(Giulia Catellani)
Anatomia della ghiandola mammaria
La specie suina presenta due file parallele di ghiandole mammarie che si estendono lungo tutto il ventre dell’animale, da posizione toracica ad inguinale.
Il numero ideale di mammelle per animale viene considerato di 14, aventi capezzoli ben sviluppati e accessibili per permettere un ottimale allattamento della covata; è possibile, tuttavia, ritrovare un’ampia variabilità di capezzoli, dai 12 ai 18, in base alla razza e ai singoli soggetti.
La regione mammaria è suddivisa in tre siti ciascuno contenente un diverso numero di coppie di ghiandole: due nel sito toracico, quattro in quello addominale e una coppia nel sito inguinale, rimanendo distanziate tra di loro in tale modo: le mammelle più craniali e caudali sono generalmente più distaccate le une dalle altre rispetto a quelle centrali, che a loro volta sono più lontane dalla linea mediana rispetto alle prime due. Il numero delle ghiandole mammarie viene individuato grazie al numero dei capezzoli, all’interno dei quali sono sviluppati due sistemi ghiandolari indipendenti, con due dotti galattofori separati e due orifizi terminali; è possibile però che tali aperture non siano sempre visibili o che ci siano capezzoli sovrannumerari in posizioni non comuni, motivi per cui bisogna verificare se siano associati o meno a ghiandole e se siano attivi.
La struttura che compone la ghiandola mammaria varia in funzione del momento produttivo in cui si trova la scrofa: vuota, gestante o in lattazione. La scrofa vuota e la scrofetta prepubere presentano le cosiddette gemme mammarie (ognuna delle quali originerà una ghiandola mammaria) distribuite tra tessuto adiposo e connettivo, componente che rappresenta la maggior parte del parenchima della mammella in questa fase. Durante la lattazione abbiamo la formazione di tessuto tubulo alveolare, disposto con le unità secretorie in lobuli; tali lobuli sono delimitati da cellule epiteliali (lattociti) che sintetizzano il latte, il quale viene trasportato successivamente fino al dotto lattifero che è collegato all’ostio terminale del capezzolo (Figura 1).
Andando ad analizzare la stratigrafia tissutale della mammella è possibile invece individuare e differenziare diversi livelli quali cute, tessuto adiposo sottocutaneo e parenchima differenziato citato precedentemente. La vascolarizzazione (sanguigna e linfatica) e l’innervazione (rappresentata da nervi differenti in base alla topografia delle ghiandole mammarie) si estendono longitudinalmente dalla regione ascellare a quella inguinale, lateralmente alla linea ventrale mediana, presentando anastomosi venose tra le mammelle corrispettive di destra e sinistra.
Figura 1: Mammella con due ghiandole mammarie e i rispettivi dotti
Mammogenesi
Lo sviluppo delle ghiandole mammarie incomincia durante lo stadio fetale, completandosi durante tre fasi postnatali: 90 giorni prima della pubertà, durante l’ultimo terzo di gestazione e nel corso della lattazione.
Precedentemente alla prima fase, la mammella si presenta di piccole dimensioni, composta esclusivamente da gemme mammarie e un unico ampio dotto, inseriti in un contesto di parenchima prevalentemente costituito da tessuto connettivo e adiposo. Durante le due fasi successive la mammella subirà trasformazioni tali per poter essere funzionante durante il periodo di maggior necessità ovvero la lattazione; per raggiungere questo scopo si avrà la maturazione delle ghiandole mammarie e del sistema duttale lattifero, con la trasformazione del parenchima in lattociti e un aumento sostanziale di dimensione di tutto l’organo (Tab. 1).
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Parenchima |
T.Adiposo |
T.Connettivo |
Dotti galattofori |
Disposizione tessuto |
Scrofa in lattazione |
Tubulo alveolare con lattociti |
Scarso |
Scarso |
Suddivisi in dotti non secernenti e dotti terminali |
Lobuli |
Scrofa vuota o scrofetta prepubere |
Occupato da tessuto non funzionale |
Abbondante |
Abbondante |
Dotto unico collegante gemma e ostio |
Diffuso |
Tab.1. Differenze principali della ghiandola mammaria durante le fasi differenti del ciclo della scrofa
La crescita mammaria è sostenuta dall’aumento di specifici ormoni circolanti (che, per la loro funzione, sono denominati ormoni mammogenici), i quali vanno ad influenzare e a promuovere lo sviluppo durante tutti i diversi periodi. Questi ormoni sono: gli estrogeni durante la pubertà, la prolattina e relaxina al termine della gravidanza. Ulteriori fattori importanti che influenzano la mammogenesi sono la nutrizione (impattante sia in sviluppo che in gravidanza e lattazione), la posizione delle mammelle interessate (quelle che diventeranno le maggiori generalmente sono quelle toraciche e addominali a discapito di quelle caudali inguinali) e il numero di parti sostenuti in precedenza.
Nella primipara, lo sviluppo della mammella risulta particolarmente accentuato durante la prima lattazione tanto da condizionare l’efficienza dell’organo durante tutto il ciclo zootecnico dell’animale. Viene pertanto inevitabile osservare, che sarà opportuno proprio per questi soggetti, riservare attenzioni dedicate per meglio prepararli ai cicli di lattazione futuri.