(dott. Claudio Mazzoni)
Buon 2024 a tutti!!!!
Sono molto felice quest’anno di aprire la stagione degli articoli sul nostro sito con questa lettera, dal momento che mi permette di ricordare che nel 2024 decorrono quindici anni dall’inizio dell’attività della Suivet che ha esordito, per la precisione, il 21 luglio del 2009.
Erano tempi decisamente diversi per la nostra suinicoltura, c’erano ancora tantissime aziende di piccole e medie dimensioni che oggi non esistono più. Si potevano tagliare le code senza turbare la suscettibilità dell’opinione pubblica. La biosicurezza era davvero poco praticata e chi cercava di applicarla spesso veniva fatto oggetto di pubblico ludibrio e l’unica cosa che c’era di “rafforzato” era un’acquavite di rara bontà ormai sparita anch’essa dal mercato dei liquori. ClassyFarm non esisteva e le ricette si facevano su carta in triplice copia senza che poi il farmaco finisse in un qualche “cruscotto” in grado di penalizzare nessuno. Tralascerei poi volutamente la questione della genetica che oggi ha un approccio molto più rigido di quanto non fosse nel passato. La PRRS si stava, anche se tutt’altro che timidamente, affacciando nelle nostre aziende ed il PCV2 era ancora oggetto di studio da parte dei “cacciatori di virus”. La Peste Suina Africana si studiava sui libri guardando alla Sardegna come l’unica isola in Europa in cui trovare ancora questo virus. Insomma, nel bene e nel male, argomento che non voglio certamente qui sindacare, era davvero un altro mondo!
L’entusiasmo quindi che, con il mio socio di sempre il dott Francesco Tonon (detto semplicemente Kko), ci aveva spronato ad intraprendere questo progetto, unico in Italia per il suo genere nel nostro comparto, era davvero alle stelle. Avevamo studiato e fatto tesoro di alcuni contesti aziendali analoghi al nostro e presenti nel passato che, per diversi motivi avevano diciamo così funzionato a corrente alternata, e con l’intenzione di non commettere gli stessi errori, avevamo deciso di buttarci nella mischia. Ci eravamo infatti resi conto che era il momento di fare qualcosa! Avevamo trovato all’interno della nostra attività professionale quel segmento cementante che, con una certa sicurezza, ci avrebbe permesso di creare una base solida su cui partire permettendo alla nascitura società guadagni si contenuti, ma continuativi, e mi riferisco alla chirurgia!
Già! La continuità...
Credo che sia stata questa la nostra prima vittoria, ovvero fare un lavoro senza pestare i piedi, né fra di noi né a nessun altro, con costanza mensile in modo da creare quello che, in provincia di Reggio Emilia, viene detto “il porco a l’ora” (il maiale all’ombra*) permettendoci di avere un’entrata continuativa e costante nel tempo necessaria per dare un motivo di esistenza alla società stessa oltre che infondere morale a noi giovani soci.
Non mi è certamente facile riassumere in poche righe tutto quello che è stato realizzato in questo ormai lunghissimo lasso di tempo e forse non è neppure questo il contesto in cui mi sento di ricordarlo. Ciò che mi piacerebbe comunicare con questa lettera è il profondo sentimento di gratitudine che ho nei confronti dei numerosissimi clienti, che ancora oggi ci dimostrano fedeltà credendo nel nostro progetto, ma anche un grazie lo vorrei dare per quelli che l’hanno avuta in passato, senza di loro non saremmo qui! Un progetto non facile da condividere che vede i giovani al centro, con intorno un gruppo di “anziani” in grado di “sorreggerli” nelle iniziali difficoltà e che spesso poi li vedono spiccare il volo verso altri lidi una volta pronti. Neolaureati o diplomati nelle diverse discipline del settore e coinvolti in modo sempre più decisivo nelle attività della società che cerca di mettere il “fattore uomo” sempre ben al centro della sua mission. L’intento è infatti quello non solo di formare dei professionisti, con quindi valide competenze tecniche, ma anche “persone” in grado di “sentire l’altro” per meglio contestualizzarsi nel tessuto aziendale sia societario che del cliente. Progetto che a volte non ha funzionato, ma più spesso sì! permettendoci di avere grandi soddisfazioni professionali, che in genere neanche i giovani stessi ci riconoscono, ma che noi, gli anziani, siamo in grado di percepire anche semplicemente attraverso uno scambio di occhiate con gli allevatori nostri clienti.
Inoltre, grazie alla nostra continuità, è stato possibile che all’interno della società si susseguissero numerosi collaboratori prima, e soci dopo, in grado di differenziarsi specializzandosi in vari segmenti e permettendoci quel minimo di espansione all’interno di un settore, come quello delle società di servizi tecnici che in Italia (in America, Francia e Danimarca sono la normalità) non aveva precedenti.
