Le scrofe iperprolifiche sono il risultato della selezione genetica volta ad aumentare il numero di suinetti nati per covata. Tuttavia, questo progresso ha portato con sé nuove sfide, tra cui il rischio di una maggiore mortalità neonatale e la necessità di strategie più avanzate per garantire uno standard minimo di benessere animale. Il parametro principale per definire una scrofa iperprolifica è la sua capacità di partorire più suinetti di quanti ne possa effettivamente allattare. Questo aspetto può risultare problematico se non viene gestito adeguatamente, poiché un eccessivo numero di suinetti può ridurre la disponibilità di colostro e latte per ogni individuo, compromettendo la loro crescita e sopravvivenza. Recenti studi [1] hanno infatti dimostrato che, sebbene la produzione totale di colostro nelle scrofe danesi sia aumentata dal 2007 al 2020, l'assunzione individuale di colostro da parte dei suinetti è diminuita a causa dell'aumento delle dimensioni della covata.
Negli ultimi decenni, l'attenzione si è spesso concentrata esclusivamente sull'aumento del numero di suinetti totali nati, trascurando altri aspetti fondamentali come il peso alla nascita e la sopravvivenza neonatale [2,3]. Una covata numerosa, infatti, può portare a una maggiore variabilità nei pesi alla nascita, con alcuni suinetti che risultano più leggeri delle attese (sottopeso) e quindi più vulnerabili a condizioni avverse come l’ipotermia. Inoltre, il tasso di nati morti tende ad aumentare con l’incremento della prolificità della scrofa, rendendo indispensabili strategie di gestione più efficaci per ridurre la mortalità quali ad esempio un’attenta assistenza al parto.
Uno degli aspetti fondamentali per migliorare la gestione delle scrofe iperprolifiche è la preparazione delle scrofette al primo parto. Studi condotti su scrofette danesi hanno evidenziato che il peso corporeo alla prima inseminazione influisce sia sulla dimensione della covata sia sulla longevità produttiva dell’animale. Per garantire una maggiore efficienza riproduttiva e una buona sopravvivenza, il peso ottimale al primo intervento inseminativo non dovrebbe superare i 164 kg, con uno spessore del grasso dorsale di almeno 13 mm [4]. Un peso corporeo eccessivo può comportare problemi locomotori e ridurre la probabilità di raggiungere il secondo parto, mentre una condizione corporea insufficiente può limitare la capacità della scrofa di sostenere una gravidanza e una lattazione ottimali. Lo sviluppo ponderale delle scrofe dovrebbe essere oggetto di attenzione (Figura 1), poiché un peso corporeo elevato aumenta il rischio di problemi locomotori, una causa frequente di abbattimento precoce e involontario delle scrofe. Sulla base della Figura 1, è evidente che il peso al primo parto, e quindi il peso alla prima inseminazione, abbia un effetto sul peso corporeo della scrofa per tutta la sua vita produttiva.

Figura 1. Sviluppo medio del peso delle scrofe in sei diverse prove (2017-2021) condotte in tre allevamenti di suini danesi (n=2608). I simboli indicano le prove realizzate nell'allevamento 1 (♦), nell'allevamento 2 (●) e nell'allevamento 3 (▲). La linea continua rappresenta la media semplice per ogni parto (▬), con i valori medi per parto espressi in kg. Le scrofe sono state pesate da 12 a 24 ore dopo il parto. Ogni punto rappresenta la media di 26-138 scrofe per prova (dati non pubblicati, presenti nel lavoro originario).
