(Giulia Catellani, laureanda MV)
Le scrofe sono animali estremamente sociali, che allo stato brado come in allevamento necessitano di continua vicinanza e contatto con altri individui. In natura ci sono le scrofe più anziane, di norma 3, che formano un iniziale piccolo gruppo, il quale si allargherà con l’ingresso delle loro scrofette al raggiungimento della maturità; i gruppi che si creano sono di circa 8 componenti e mantengono una precisa gerarchia che si determina successivamente a lotte e combattimenti. I maschi della nidiata invece si allontaneranno con la crescita rimanendo individui solitari.
I suinetti sono abituati a stabilire e rispettare dei ruoli fin dalla prima settimana di vita, quando dovranno scegliere il capezzolo secondo il processo della “fidelizzazione”, processo che li porterà già ad avere una determinata importanza all’interno della nidiata; una volta stabilita la gerarchia tra fratelli ci saranno per lo più minacce e non più combattimenti fisici. In ambiente naturale i suinetti stanno sotto la scrofa anche per 3-4 mesi di vita, rimanendo sempre dediti al loro ruolo del gruppo. Recenti ricerche hanno dimostrato che la tendenza a dominare di un soggetto deriva non solo da come cresce durante la lattazione (soggetti più pesanti tendono ad esserlo maggiormente rispetto ai fratelli più deboli) ma anche dalla genetica (le scrofe leader del gruppo partoriranno soggetti che saranno uguali a lei a livello comportamentale).
Un altro aspetto necessario da conoscere per poter esprimere a pieno le potenzialità di questi animali rispettandone l’etologia è la comunicazione. Le scrofe comunicano tra di loro, con il verro e con i suinetti. Comunicano tramite vocalità, grugniti, movimenti e gesti volontari insieme a rilascio involontario di ormoni. Il ciclo ormonale della scrofa per esempio viene influenzato notevolmente dal verro, che la stimola visivamente, sonoramente con la sua “canzone di corteggiamento” cioè con la produzione di una serie di versi acuti ripetuti ed endocrinicamente attivi, tramite rilascio di feromoni con urina e saliva ed infine eseguendo il flehmen (espressione particolare che assume il verro per permettere una migliore ricezione degli ormoni) davanti ad una femmina in estro. Tutti questi stimoli arrivano a livello ipotalamico inducendo un’attivazione ipofisaria con un maggior rilascio di estrogeni e quindi stimolando maggiormente la scrofa durante il suo calore ed influenzando positivamente anche la resa all’inseminazione e il tasso di gravidanze (Foto1). Questo concetto viene sfruttato da quasi la totalità degli allevamenti per la ricerca dei calori e la fecondazione, senza poter sfruttare però tutti quegli stimoli tattili e sensoriali che in natura il verro indurrebbe andando a strofinarsi sulla testa delle scrofe, sui fianchi, intorno all’area perianale e sul muso per concludere il corteggiamento.
Foto 1:Influenza del verro sul ciclo ormonale della scrofa
La comunicazione tra suini avviene principalmente tramite vocalità: sono stati riconosciuti circa 20 suoni differenti che possono essere prodotti. Il più utilizzato è il grugnito, dato sia in risposta a suoni familiari sia per la ricerca di cibo; questa tipologia di verso può essere anche declinata in varianti: uno corto significa che l’animale è eccitato e contento mentre uno lungo può essere un richiamo o una comunicazione di pericolo. Solitamente sono gli animali dominanti e il capobranco ad avvertire gli altri, danno ordini tramite un verso detto “abbaiare” per la similitudine con quello di un cane. Anche all’interno della sala parto la vocalità della scrofe ha un ruolo importante, in quanto all’inizio e alla fine della lattazione sono sempre precedute da particolari suoni emessi dalle madri; questi versi servono sicuramente per attirare i suinetti della propria nidiata ad attaccarsi ai capezzoli, ma si è visto come questo sincronizzi anche i cicli tra tutte le scrofe di una stessa sala, come se servisse a tutti i suinetti per comprendere e apprendere meglio il significato di quel suono e allo stesso tempo creare maggior socialità tra le scrofe. Un impedimento a tale comunicazione, come può essere un ventilatore troppo forte o impianti meccanici rumorosi, rischia di creare gravi problematiche come una minor attrazione dei suinetti alla mammella e pertanto un’interruzione del massaggio meccanico e della stimolazione della ghiandola con interruzione della produzione di latte, rischiando, a lungo andare gravi conseguenze quali il deperimento dei suinetti ed una maggior aggressività e ripresa dei combattimenti per l’accesso ai capezzoli. Una distrazione dei suinetti dai cicli di lattazione e suzione, necessari per la lattogenesi, rischiano perciò di innescare un circolo vizioso negativo di difficile risoluzione.
Alcuni autori al contrario sottolineano come sale parto molto rumorose con scrofe che partoriscono e quindi allattano in contemporanea potrebbero confondere i suinetti, i quali rischierebbero di non capire quando vengono richiamati alle mammelle e quindi di ricreare l’ambiente avverso citato poco fa; ci vorrebbero ulteriori studi per poter capire come meglio aiutare questi animali a ricreare un ambiente per il parto più idoneo possibile e adatto all’esigenze etologiche di questo animale.
Altri metodi di comunicazione sono il portamento della coda, che se arricciata è indice di benessere dell’animale, e segnali olfattivi che sono altamente specializzati in base al sesso del maiale; le scrofe rilevano una minor concentrazione di odori e feromoni rispetto ai maschi. Tale comunicazione è essenziale nella comunità suinicola in quanto serve ai membri di un gruppo per conoscere un nuovo animale che è stato introdotto. La capacità olfattoria è talmente sviluppata rispetto a quella visiva in questa specie che gli animali potrebbero creare nuove gerarchie e adattarsi a nuovi gruppi anche da bendati, purché con il grugno libero.
La socializzazione dei suinetti allo stato brado inizierebbe intorno alle 5 settimane di età andando via via ad aumentare fino al momento di maggior recettività verso gli ambienti esterni e le altre specie intorno alle 14-17 settimane; con la vita in allevamento anche il comportamento dei suinetti è mutato, iniziando a comunicare con i fratelli e ad interagire con loro fin dalla nascita, sia con scopi individualistici, come raggiungere il capezzolo migliore, ma anche per aiutarsi a vicenda come richiamandosi tutti a raccolta in unico punto per potersi scaldare più velocemente.