A questo punto mi preme anche ringraziare dal profondo del cuore gli oltre sessanta giovanissimi collaboratori, fra veterinari e zoonomi, che la nostra società ha avuto il piacere di formare ed introdurre nel settore suinicolo nazionale. Attraverso un classico, ma tutt’altro che scontato, percorso di reclutamento partendo dall’università e successivo inserimento nel mondo del lavoro sempre in maniera autonoma ed equidistante dal mondo dell’industria. In questo modo è stato favorito ed incentivato lo sviluppo di un pensiero libero ma consapevolmente formato, che è alla base di tutta la filosofia della Suivet, così come insegnato a me dal dott. Mario Gherpelli (mio maestro e padre putativo) e dal Prof. Casimiro Tarocco prima di lui. È grazie al loro sostegno, soprattutto umano e filosofico, che trovo le forze per andare avanti in un mondo come il nostro sempre in frenetica evoluzione dove diventa via via più difficile indovinare quale sarà la strada giusta da intraprendere. Unica certezza è quindi la formazione! Dei nostri collaboratori, così come delle proprietà aziendali e delle loro maestranze, al fine di garantire una “cultura dell’allevamento” con un metodo di lavoro che tenga conto anche degli innumerevoli aggiornamenti (Zootecnia, Biosicurezza, Sanità e Benessere) che si susseguono in maniera incessante da qualche anno a questa parte.
Particolarmente difficile sarà tuttavia avvicinare i giovani agli allevatori per mantenere vito il settore e favorire quell’inevitabile cambio generazionale che in moltissimi casi fatica ad avvenire. L’argomento ha delle profonde radici sociali e filosofiche che, sebbene per essere meglio comprese, richiederebbero manoscritti ben più impegnativi di questo, potrei comunque riassume in questa frase che ho fatto mia da poco tempo: "I ragazzi NON SONO più quelli di una volta, mentre gli allevatori SONO SEMPRE quelli di una volta!". Certo, e direi fortunatamente, ci sono le debite eccezioni sia da una parte che dall’altra ma questa, a mio avviso, rimane la base del problema…due mondi, anzi due ere, che hanno difficoltà a dialogare tra loro e che rappresentano una delle sfide più affascinanti del futuro della nostra società e del nostro sistema produttivo!
Un particolare ringraziamento sento di doverlo alla Dott.ssa Annalisa Scollo, l’unica fra tutte le collaboratrici di sempre ad integrarsi nella società rimanendovi alla fine anche come socia. Oltre alla sua indiscutibile professionalità e capacità didattica, ben note a tutti, si distingue sempre per il suo diverso punto di vista che, provenendo da una generazione diversa, risulta di grande utilità per meglio capire come potersi interfacciare con i più giovani. Infine, ma non certo ultimo per importanza, vorrei ringraziare il già sopracitato “Kko”. Ha sopportato con pazienza i miei sbalzi di umore sin dall’inizio dell’attività societaria ben consapevole che il tempo gli avrebbe dato ragione, come in effetti è sempre stato, e mi ha insegnato che la pazienza è una virtù fondamentale per convivere in una società. Inoltre, devo ringraziarlo per l’insegnamento che umanamente ritengo più importante di tutti, ovvero quello di cercare di fare del bene (“il bene genera il bene”) a prescindere dal fatto di aspettarsi in cambio la gratitudine che spesso non viene riconosciuta, soprattutto dalle giovani generazioni.
Già! La gratitudine…
Questo sentimento che, a ben pensarci, è piuttosto lontano dalla nostra specie... potremmo cercare esempi in lungo ed in largo, ma forse quello più eclatante, è avvenuto circa duemila anni fa ove un giovane trentatreenne di bell’aspetto e dai modi miti, con l’abitudine di fare resuscitare i morti, vedere i ciechi e parlare i muti ha visto proprio all’interno del suo gruppo di “collaboratori” più stretti chi, per un pugno di monete, ha trovato il modo di ritornagli come gratitudine la crocefissione. Insomma! La gratitudine non sembra proprio di questo mondo e Kko l’ha sempre saputo e per questa sua grande saggezza lo ringrazio.
Ma alla fine noi siamo qui, con i nostri difetti e i nostri pregi, consapevoli che “nulla si crea e nulla si distrugge”, ma con la voglia di fare del nostro meglio per regalare qualche speranza alle nuove generazioni di professionisti, nonché qualche certezza agli allevatori di fare tutto il possibile per non lasciarli mai soli…
Cari lettori, auguro nuovamente a voi ai vostri cari ed alle vostre aziende un felice e sereno 2024.
*I nostri nonni usavano questo modo di dire quando intendevano mettere da parte qualcosa in estate per affrontare con più “disinvoltura” le rigidità dell’inverno… e cosa di meglio se non la carne di maiale per affrontare le rigidità della stagione fredda? Questa frase è rimasta come detto popolare e, dato il “soggetto in causa”, ricopre per noi un significato particolare che abbiamo fatto nostro.