L'influenza del cross fostering sul ciclo produttivo dei suini

(dott. Sabrina Zamboni)

Il cross fostering, la cosiddetta adozione parziale, risulta essere una delle tecniche di gestione maggiormente utilizzata dagli allevatori, dal momento che permette di far fronte all’iperprolificità della scrofa, di equilibrare il numero di nati vivi in corrispondenza del numero di capezzoli, di rendere omogenee le nidiate in base al numero e al peso dei suinetti, con il fine ultimo di diminuire gli scarti allo svezzamento e di ottenere covate più pesanti e numerose.

Appartiene al gruppo delle adozioni precoci, viene cioè eseguito già a partire dal giorno stesso del parto e si contraddistingue per lo spostamento dei suinetti di taglie differenti in nidiate di dimensioni simili, in modo tale da evitare disuguaglianza nella stessa covata (fig.1).

Fig.1: Dimostrazione di crossfostering con spostamento di suinetti in covate di dimensioni omogeneeFig. 1: Per omogeneizzare le due covate e avere tutti i suinetti della stessa taglia, vengono spostati i due più grossi dalla covata A  per metterli nella covata B che presenza suinetti di dimensioni analoghe. Con lo stesso criterio, i suinetti più piccoli della covata B, vengono spostati nella covata A in cui i  suinetti sono per lo più di piccola taglia.

Vale la pena ricordare che, prima di trasferire i suinetti neonati, è necessario che vengano colostrati in modo adeguato. Per raggiungere tale scopo, dovranno ingerire almeno 80g di colostro per kg di peso vivo al giorno, obbiettivo che in realtà potrebbe essere raggiunto in sole 6 ore di colostratura.

Importante, sebbene si conoscano svariate eccezioni, è che il colostro appartenga alla propria madre per questioni strettamente correlate ad una specifica assunzione di anticorpi (soprattutto quelli legati all’immunità cellulare). Fortunatamente la produzione del colostro, anche se con caratteristiche organolettiche che tendono a peggiorare con il passare delle ore rispetto al parto, risulta accettabile nelle 18-24 ore successive al parto.

Questa tecnica di adozione presenta un importante limite legato al momento della sua attuazione. Qualora, venisse svolta troppo oltre le 48-72 ore dal parto e quindi successivamente alla consolidazione della gerarchia e della fidelizzazione del capezzolo, potrebbe incorrere in importanti insuccessi conseguenti alle competizioni dei suinetti e pertanto alla difficoltà di accettazione dei nuovi da parte della scrofa.

In merito, è stato condotto uno studio in un allevamento irlandese di 1500 scrofe Large White × Landrace. I parti di circa 80 scrofe avvenivano in banda settimanale e tutti i suinetti (1.016) nati dallo stesso lotto sono stati contrassegnati individualmente alla nascita e seguiti fino alla macellazione. Questi soggetti, in base al momento in cui sono stati pareggiati, sono stati classificati in tre gruppi:

1.      Non sottoposti al pareggiamento;
2.      Spostati durante la prima settimana di vita;
3.      Trasferiti dalla prima settimana di vita in poi.

Di questi stessi gruppi sono state considerate delle variabili:

-          L’ordine del parto della scrofa;
-          Il numero di nati vivi;
-          Il peso medio alla nascita.

Durante lo studio, dei 1.016 suinetti nati, 824 hanno raggiunto l’età della macellazione (192 perdite in totale) ed i dati sono stati sottoposti ad analisi statistica (ANOVA test).

I risultati ottenuti, e riportati nei grafici sottostanti, hanno confermato che al momento del pareggiamento non c’erano differenza fra i gruppi a confronto.

Al contrario, considerando sia i suinetti pareggiati sia quelli non pareggiati, sono state evidenziate delle differenze significative (fig. 2).

 

Fig. 2: I grafici rappresentano rispettivamente la percentuale di suini in corrispondenza all’ordine di parto della scrofa (A), al numero di nati vivi (B) ed al peso medio alla nascita (C) in base al momento del pareggiamento

Fig.2: I grafici rappresentano rispettivamente la percentuale di suini in corrispondenza all’ordine di parto della scrofa (A), al numero di nati vivi (B) ed al peso medio alla nascita (C) in base al momento del pareggiamento. I suini sono stati raggruppati in NCF (non sottoposti al cross-fostering), CFW1 (sottoposti al cross-fostering entro la settimana dalla nascita) ed in CFW2+ (spostati oltre la prima settimana di vita). tratto da Julia A. Calderon Díaz, Edgar García Manzanilla, Alessia Diana and Laura A. Boyle. (2018) “Cross-Fostering Implications for Pig Mortality, Welfare and Performance “, in: Frontiers in Veterinary Science. Vol: 5. Article 123, pp.4.

Poichè interessati anche alle possibili associazioni tra mortalità e pratiche di pareggiamento, sono stati analizzati i tassi di mortalità dalla nascita allo svezzamento e dalla nascita alla macellazione.

Come detto precedentemente, nel corso dello studio, sono morti 192 soggetti per cui è stata riscontrata una percentuale di mortalità pari a circa il 20%, dove la maggioranza è rappresentata da quelli pareggiati (Julia A. et al.2018).

Le cause di questa mortalità non sono del tutto conosciute, ma dallo studio è emerso che questi suinetti deceduti provengano da scrofe con un maggior numero di nati vivi.

Interessante anche notare che i suinetti trasferiti successivamente alla prima settimana di vita hanno riportato un peso medio corporeo alla nascita inferiore. Probabilmente questi suini, durante il loro ciclo produttivo, hanno avuto più difficoltà nell’incrementare il proprio peso e per loro si è reso necessario il baliaggio, inoltre sono risultati sempre più leggeri ad ogni pesata dello studio.

Punti essenziali per un corretto cross-fostering:
Lasciare ai suinetti il tempo necessario per poter assumere un idoneo quantitativo di colostro e quindi di anticorpi (80g di colostro/kg PV del neonato);
Trasferire suinetti di taglia superiore/inferiore al 20% della media della taglia di quelli presenti nell’altra covata per permettere, durante la formazione della gerarchia, una più regolare competizione;
Evitare di spostare i nati oltre le 48 ore dal parto poiché la gerarchia si è già formata ed è anche già avvenuta la fidelizzazione del capezzolo.

Gli spostamenti, in conclusione, dovrebbero essere ridotti al minimo e svolti solo in caso di necessità in quanto c’è sempre il rischio di alterare i normali equilibri comportamentali della scrofa ma anche dei suinetti. In questi ultimi, a causa della separazione dalla madre, della manipolazione e del rimescolamento, viene generato uno stress in grado di sfociare in feroci combattimenti responsabili della formazione di lesioni alle orecchie piuttosto che alla coda o al corpo ma non solo, e forse ancora più grave, potrebbe anche interferire con il sistema immunitario compromettendone sanitariamente il ciclo produttivo futuro.

Per terminare, il cross fostering consente di affrontare l’iperprolificità della scrofa poiché sfoltendo la covata garantisce a ciascun suinetto l’accesso ad un capezzolo funzionante.

Purtroppo, questa tecnica da sola non sempre è in grado di ridurre la mortalità dei suini durante il loro ciclo produttivo. Per raggiungere questo scopo, è necessario conoscere, studiare ed applicare anche le successive tecniche di baliaggio utilizzando quelle più appropriate in base alla fase della lattazione ed al contesto sanitario, così da preparare accuratamente i suini al loro futuro produttivo.

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