato come la percentuale di lesioni alla coda fosse maggiore all’interno di quegli allevamenti che praticassero i baliaggi, senza però stabilire se i soggetti più colpiti fossero effettivamente quelli oggetto di spostamento. Nel presente studio non è stata notata differenza fra i soggetti baliati tardivamente o precocemente e quelli non baliati. Tuttavia, si sono riscontrate lesioni per tutta la durata del ciclo produttivo e l’incidenza di queste è aumentata col progredire dell’età degli animali. Non è possibile individuare una specifica ragione per questo dato ma il rimescolamento dei gruppi resta un fattore di rischio. Mischiando animali che non hanno familiarità tra loro si innescano lotte e si aumentano i livelli di stress. Ancora non è chiaro se l’animale più stressato diventi un soggetto morsicatore o un bersaglio della morsicatura.

Lesioni alle orecchie

Anche le lesioni alle orecchie vengono riscontrate sempre più comunemente fra gli allevamenti intensivi. La loro eziologia e i fattori di rischio non sono completamente chiari ma è possibile che siano gli stessi individuati per le lesioni alla coda. Tuttavia, le lesioni alle orecchie mostrano un trend inverso e tendono a diminuire col progredire dell’età. Inoltre, al contrario di quanto registrato per gli altri tipi di lesioni, queste si mostrano più frequenti in quegli animali baliati precocemente. È difficile trovare una spiegazione a questo dato dal momento che tutti i suini sono allevati allo stesso modo e pertanto sottoposti ai medesimi fattori di rischio (stessa genetica, stessa età, stessa tipologia di stabulazione). Essendo entrambi i tipi di lesioni a carattere multifattoriale è logico ritenere che diverse combinazioni di fattori stressanti incidano in modo diverso in base alla fase del ciclo produttivo e indirizzino l’animale morsicatore verso la coda o verso le orecchie.

Un animale più vecchio e con una taglia più grande è maggiormente in grado di difendersi attivamente ed in modo aggressivo dagli attacchi degli altri animali indirizzati verso le orecchie. Questo potrebbe portare gli animali morsicatori a dirigere la loro attenzione verso una diversa parte del corpo, la coda, che risulta più accessibile e meno difendibile. Inoltre, col progredire dell’età e con l’aumentare della stazza si riduce lo spazio disponibile al truogolo rendendo la competizione per accedere all’alimento più intensa e il posteriore degli animali più aggredibile.

È altresì difficile spiegare il motivo per il quale i soggetti baliati precocemente siano maggiormente a rischio di lesioni auricolari. In parte dipende dal peso corporeo in quanto queste lesioni si registrano quando i suini hanno pesi maggiori. Questo però non chiarisce per quale motivo i suini non sottoposti a baliaggi siano meno soggetti a queste lesioni nonostante il loro peso sia comunque simile.  È lecito ritenere che il baliaggio precoce sia indirettamente legato alla comparsa di lesioni auricolari in ragione del fatto che l’adozione comporta un maneggiamento dell’animale, la separazione dalla madre e dai fratelli, l’inserimento in una covata non familiare e l’innescarsi di lotte. Forti stress nel periodo perinatale rendono l’animale più sensibile allo stress stesso nei periodi successivi. Probabilmente l’adozione precoce fa si che il suino venga spostato in un momento assai critico e lo stress indotto comprometta a tal punto la funzione immunitaria da renderli più sensibili, unitamente al fatto che sono comunque soggetti più pesanti e con un accrescimento maggiore. Se la comparsa di lesioni è legata a un problema immunitario, spostare i suini verso scrofe allo stesso stadio di lattazione e dello stesso ordine di parto può attenuare la problematica in quanto si favorisce un’adeguata assunzione di colostro prima e latte poi.

 

Senz’altro la pratica dei baliaggi resta necessaria e utile per fronteggiare quell’eccesso di suinetti nati da scrofe iperprolifiche e per permettere a tutti un accesso ad un capezzolo funzionante, indipendentemente dalla taglia. È consigliabile, però, mantenere la quota di suini baliati al minimo ed eseguire queste adozioni il più possibile vicino al parto. È chiaro che i baliaggi abbiano un’influenza sulle successive performance dell’animale e sulla mortalità ma un solo studio non è sufficiente per fornire tutte queste risposte. Sarebbe senz’altro interessante eseguire uno studio in condizioni controllate dove suini provenienti da covate numerose e suini con basso peso alla nascita vengano casualmente sottoposti a baliaggio, in modo da comprendere quanto realmente incida la settimana nella quale viene praticata l’adozione rispetto ad altri fattori come il numero di nati vivi, il peso alla nascita e l’ordine di parto della scrofa. Infine, è necessario anche un approfondimento per chiarire la reale eziologia e le dinamiche che portano allo sviluppo di lesioni alla coda e auricolari, anche al fine di chiarire il motivo del loro trend inverso in funzione dell’età dell’animale.

 

Articolo pubblicato su SUMMA ANIMALI DA REDDITO N.5 GIUGNO 2021 che ringraziamo.