(dott. Claudio Mazzoni)
European Symposium of Porcine Health Management - ESPHM
11-13 maggio 2022
Budapest
Finalmente! È la prima cosa che ho pensato quando mi sono seduto sulle comode poltrone della Pátria Hall nella sede congressuale di Budapest, alle ore 13:00 dell’11 maggio scorso. In effetti la cerimonia di apertura del 13° Simposio Europeo ESPHM è stata semplice e tuttavia toccante, dal momento che ha ripreso tutte quelle vicende negative che hanno contraddistinto questo periodo della nostra vita, in cui il Covid-19 l’ha fatta da padrone.
Già! Il Covid… questo virus che già in molte parti del pianeta sembra avere perso di interesse quasi come se fossero passati decenni da quando eravamo tutti chiusi in casa con la speranza che, prima o poi, qualcuno ci dicesse che era possibile uscire nuovamente. Ma è così che succede, o meglio è così che nostra specie gestisce queste situazioni… grande panico all’inizio e spavalderia alla fine quasi a mancare di rispetto alla natura che, almeno per questa volta, ci ha voluto risparmiare laddove in altre epoche non è accaduto.
Giornate baciate da un sole davvero avvolgente con temperature pienamente estive per una città, come Budapest, che almeno una volta nella vita ritengo sia necessario visitare. Colpisce sempre la luce del sole che, a queste latitudini, conferisce a tutto quello che irradia una lucentezza davvero straordinaria. Insomma tutto, a partire dal clima, per finire con le meraviglie cittadine, sembravano voler fare festa al ritorno verso quella nostra normalità perduta da oltre due anni.
Il convegno è stato interessante, corrispondendo come al solito a quelle che sono le mie aspettative. Credo infatti che, al di là del valore scientifico delle relazioni e delle scoperte in esse contenute, peraltro sempre più rare, la cosa che conta veramente sia la possibilità di confrontarsi con colleghi di tutta Europa fra i quali gli specialisti delle discipline più disparate. È in questo contesto che è possibile aprirsi la mente imparando a ragionare in modo “diverso” verso pensieri che spesso neppure immaginavamo potessero esistere e che rappresentano il vero valore aggiunto di questi convegni.
In effetti ho avuto bisogno di un po’ di tempo prima di rendermene conto! Ho dovuto girare fra gli stand e fra le file delle poltroncine delle aule del congresso per capirlo bene, ma è questa la vera cosa di cui ho tanto patito la mancanza durante tutto quel lasso di tempo scandito dalla “chiusura”. Mi riferisco proprio al confronto con i colleghi stranieri, ma anche tanti italiani, con cui si condivide la passione per questo lavoro, quel senso di appartenenza che si viene formando nel corso degli anni e del susseguirsi degli incontri che rendono unico il clima degli eventi internazionali.
Non è facile spiegarlo, ma sembra quasi che tutte le distanze professionali, tutte le difficoltà della vita lavorativa quotidiana, vangano superate da un bene comune, un qualcosa che ci spinge a condividere anche esperienze professionali dolorose, con la speranza che altri possano non commetterle. Insomma la massima espressione del concetto a me tanto caro, del bene che genera altro bene, il tutto arricchito da buon cibo e da risate che con la loro musicalità riempiono le volte di tutti gli ambienti facendo tanto bene allo spirito…d’altra parte la musica è il “cibo” dell’anima, no?!
Non è così impossibile capire che è proprio in contesti come questo che è più facile rinfrancarsi, prendendo magari coraggio per rimettere mano, con rinnovato vigore, alle varie situazioni lavorative anche e soprattutto a quelle più complicate e sfibranti. Insomma stiamo parlando di motivazioni… In effetti per la grande maggioranza di noi questi eventi sono una sorta di ricarica per affrontare con il giusto piglio e le giuste motivazioni le nuove e vecchie difficoltà della vita lavorativa. Grazie a tutti!