(dott.ssa Aurora Iotti)
A fine ottobre 2022, l’azienda nutrizionistica Nuscience Italia ha organizzato un evento rivolto ad allevatori, veterinari e tecnici riguardante lo svezzamento senza ossido di zinco, argomento che rappresenta una delle nuove sfide per l’allevamento suinicolo odierno.
L’ossido di zinco (ZnO) ha rappresentato per molti anni un alleato strategico nelle diete delle prime fasi post-svezzamento grazie ai numerosi vantaggi che possiede:
- Riduce l’incidenza delle diarree post-svezzamento in quanto aiuta a limitare l’adesione e la penetrazione di batteri patogeni, tra cui il principale è sicuramente Escherichia coli enterotossigeno (ETEC).
- Aumenta la salute enterica avendo un’azione migliorativa sulla morfologia dell’intestino: è stato infatti osservato come questo componente abbia un effetto positivo sulla dimensione dei villi intestinali e sulle giunzioni delle cellule della mucosa intestinali stesse, assicurando così una maggior integrità funzionale e limitando il potenziale patogenetico dei batteri.
- Sostiene e migliora le performance di crescita dei suinetti.
- Ha un effetto nutritivo per natura in quanto rientra in molteplici funzioni biochimiche (es. enzimi) e ha un ruolo fondamentale nella regolazione della risposta immunitaria.
Tuttavia è essenziale sottolineare come questo elemento non abbia un’azione antimicrobica diretta verso i batteri patogeni, ma aiuti a mantenere l’omeostasi intestinale e a diminuire l’infiammazione nel soggetto svezzato, garantendo così un suo maggior benessere.
L’utilizzo di questo principio nell’alimentazione, però, è stato vietato nell’UE a partire da luglio 2022[1] nell’ottica del “Farm To Fork” che mira alla riduzione dell’uso di antibiotici; il problema dell’uso di ZnO è legato alla sua correlazione con l’aumento dell’antibiotico resistenza, soprattutto quando usato in associazioni agli antimicrobici, spesso inseriti direttamente nel mangime. Queste modifiche hanno imposto alle figure del settore la necessità di adottare e implementare nuove strategie per la gestione delle diarree post-svezzamento.
La fase dello svezzamento è risaputa essere una transizione molto delicata per il suinetto in quanto è il periodo per eccellenza in cui il soggetto va incontro a numerosi stress quali la separazione dalla madre, il cambio di alimentazione (liquido-solido), lo spostamento in un nuovo ambiente e il rimescolamento dei gruppi. Tutti questi fattori stressanti vanno sommati ad un’incompleta maturità del tratto gastro-intestinale del suinetto, dovuta all’età precoce di svezzamento, e il gioco è fatto… i suinetti vanno in diarrea!
Come affrontare al meglio, quindi, il ritiro dell’ossido di zinco?
Considerando che alcuni degli eventi che accadono sono inevitabili, è possibile agire su numerosi aspetti che si possono considerare la “base” per un'ottima gestione dello svezzamento.
Biosicurezza sia interna che esterna. Rappresenta il punto più semplice, sicuro e soprattutto economico per evitare l’ingresso di patologie e prevenirne la diffusione.
Pulizia e disinfezione. Il mantenimento di buone condizioni igieniche permette di ridurre l’insorgenza di malattie infettive e parassitarie; risulta quindi essenziale adoperare corrette prassi di pulizia e, in particolar modo, di disinfezione di capannoni/box ogni volta che vengono svuotati.
Stato sanitario. È importante garantire che i suinetti svezzati godano in partenza di un’ottima salute, vaccinando per le principali patologie enteriche ed attuando dei trattamenti antibiotici mirati (in quanto il trattamento preventivo tramite medicazioni nel mangime non è più permesso come in passato, ma severamente disciplinato) e corretti (attenzione a vie di somministrazione, dosaggi ed eventuali resistenze). Al fine di garantire tutto ciò è importante eseguire delle indagini di laboratorio adeguate e specifiche.
Acqua. Questo rappresenta uno dei fattori più sottovalutati negli allevamenti in quanto non solo si deve assicurare ai suinetti acqua potabile e di facile accesso (Foto 1), ma deve anche essere di qualità; questa deve essere garantita eseguendo controlli annuali sia di tipo chimico-fisico sia di tipo microbiologico. Oltre che controllare che nell’acqua non siano presenti patogeni è anche importante verificare i livelli di alcuni elementi (es. nitrati, nitriti, cloro…) che ad alte concentrazioni possono essere causa di problemi gastro-intestinali.
Esistono diverse soluzioni pratiche da poter adottare in caso di necessità come l’uso di filtri o di sanificanti; questi ultimi, devono essere usati in maniera precisa in quanto hanno necessità di un tempo minimo di contatto affinché abbiano il loro massimo effetto.
Ideale risulta anche l’acidificazione dell’acqua a un pH pari a 4,5-5 che, oltre ad avere un effetto positivo sulla digestione dei suinetti, ha anche degli effetti sulla salubrità dell’acqua. Questo utilizzo può aiutare a tamponare la mancanza di ZnO ma è necessario tenerlo sotto controllo in quanto un’eccessiva riduzione del pH potrebbe determinare un calo del consumo di acqua da parte dell’animale.