Durante la gestazione, l’alimentazione svolge un ruolo chiave per mantenere la scrofa in una condizione adeguata. Un basso livello di lisina favorisce l'accumulo di grasso dorsale piuttosto che l'aumento muscolare e quindi, nelle moderne genetiche selezionate per la carne magra, rappresenta un'opportunità per ripristinare il grasso dorsale dal precedente periodo di lattazione senza aumentare sostanzialmente il peso corporeo della scrofa. L’impiego di diete a ridotto contenuto proteico, con livelli di lisina non superiori a 3,3 g SID/kg di mangime, favorisce dunque un migliore equilibrio tra grasso dorsale e sviluppo muscolare, evitando un’eccessiva crescita corporea che potrebbe compromettere la mobilità della scrofa e aumentare il rischio di riforma precoce (Bruun et al., non pubblicato). Un altro aspetto fondamentale è la suddivisione delle scrofe in gruppi, ad esempio, in base al punteggio di condizione corporea o allo spessore del grasso dorsale allo svezzamento. Tuttavia, questo approccio non tiene conto del peso corporeo o del numero di parti delle scrofe, il che può portare a un'alimentazione inferiore ai requisiti di mantenimento negli animali pesanti e ben superiore ai requisiti in quelli leggeri. L'utilizzo di stazioni elettroniche di alimentazione offre l'opportunità di alimentare tutte le scrofe individualmente, aprendo così la possibilità di una vera e propria alimentazione di precisione.
Il periodo preparto è particolarmente critico e richiede una gestione alimentare mirata. Un apporto energetico più elevato negli ultimi giorni di gestazione, con una razione di circa 4,0 - 4,1 kg/giorno a partire dal 108° giorno di gestazione, è stato dimostrato efficace nel ridurre la durata del parto e il numero di nati morti [5]. Inoltre, l’introduzione di fibra cruda e un adeguato apporto di acqua nella dieta preparto (ma anche durante la gestazione) aiuta a migliorare la funzionalità intestinale e a ridurre il rischio di stipsi, facilitando così il travaglio e favorendo un parto più rapido e meno traumatico per la scrofa e i suinetti.
L’assistenza al parto è un elemento cruciale nella gestione delle scrofe iperprolifiche. Il prolungamento della durata del parto è una delle principali cause di nati morti, motivo per cui è fondamentale implementare una sorveglianza continua nelle fasi finali della gestazione. Uno studio ha sottolineato che una scrofa trarrebbe beneficio dall'essere osservata ogni mezz'ora, dall'inizio alla fine del parto [6]. Controlli effettuati ogni 30 minuti e interventi tempestivi in caso di difficoltà nel parto, hanno dimostrato di ridurre significativamente la mortalità neonatale. Sebbene questa strategia richieda un maggiore impiego di manodopera, il suo impatto positivo sulle performance complessive dell’allevamento giustifica ampiamente il costo operativo. Inoltre, future innovazioni tecnologiche, come sensori biometrici per monitorare il travaglio e il comportamento della scrofa, potrebbero rappresentare nuove prospettive per ottimizzare la gestione del parto in modo più efficiente e meno invasivo.
L’aumento della prolificità ha portato anche alla necessità di implementare strategie alternative per gestire un numero elevato di suinetti per scrofa. L’impiego di scrofe balie si è rivelato una soluzione efficace per assicurare che tutti i suinetti ricevano un adeguato apporto di latte materno. La selezione delle scrofe balie deve avvenire in base alla loro condizione corporea e alla capacità di mantenere un buon appetito durante la lattazione, evitando soggetti che possano andare incontro a cali di peso eccessivi [7,8]. Un aspetto spesso discusso è l’impatto psicologico sulle scrofe balie, poiché il cambio di cucciolata potrebbe generare stress. Tuttavia, studi hanno dimostrato che, se la selezione delle balie viene effettuata correttamente, non si riscontrano differenze significative nei livelli di cortisolo tra scrofe balie e non balie [9].
Durante la lattazione, il fabbisogno energetico della scrofa aumenta significativamente per supportare la produzione di latte. In condizioni standard, le scrofe iperprolifiche danesi sono alimentate con una razione giornaliera che può arrivare fino a 9 kg di mangime, con una media di 6,3 - 6,8 kg/giorno per un periodo di lattazione di 27 giorni. L'alimentazione in questo periodo è cruciale anche per preparare la scrofa al ciclo riproduttivo successivo, poiché la produzione di latte è una priorità, e la scrofa mobilita sia grasso che proteine per soddisfare questo fabbisogno. Durante la lattazione, le scrofe iperprolifiche danesi mobilitano tipicamente 5 - 20 kg di peso corporeo e circa 2 - 3 mm di grasso dorsale, producendo al contempo latte per un guadagno medio giornaliero della covata di circa 2,8 - 3,2 kg/d. È quindi essenziale monitorare il calo ponderale della scrofa, poiché una perdita di peso eccessiva potrebbe compromettere la sua capacità di riprendersi adeguatamente per il ciclo riproduttivo successivo.
