Non so se qualcuno di voi ha notato come, sia nei mangimi da svezzamento che in quelli da accrescimento ed ingrasso , con il passare del tempo l'inclusione  di crusca di frumento si sia  ridotta in modo tanto evidente; la massimizzazione delle prestazioni, la corsa alla resa ed all’accrescimento esasperato (complici le genetiche performanti) hanno modificato l’approccio nutrizionale come io avevo imparato a conoscere  trent’anni fa. Ricordo che nelle razioni per suini ad esempio la crusca era sempre fissa almeno al 10%, svezzamenti compresi, e che all’inizio degli anni 2000, momento in cui  cominciai a confrontarmi con i colleghi olandesi, questa prassi di abbondare con  i cruscami fu da loro molto criticata tanto da non suggerirne mai un utilizzo di dosaggi superiori al 5% come massimo. Ebbene oggi mi sento di dire che il vento è cambiato e che stiamo vivendo una riscoperta delle fibre in generale e dei cruscami in particolare, complice forse il fatto che di pari passo con l’obbligo della riduzione dell’uso degli antibiotici nei mangimi, spesso correttivi di formulazioni molto spinte, siamo di fronte ad un cambio di passo ed una necessaria parziale rivisitazione dei fabbisogni nutrizionali.

La fibra di per sé è composta e suddivisa in un  elevato numero  di nutrienti ed il suo studio è già considerato come  una vera scienza: la vecchia diversificazione di Van Soest (NDF, ADF e ADL) è stata ormai superata : se avete voglia di considerare le varie componenti di una fibra in modo più approfondito posso magari ricordare che possiamo parlare di Oligosaccaridi non digeribili, come FOS, GOS, AXOS, Raffinosio, Stachyosio, Verbascosio , tutti responsabili della nutrizione batterica e quindi concorrenti alla qualità della flora microbica intestinale. Poi prendiamo in considerazione la Emicellulosa solubile, composta da  Beta Glucani, Pectine, Glattomannani, Gomma Guar, Fruttani, ed a seguire la Emicellulosa non solubile formata da Arabinogalattani, Arabinoxylani, Glucuronoxylani, Xyloglucani….alla fine vengono la Cellulosa e la Lignina: tutte quante queste frazioni sono dotate di diverse proprietà ed  agiscono principalmente in due modi diversi, sia condizionando l’assorbimento dei nutrienti della dieta interagendo con essi sia condizionando la fisiologia dell’animale stesso. In particolare le fibre hanno un impatto sull’assorbimento dei nutrienti come grassi, zuccheri, proteine, minerali, amido e vitamine (in pratica tutti i nutrienti!), operando sull’animale in termini di risposta immunitaria (pareti cellulari dei lieviti!) ed impattando sulla qualità della barriera della mucosa intestinale,  il senso di sazietà,  la motilità intestinale,  il metabolismo ed il  microbiota …. insomma capite quanto complesse siano queste interazioni e quanto ancora ci sia da approfondire. Mi interessa soffermarmi in particolare sulle emicellulose solubili e non solubili: le solubili incidono sul metabolismo legando i Sali biliari, rallentano  lo svuotamento gastrico ed il passaggio intestinale , rallentano l’assorbimento del glucosio, aumentano la fermentazione intestinale ; le insolubili (crusca) al contrario velocizzano il passaggio intestinale ed aumentano il volume delle feci. Se addirittura in un mangime sottoscrofa aumentiamo la fibra in diverse sue componenti (a parità di appetibilità) possiamo persino registrare un aumento del numero di suini che si alimentano rispetto ad un creep feed standard (tabella 1).

  Controllo % Fibra%
6 giorni 86,75 74,42
13 giorni 25,30 19,77
22 giorni 29,92 26,44

 Tab.1: % di suini in sala che si alimentano con mangime creep feed

Tutte queste noiose chiacchiere per arrivare al punto  focale di questa digressione: sono state testate diverse fonti di fibra per evidenziare in post svezzamento quale possedesse la migliore capacità di legare  i batteri E. Coli dopo una infezione sperimentale, mettendo in comparazione diverse diete contenenti il 4% rispettivamente di: crusca di frumento, buccette di soia, polpe di bietola, paglia, bucce di pisello, bucce di avena, pula di riso. La crusca ha mostrato la migliore capacità legante nei confronti dei batteri e conseguentemente meno diarrea nei suinetti infettati sperimentalmente. Probabilmente oltre all’effetto legante conta anche la capacità di questo tipo di fibra di concorrere  a selezionare le Bifidobacteriacee, coinvolte nella produzione di lattato, acetato e fruttosio (precursori del butirrato); anche Ruminococcacee e Lachnospiracee , come i ceppi visti descritti prima , sempre a partire dal  lattato,  producono il butirrato di cui tutti conosciamo la benefica attività intestinale.

Siamo oggi in piena raccolta del frumento: il prezzo è quindi al ribasso per cui sul mercato oltre al frumento avremo accesso a sottoprodotti della lavorazione molitoria come farinaccio e tritello a costi molto contenuti. Abbiamo capito che possiamo sfruttare queste materie prime in modo un po' diverso dal solito considerando che esiste il rischio di presenza di DON causato dalla stagione piovosa appena trascorsa e che a volte alcuni farinacci contengono addirittura più amido dell’orzo nazionale (vale sempre la pena fare una analisi per valutarne il vero potere nutritivo e la qualità). Quindi in conclusione la tanto vituperata e poco considerata fibra della crusca sta vivendo una seconda stagione, non legata al proprio basso costo ma alla sua capacità di concorrere in prima persona ad una migliore salute intestinale.