(dott.ssa Giusy Romano)
Quando si parla di ernie nel suino si intendono sia l’ernia inguinale che l’ernia ombelicale. L’argomento di nostro interesse è rappresentato solo dal primo tipo di ernia, in particolare ai suoi primi stadi, ovvero quando si riscontra nei suinetti in sala parto al momento della castrazione.
Le ernie inguinali possono essere delle anomalie congenite, quindi già presenti alla nascita e visibili al momento della castrazione, oppure delle anomalie acquisite, ovvero che compaiono dopo un evento traumatico scatenante, come, appunto, la castrazione. Le ernie inguinali interessano per la maggior parte il maschio, ma possono manifestarsi anche nelle femmine oltre che nei casi di ermafroditismo (Foto 1).
FOTO 1 : caso di ermafroditismo (compresenza di entrambi i sessi) con ernia inguinale visibile sul lato destro.
L’anomalia alla base della formazione dell’ernia inguinale è solitamente un’anomalia dell’anello inguinale, intesa come una lassità o una sua mancata chiusura, ereditata geneticamente. Su tale predisposizione anatomica si possono sommano delle cause scatenanti traumatiche, che possono essere esterne (es: schiacciamenti, cadute, manipolazioni scorrette tra cui la castrazione) oppure interne (es: meteorismo, coliche, ascessi di tosse). Soprattutto, sono le scorrette manipolazioni di contenimento del suinetto che determinano un aumento della pressione endo-addominale, con conseguente passaggio dei visceri addominali (intestino) dalla regione addominale a quella inguinale attraverso gli anelli inguinali interno ed esterno, i quali, essendo modificati geneticamente nella loro forma o/o nel loro diametro, non riescono ad opporsi a tale pressione e si aprono.
Per questo motivo è fondamentale che il personale venga opportunamente educato sulle manovre da eseguire in tutte le operazioni di manipolazione del suinetto, tra cui gli spostamenti durante i pareggiamenti, gli interventi di tipo terapeutico e/o profilattico e, soprattutto, la castrazione, che rappresenta un intervento chirurgico e prevede di conseguenza una percentuale, seppur piccola, di rischi connessi. L’importante è istruire il proprio personale a riconoscere la presenza di ernie inguinali nei suinetti che si prendono in mano al momento della castrazione ed evitare assolutamente di castrarli, limitandosi alla sola identificazione mediante navetta o targhetta auricolare, al fine di venderli in un secondo momento come porchette oppure di farli operare in svezzamento da personale veterinario competente, con possibilità di recupero totale del soggetto e macellazione dello stesso al peso ottimale.
Nel caso in cui il personale non sia adeguatamente formato o non abbia ancora acquisito la giusta esperienza in allevamento durante le operazioni di castrazioni, il rischio, non infrequente, è che l’animale venga castrato e l’intestino fuoriesca direttamente dal taglio appena effettuato per l’eliminazione dei testicoli. La fuoriuscita visibile dell’intestino porta solitamente l’operatore a cercare di rimediare all’errore appena compiuto apponendo uno o due punti con filo non riassorbibile sulla cute in corrispondenza del taglio di castrazione, dopo aver accuratamente fatto rientrare l’intestino in posizione. Può però succedere che l’intestino non fuoriesca subito e l’operatore non si accorga dell’errore appena commesso, con il risultato di riporre l’animale nella sua gabbia parto e passare alla castrazione della covata successiva, per poi ripassare in quella sala parto dopo ore e trovare un suinetto ancora vivo, ma con l’intestino fuoriuscito, all’interno della gabbia parto (Foto 2).
FOTO 2: suinetto vivo appena castrato, con intestino fresco fuoriuscito dal taglio di castrazione
In questa situazione è opportuno intervenire il prima possibile per cercare di risanare l’errore, provando a recuperare l’animale, a far rientrare l’intestino e dare uno o due punti sulla cute, ma non sempre questa soluzione è fattibile in quanto l’intestino potrebbe essere già troppo compromesso e rovinato dalla presenza degli altri suinetti che lo calpestano o lo mordono. Inoltre, per mancanza di tempo e/o di personale, succede che in quella stessa sala parto non ci si entri dopo qualche ora, bensì il giorno successivo, con il risultato di trovare il/i suinetti ormai deceduti, con l’intestino fuoriuscito e ormai secco (Foto 3). In queste situazioni la causa della mortalità è imputabile senza ombra di dubbio alla scorretta castrazione del giorno precedente.
FOTO 3: suinetti trovati morti il giorno dopo la castrazione, con intestino secco fuoriuscito dal taglio di castrazione
Se nel proprio allevamento si manifestassero tanti casi del genere, sarebbe opportuno sensibilizzare il proprio personale ad una migliore manipolazione dei suinetti in sala parto durante i vari interventi di routine, in modo da evitare eccessive pressioni endo-addominali esterne, oppure cambiare la modalità di castrazione. A lungo termine si potrebbe anche individuare il verro responsabile della trasmissione genetica delle ernie inguinali (fattibile però solo nelle inseminazioni mono-spermiche) e, in caso di rimonta interna, non destinare alla riproduzione le scrofette appartenenti a covate dove i fratelli maschi hanno presentato questo tipo di problematica.