I moderni sistemi di allevamento suinicolo intensivo spesso non mettono a disposizione dell’animale alcun tipo di strumento che permetta l’espressione del pattern comportale proprio della specie. Questo porta inevitabilmente il suino, che per natura ha un atteggiamento altamente esplorativo, a sviluppare uno stato di stress con manifestazioni comportamentali alterate, quali le stereotipie, o ad indirizzare il proprio interesse verso i conspecifici presenti nel medesimo gruppo con sviluppo di forme di aggressività (Van de Weerde and Day, 2009). Le più frequenti e dannose conseguenze della frustrazione originata da un ambiente privo di stimoli sono l’incremento dell’incidenza di belly nosing e delle morsicature alle estremità quali coda ed orecchie con esiti anche molto gravi (Schroder-Petersen and Simonsen, 2001; Beattie et al., 2001; Van de Weerd et al., 2005).
La Direttiva Comunitaria 2008/120/CE, attuata in Italia con il recente Decreto Legislativo n.122 del 7 luglio 2011, ribadisce l’obbligo, come già previso dal D.Lgs 53/2004, della presenza di arricchimenti ambientali negli allevamenti suinicoli quali mezzo per consentire l’espressione del comportamento esplorativo dell’animale, riconoscendone gli effetti positivi sullo stato di benessere complessivo. Da sottolineare che dal 1° gennaio 2013 gli arricchimenti ambientali dovranno trovarsi non solo nei box dei suini in accrescimento, ma anche in quelli di scrofe e scrofette. Malgrado non in tutte le realtà zootecniche venga data la giusta importanza agli arricchimenti ambientali, è giusto ricordare che nella specifica tipologia di allevamento quale quella del suino pesante italiano, la protratta fase di produzione rispetto al contesto europeo rappresenta potenzialmente una situazione di maggiore stress per gli animali, legato principalmente ad un non proporzionale aumento della superficie/capo richiesta e al raggiungimento della maturità sessuale, pertanto un motivo in più per vedere positivamente l’inserimento di materiali manipolabili in allevamento.
Le caratteristiche che rendono elettivo allo scopo un substrato sono state esaminate da diversi autori. Van de Weerd et al. (2003) e Zonderland et al. (2003) hanno comparato differenti tipi di materiale, individuando come preferiti dai suini quelli ingeribili, masticabili, distruttibili, flessibili, odorosi e grufolabili. La paglia rappresenta uno tra i migliori substrati che riassumono tali caratteristiche (Scott et al., 2006; Bracke et al., 2006b), tuttavia diversi test di preferenza effettuati in suini di differenti età individuavano anche altri materiali idonei quali torba, compost di funghi, sabbia, segatura, trucioli e ramaglie (Studnitz et al., 2006; Jensen and Pedersen, 2010). Il rischio legato all’utilizzo di tali arricchimenti, soprattutto in allevamenti con pavimentazione a grigliato, è però la possibile ostruzione dei sistemi di allontanamento dei reflui. Diversi autori hanno perciò studiato oggetti e materiali alternativi che ovviassero al problema, come le catene, oggetti in gomma, pneumatici d’auto e quant’altro potesse rappresentare uno stimolo per il suino (Stubbe, 2000; Scott et al., 2006; Van de Weerd et al., 2006). Tra le possibili alternative proposte, le catene sono l’arricchimento ambientale più comune negli allevamenti suinicoli ma, sebbene attraggano gli animali e li tengano impegnati nel tempo, non rientrano nell’elenco proposto dalla norma comunitaria in relazione alla necessità di poter espletare l’attività esplorativa/grufolativa e non sembrano efficaci quanto la paglia nel diminuire l’insorgenza di fenomeni di aggressività, in particolare di morsicature alla coda (Stubbe et al., 1999). Anche recenti studi in via di pubblicazione condotti dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e supportati dal Dipartimento di Scienze Animali dell’Università di Padova suggeriscono l’utilizzo della paglia quale remotivante dell’aggressività, attraverso somministrazione in rastrelliere agganciate al muro (vedi foto). Questa scelta, pur non soddisfacendo totalmente le esigenze grufolative del suino, si è rivelata compatibile con la pavimentazione fessurata, non producendo ostruzioni al deflusso delle deiezioni.
Sebbene l’introduzione in allevamento degli arricchimenti ambientali incontri spesso molte resistenze, ne andrebbe attentamente valutato il positivo rapporto costo/beneficio. Ogni azienda rappresenta una realtà unica e il substrato elettivo per un allevamento può non esserlo per un altro con diverse strutture e management, e questo porta purtroppo molto spesso all’abbandono della ricerca dell’arricchimento che meglio si presta a soddisfare le esigenze dei suini ma anche dell’allevatore senza averne considerato i reali benefici.