L’alimentazione delle scrofe durante la gestazione e la lattazione è cruciale non solo per la loro produttività ma anche per la loro longevità e il benessere complessivo. Gestire covate numerose senza compromettere la sopravvivenza dei suinetti prima dello svezzamento richiede routine di gestione ottimizzate, che abbiano in considerazione anche la mortalità delle scrofe. Negli ultimi anni, l’aumento dei tassi di mortalità delle scrofe è diventato una preoccupazione crescente. Le correlazioni tra selezione genetica per la carne magra e la sopravvivenza delle scrofe evidenziano un potenziale problema, in quanto l’intensa selezione genetica ha portato a scrofe più fragili e soggette a problemi locomotori, che sono una delle principali cause di riforma prematura ed eutanasia [10].
In futuro, la gestione delle scrofe iperprolifiche dovrà continuare a evolversi per migliorare sia la loro efficienza produttiva sia il loro benessere. L’incremento della prolificità non può essere perseguito a discapito della longevità e della salute dell’animale. Per questo motivo, l’allevamento dovrà spostare il focus non solo sulla quantità di suinetti nati, ma anche sulla qualità della loro sopravvivenza e sulla robustezza della scrofa. Tecnologie innovative, come sistemi di monitoraggio avanzati e l’analisi dei dati per la gestione individualizzata degli animali, rappresenteranno strumenti sempre più importanti per garantire un futuro sostenibile e redditizio per la suinicoltura moderna [10].
BIBLIOGRAFIA
1. Theil PK, Krogh U, Bruun TS, Feyera T (2023) "Feeding the modern sow to sustain high productivity". Mol Reprod Dev. 90(7). doi:10.1002/mrd.23571
2. Nielsen B, Su G, Lund MS, Madsen P (2013) "Selection for increased number of piglets at d 5 after farrowing has increased litter size and reduced piglet mortality". J Anim Sci. 91(6). doi:10.2527/jas.2012-5990
3. Riddersholm K V., Bahnsen I, Bruun TS, de Knegt L V., Amdi C (2021) "Identifying risk factors for low piglet birth weight, high within-litter variation and occurrence of intrauterine growth-restricted piglets in hyperprolific sows". Animals. 11(9). doi:10.3390/ani11092731
4. Bruun T, Bache J, Strathe A (2023) "Effect of gilt body weight and backfat thickness at first service on litter size in first parity and proportion of sows serviced to second parity in Danish sows (abstract).". In: 11th International Conference on Pig Reproduction, Ghent, Belgium. ; 2023.
5. Feyera T, Skovmose SJW, Nielsen SE, Vodolazska D, Bruun TS, Theil PK (2021) "Optimal feed level during the transition period to achieve faster farrowing and high colostrum yield in sows". J Anim Sci. 99(2). doi:10.1093/jas/skab040
6. Feyera T, Pedersen TF, Krogh U, Foldager L, Theil PK (2018) "Impact of sow energy status during farrowing on farrowing kinetics, frequency of stillborn piglets, and farrowing assistance". J Anim Sci. 96(6). doi:10.1093/jas/sky141
7. Bruun TS, Pedersen TF, Thorup F, Strathe AV (2023) "Selecting the optimal strategies when using nurse sows for supernumerous piglets". Mol Reprod Dev. 90(7). doi:10.1002/mrd.23688
8. Farmer C, Edwards SA (2022) "Review: Improving the performance of neonatal piglets". Animal. 16. doi:10.1016/j.animal.2021.100350
9. Amdi C, Moustsen VA, Oxholm LC, et al. (2017) "Comparable cortisol, heart rate and milk let-down in nurse sows and non-nurse sows". Livest Sci. 198. doi:10.1016/j.livsci.2017.02.024
10. Poulsen BG, Nielsen B, Ostersen T, Christensen OF (2020) "Genetic associations between stayability and longevity in commercial crossbred sows, and stayability in multiplier sows". J Anim Sci. 98(6). doi:10.1093/JAS/SKAA183