I suinetti hanno un consumo di acqua pari all’8-10% del loro peso vivo che corrisponde a circa 2,5-3 volte il loro consumo di cibo solido. È essenziale che bevano i giusti quantitativi di liquidi ed è indispensabile stimolarli. La vera difficoltà è insegnare loro dove trovare gli abbeveratoi, dal momento che nella prima fase dello svezzamento tutto per loro rappresenta una novità. Ricordiamo che la privazione dell’assunzione di acqua rappresenta una pratica assolutamente da evitare affinché i suinetti mantengano un’adeguata omeostasi intestinale.
Importante è assicurarsi che i tipi di abbeveratoi (succhiotti, tazze) siano adeguati ai suinetti sia per quanto riguarda il loro numero e la loro altezza sia per quanto riguarda la pressione e il flusso. Un trucchetto che può risultare utile è mettere delle ciotole con dell’acqua fresca già subito allo svezzamento in modo che sia sempre a loro disposizione. Anche la temperatura può influire sull’assunzione della stessa; dovrebbe presentarsi tiepida, fredda è da evitare in quanto potrebbe essere lei stessa un fattore predisponente a disturbi gastro-enterici.
Foto 1: Varietà nell'offerta di acqua
Densità. Negli allevamenti si è riusciti ad ottenere un aumento della produzione che però non è andata di pari passo con l’aumento degli spazi; quindi, ci si trova spesso a dover mettere un numero molto elevato di soggetti per box causando sovraffollamento. Questo rappresenta un fattore di stress che comporta una serie di aspetti negativi, tra cui la riduzione del comportamento esplorativo, maggiori interazioni sociali con conseguente aumento delle competizioni e dell’aggressività e, in estate, un maggior calore.
Tutti questi aspetti si traducono in una minor assunzione di alimento (causando una dismicrobiosi intestinale), con un possibile aumento dei suinetti problematici (ovvero quelli che rimangono “indietro”).
Luce. Questo fattore influenza il bioritmo, il comportamento sociale, l’immunità e ha numerosi risvolti produttivi. Un’illuminazione adeguata (minimo 40 lux per un minimo di 8 ore) favorisce l’assunzione di cibo e riduce i suinetti problematici, migliora la risposta immunitaria, aumenta l’incremento medio giornaliero (IMG) e diminuisce l’indice di conversione alimentare (ICA)
Clima. Ci sono molti fattori che influiscono sulla percezione della temperatura da parte dei suinetti (es. genetica) e non sempre è possibile mantenere una temperatura e una ventilazione unica per tutto il periodo dell’anno. Per questo motivo è fondamentale osservare quotidianamente lo stato di comfort degli animali, in quanto in caso di condizioni ambientali a loro non favorevoli presentano dei comportamenti di facile interpretazione per l’osservatore; ad esempio, tendono ad ammucchiarsi in caso abbiano freddo (Foto 2), sono eccessivamente dispersi nel box e sdraiati di lato in caso di calore eccessivo mentre risultano molto nervosi se sono presenti correnti d’aria.
È utile ricordare che la zona di termoneutralità dei suinetti svezzati è compresa tra i 24 e i 30°C mentre la temperatura critica inferiore è tra i 26 e i 28°C. Facile dunque capire che, soprattutto i primi giorni post-svezzamento, sono necessarie temperature più elevate che decrescono gradualmente con la crescita dei soggetti.
Importante è anche la valutazione della qualità dell’aria, soprattutto quando si tratta di gas nocivi come l’ammoniaca, la quale è correlata al sistema di ventilazione. Generalmente la presenza di aria pesante o umida è sinonimo di una ventilazione minima troppo bassa, così come la condensa sui muri causata dall’umidità relativa troppo elevata; una ventilazione troppo alta, invece, causa delle correnti con conseguente sensazione di freddo.
Foto 2: In condizioni di freddo o correnti d'aria i suinetti tendono ad ammucchiarsi
Management e Nutrizione. È fondamentale che i suinetti svezzati abbiano un facile accesso alle mangiatoie, con uno spazio adeguato alla loro numerosità e dimensione. In questa fase risulta essenziale stimolare l’assunzione di cibo tramite l’utilizzo di ciotole e una somministrazione frequente dello stesso.
Non si devono sottoporre gli animali a cambi di alimentazione troppo repentini ma devono essere graduali, soprattutto nel passaggio dall’alimentazione nel sotto-scrofa a quella dello svezzamento, in quanto la perdita del nutrimento fornito dal latte materno rappresenta di per sé un cambiamento molto importante a cui il sistema digestivo del suinetto deve adattarsi.
Cos’altro si può fare?
Altre pratiche che possono risultare utili sono:
· Aumentare l’età allo svezzamento, in modo da avere una maggior maturità del tratto gastro-intestinale.
· Migliorare lo stato di salute dei soggetti.
· Stimolare il consumo di mangime a partire dalla sala parto.
· Far socializzare i suinetti già prima dello svezzamento.
In conclusione, per affrontare al meglio questo problema non esiste una soluzione unica, adatta a tutti gli allevamenti, ma risulta essenziale adottare un “approccio globale” al problema, valutando ogni aspetto del proprio allevamento. È dunque più che doveroso lavorare in maniera che i suinetti arrivino allo svezzamento in condizioni di salute ottimali, trovino l’ambiente a loro più favorevole fin dal primo giorno dell’accasamento, garantendo la massima disponibilità di acqua e di mangime in modo che abbiano sempre la possibilità di alimentarsi.
[1] Direttiva 2001/82/CE + Regolamento CE n. 726/2004